Fleming: dipingeva figurine usando microbi di vario colore di Sandro Volta

Fleming: dipingeva figurine usando microbi di vario colore -= UN GRANDE SCIENZIATO NON PRIVO DI "HUMOUR,, =- Fleming: dipingeva figurine usando microbi di vario colore Mary, regina a" Inghilterra, non apprezzò molto la curiosa invenzione - Fleming avrebbe voluto diventare chirurgo, ma il caso (una gara universitaria di tiro a segno) lo portò in laboratorio - Quanto ci volle perché questo benefattore dell'umanità riuscisse a imporre la sua scoperta, che, pubblicata nel '29, dimostrata ad un congresso del '36, fu trascurata da tutti per anni - Soltanto la seconda guerra mondiale diede alla penicillina uno sviluppo industriale (Dal nostro corrispondente) Parigi, 5 giugno. Fleming aprì il recipiente che conteneva una coltura di microbi ed ebbe un sussulto: tThat is funny!» — esclamò — è strano. L'assistente lo guardò stupefatto: in tanti anni che lavorava con l',:i non aveva mai udito un'esclamazione da parte del taciturno scozzese, il quale si esprìmeva soltanto con }>oche gelide parole, magari leggermente ironiche, senza manifestare nessun sentimento personale. La sostanza gelatinosa della coltura era ricoperta da una leggera muffa. Ma ciò non aveva niente di straordinario, perché era stata abbandonata per alcune settimane come quasi tutte le altre che ingombravano il piccolo laboratorio. Però, sulla gelatina che aveva attirato quel giorno la sua attenzione e lo aveva fatto sussultare, intorno alla muffa le colonie di staffilocoechi si erano disciolte, e, invece di formare delle chiazze opache e gialle, sembravano gocce di rugiada. « Certo, è strano », disse l'assistente, tanto per dire qualcosa, ma, in realtà, non riusciva a captre che cosa ci fosse di straordinario. Non immaginava di trovarsi presente in quel momento alla più grande scoperta della medicina moderna, quella che avrebbe portato alla guarigione di malattie considerate fino ad allora inguaribili e salvato la vita di milioni di persone. Quel giorno del, 1928, Alexander Fleming aveva infatti scoperto la penicillina.. La scoperta era dunque avvenuta per caso, scoperchiando un barattolo ohe era stato dimenticato su uno scaffale dopo aver servito ad altri esperimenti. Era però dovuta non soltanto allo straordinario senso d'osservazione del giovane scienziato, ma anche alle lunghe, ininterrotte ricerche che aveva compiuto nel campo della biologia. In tutta la carriera scientifica di Fleming, d'altronde, il caso sembra aver avuto una parte di primo piano, come se le decisioni più importanti della sua vita fossero state determinate da una misteriosa predestinazio n e. La vita di Fleming non si presta ad amplificazioni romanzesche: è quella di uno studioso, che ha passato tre quarti del suo tempo nel laboratorio e il resto in una tranquilla esistenza familiare. L'immensa fama e gli onori non avevano mutato in nulla il carattere dello scontroso adolescente che era arrivato a Londra negli ultimi anni' del secolo scorso a guadagnarsi la vita. Era già celebre in tutto il mondo e ascoltava ancora il suo vecchio maestro senza osare contraddirlo. Eppure, André Maurois CLa. vie de sir Alexander Fleming, Hachette, 1959) è riuscito a fare di questa vita, all'apparenza monotona e senza un particolare interesse umano, un romanzo non meno appassionante di quelli che aveva scritto nel pas- saio su personaggi avventu- rosi come Shelley, Disraeli, Byron, Lyautey, Voltaire, Chateaubriand, Proust, George Sand, Victor Hugo, Dumas. La sua narrazione, rigorosamente esatta sotto l'aspetto scientifico perché controllata pagina per pagina da Robert Debré, padre dell'attuale Primo ministro, e da altri illustri scienziati che sono stati collaboratori di Fleming, è d'una chiarezza cosi cristallina da risultare avvincente per qualsiasi categoria di lettori, come se, invece di trattare problemi batteriologici, svelasse i segreti dell'animo umano. André Maurois non si sarebbe probabilmente mai occupato dì Fleming, così lontano dalla sfera dei suoi interessi intellettuali, se non fosse stata lady Fleming che nel novembre 1955 gli mandò una lettera per dirgli che sarebbe stata contenta se avesse scritto la vita del marito, morto al principio di quell'anno. Era una lettera emozionante e Maurois, dopo qualche esitazione, finì per accettare. Il compito era molto difficile e, per affrontarlo, l'accademico dovette ritornare studente: lesse tutti i libri scientifici sull'argomento, in francese e in inglese, raccolse informazioni da tutti coloro che avevano lavorato con Fleming