La rivolta popolare di Berlino comunista di Carlo Casalegno

La rivolta popolare di Berlino comunista L'anniversario del IT giugno '53 celebrato la Crermania La rivolta popolare di Berlino comunista L'insurrezione del 17 giugno 1953 nella Germania orientale fu, anzitutto, una rivolta operaia: dura condanna per un regime che pretende i suoi titoli di legittimità dal consenso dei proletariato. Il primo moto scoppiò a Berlino-Est, quasi per caso, dalla protesta di un gruppo di operai edili; in dodici ore dilagò in tutti i maggiori centri industriali della Repubblica < popolare », si estese alla provincia e persino alle campagne: senza piani preordinati, divenne un disperato tentativo rivoluzionario, che scosse alle basi il regime comunista tedesco e solo l'intervento dell'esercito russo potè stroncare in breve tempo. Non ebbe successo, com'era ovvio data l'immensa sproporzione di forze; ma — per la prima volta nell'Europa occupata dai sovietici — offrì lo spettacolo di lavoratori e studenti che, con un furore senza speranza, affrontarono inermi i carri armati. Fin dalla primavera l'inquietudine era andata crescendo nella Germania dell'Est: all'oppressione politica si aggiungevano le conseguenze dell'industrializzazione forzata, la penuria di generi alimentari e dei beni di consumo essenziali, le requisizioni nelle campagne, i prelievi forzati sui salari, il ritmo di lavoro sempre più inesorabile imposto nelle aziende. Gli edili di Berlino sono i più risaluti nel reagire contro il continuo aumento delle « norme » produttive e le conseguenti decurtazioni dei guadagni: già il 12 giugno, giorno di paga, si nota un vivo fermento ne; cantieri della Stalinallee berlinese. Nella tarda mattinata del 16 giugno gli operai del « Blocco 40 » decidono di inviare una delegazione alle autorità sindacali e di accompagnarla fino al palazzo del governo. E* l'inizio della rivolta. Gli edili del « Cantiere C. Sud » si uniscono ai compagni; il corteo si ingrossa, sfila per oltre due ore davanti agli edifici in costruzione, passa silenzioso dinnanzi all'Ambasciata russa; è un'intera folla che alle 13 giunge alla Casa dei ministeri. La tensione è altissima; alle grida contro le «norme» di lavoro si aggiungono le prime invettive contro il governo. Quando il ministro dell'Industria pesante cerca di arringare i lavoratori vantando il suo passato di ex-operaio , e accolto da grida ostili: «Hai dimenticato di esserlo! Sei un traditóre! ». Prima che il corteo riprenda la marcia per le vie della città, la dimostrazione di protesta ha già acquistato il carattere di insurrezione, contro 11 regime; gli operai proclamano lo sciopero generale e cantano la vecchia canzone socialista: «Fratelli, verso la libertà! ». Nella mattinata del 17 giugno, la folla è padrona della città; innumerevoli colonne di manifestanti muovono all'attacco del palazzo del governo; poi, '< respinte dalla polizia, convergono nella Marx-Engels Platz. Gli operai si organizzano in « consigli », rifiutano di riconoscere la burocrazia sindacale e di partito, in molti casi occupano le fabbriche. Le autorità comuniste sono travolte; alle 13 il Comando sovietico proclama lo stato d'assedio e fa intervenire le truppe. E' la lotta disperata dei bastoni, delle pietre, delle rivoltelle contro i carri armati. L'azione rivoluzionaria si è estesa, frattanto, nei maggiori centri industriali: Halle Bitterfeld, Merseburgo, il cosiddetto « cuore rosso della Germania» Ad Halle i comitati di sciopero eleggono un " « consiglio d'iniziativa > (di cui fanno parte anche un commerciante, un impiegato, uno studente) ; occupano la radio e la tipografia di un giornale; «gruppi di combattimento » operai resistono all'azione della polizia. Nella zona di Magdeburgo, operai e contadini solidarizzano in un fronte unico: sono occupate le fabbriche e sciolta la cooperativa agricola. A Lipsia ed a Dresda, malgrado la resistenza della forza pubblica, vengono organizzate dimostrazioni di accesa protesta al grido di « libertà! ». Invano gli operai di Halle 0 di Bitterfeld avevano sperato, come i loro compagni berlinesi, nella « neutralità » dei comandanti sovietici: dovunque l'esercito russo interviene in forze per stroncare una rivolta, che già aveva travolto il governo di Pankow. Senza le armi straniere, il regime comunista tedesco sarebbe crollato come un castello di carta; sono i carri armati dell'Urss a sconfiggere in poche ore 1 lavoratori insorti ed a ristabilire la dittatura di Grotewohl e Ulbricht. Sulle vittime della repressione, non si hanno statistiche ufficiali e sicure; né sugli arresti e sulle condanne. Carlo Casalegno

Persone citate: Halle Bitterfeld, Ulbricht

Luoghi citati: Berlino, Dresda, Europa, Germania, Germania Dell'est, Lipsia, Magdeburgo, Urss