Intervista con Milazzo e Ruffini sulla situazione dopo le elezioni

Intervista con Milazzo e Ruffini sulla situazione dopo le elezioni Intervista con Milazzo e Ruffini sulla situazione dopo le elezioni Il capo dei "cristiano sociali,, loda Sceiba e dice dei comunisti: "Sono pericolosi sul piano internazionale, non in Sicilia,, - Il cardinale di Palermo "per la salvezza della democrazia,, esorta ad un fronte con le destre (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 9 giugno. Spenti i riflettori del giubilo, su Palermo è ritornata la calma, nei saloni degli alberghi e nelle direzioni dei partiti è già cominciato il sottile gioco dei contatti. L'imprevedibile successo di Milazzo ha complicato ancora la già, caotica situazione palermitana e reso estremamente difficili gli accordi. Soltanto il pericolo che egli, pur di rimanere presidente, consegni il governo della Sicilia ai comunisti, potrà dissipare le diffidenze che separano i partiti di centrodestra. I comunisti hanno intuito il disagio generato nella maggioranza dei siciliani dai risultati delle elezioni ed hanno accentuato il loro trasformismo: volendo arrivare al potere ad ogni costo, si nascondono sotto la disarmante maschera della rinuncia per non creare difficoltà ai possibili alleati dell'estrema destra, di cui hanno bisogno per formare la Giunta; essi non chiedono nulla, nemmeno un assessorato, certi di poter dirigere la barca manovrando Milazzo e controllando le leve economiche. I giornali comunisti parlano un linguaggio generico di vittoria autonomistica ed attribuiscono ogni merito dei risultati di domenica a Silvio Milazzo, il quale, convinto di essere l'artefice del rilancio siciliano, accetta l'omaggio. Questa mattina ci ha convocati alla presidenza della Regione per una conferenza' stampa: eravamo una diecina di giornalisti nella sala in cui si riunisce il piccolo governo siciliano e Silvio Milazzo era seduto sulla poltrona presidenziale che, di diritto, occu perà fino al 7 luglio. L'on. Milazzo non è un oratore, ma un formidabile parlatore che trasforma in monologo la conversazione. All'inizio, più che una conferenzastampa, fu un ristretto comi zio ai giornalisti. Si dichiarò soddisfatto ,dei risultati elet torali, parlò con velata amarezza del decreto del Santo Uffizio, fece un panorama fosco dell'economia e dell'agricoltura siciliane, tessè l'elogio della sua gente. < Dal popolo siciliano — disse — non c'è nulla da temere. Noi abbiamo il senso unitario dello Stato. Le insofferenze e le incomprensioni le ho registrate solo nelle regioni settentrionali ». L'anti-nordismo del presidente Milazzo arriva talvolta a strane conclusioni che gli dettano empirici e singolari principi economici. <La Sicilia disse — è ricca, ma i siciliani sono poveri perchè altri li derubano Andate a vedere uno stabilimento, lo troverete modernissimo, con gli impianti più razionali, ma se domanderete vi risponderanno che vi sono occupati settanta operai; nelle vecchie fabbriche gli operai erano settecento ». Gli domandammo come pensava di ridurre la disoccupazione siciliana ed egli, candidamente, ripropose il « passaporto rosso > e l'emigrazione libera con il viaggio pagato dallo Stato In quel momento arrivò l'onorevole Ludovico Gorrao, reduce da Alcamo e Trapani, dove la folla lo aveva portato in trionfo. Gli abbracci, i baci schioccati sonofamente sulle guance tra lui e il presidente Milazzo, poi con il teorico dei cristiano-sociali, avv. Pianatone, e quindi con un altro deputato mVazziano, erano patetici e commovente .■■ Von. Milazzo riprese il discorso per inveire contro il centralismo dei partiti: <La partitocrazia — disse — è quanto di più ributtante ci sia stato regalato dalla democrazia ». Ci mostrò una lettera che conteneva un dollaro inviatogli da un siciliano d'America per brindare all'immancabile vittoria, ed una seconda speditagli ancora da un siciliano emigrato nel continente che lo esortava ad allargare il suo movimento a tutta l'Italia. A questo punto egli confermò che alludeva esplicitamente all'on. Sceiba, indicando l'uomo che avrebbe potuto dare carattere nazionale ai cristiano-sociali. « So. no molto amico dell'on. Sceiba ■— disse — e lo stimo molto, ma egli è rimasto schiavo del partito pensando di potersi affermare meglio all'interno; invece potrebbe realizzare grandi cose fondando in tutta l'Italia il movimento cristiano-sociale ». Il discorso non poteva tra scurare la presenza dei comunisti in tutta l'operazione Milazzo e il presidente si diffuse in generiche affermazioni an. ti-comuniste. « Sono pericolosi sul piano internazionale, non in Sicilia, disse: bisogna iso larli in politica estera, non nelle amministrazioni ». Interrogato se intende tornare al governo coi comunisti, l'on. Milazzo si è adirato, per affermare che il vice-presidente on. D'Antoni non è comunista, anche se è sempre rego larmente capolista del Pei siciliano. Alla fine pronunciò parole colleriche contro i democristiani: « Il cattolico è individualista, disse, e quando si riunisce in formazioni politi che si trasforma in quanto di peggio possa esistere. Fin da ragazzo dimostra brama di emergere e farebbe incetta di schede con qualsiasi mezzo ». Che un cattolico professante potesse parlare così dei suoi ex-compagni di lotta politica non sembrò eccessivo all'on Milazzo, il quale rincarò la dose affermando: « La mancata sconfitta della de è tutto merito della Chiesa, che è intervenuta in forma massiccia nella campagna elettorale ». Gli domandammo se sarebbe andato a trovare il card. Ruffini, ed egli rispose: « Questo è un fatto strettamente personale ». Verso sera siamo andati noi dal card. Ruffini. L'arcivescovo di Palermo appariva felice dei risultati elettorali: « Nelle condizioni in cui ha combattuto la de — ho detto — questo non è soltanto un successo, ma un trionfo ». Parlando della futura Giunta di governo, il Cardinale ha affermato che il fronte antico munista deve funzionare per la salvezza della democrazia. « Se Milazzo ed i comunisti sarebbero felici di allearsi con i missini, perché non dovrebbe accettarli la def», ho detto l'alto prelato, t Spero in una soluzione onesta e favorevole alla Sicilia, con un governo che la faccia progredire. Penso che sia impossibile per ora colmare il vallo apertosi tra la de ed i cristiano-sociali, ma mi auguro si creino le condizioni per un loro incontro su una piattaforma comune. Non posso, però, approvare la collaborazione, dei cattolici coi comunisti, nemméno nell'ambito amministrativo ». La possibilità di un colloquio tra democristiani e milazziani non sembra, però, improbabile ad alcuni sacerdoti, i quali pensano che la de finirà per riassorbire i transfughi. Il solo ostacolo è la designazione di Milazzo a presidente della Regione, condizione che i milazziani esigono per una pacificazione e che i democristiani non accetterebbero mai. Dal canto loro i milazziani sperano che la de si frantumi ancora una volta per le rivaiifd interne: alla segreteria regionale della de ci è stato affermato che questo pericolo non esiste più perché il partito si presenta compatto dopo la lezione ricevuta dai milazziani Domani mattina si riuniranno a Roma i segretari provin ciali e la segreteria regionale della de siciliana per discutere con l'on. Moro la futura linea del partito, ma un governo formato dalla de con le destre è dato ormai per certo anche dai milazziani, i quali si dimostrano, però, sicuri di ritornare al governo con i comunisti entro qualche mese. Francesco. Rosso aiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiinimiiiiNiMiiiiiiiimi

Persone citate: D'antoni, Ludovico Gorrao, Ruffini, Silvio Milazzo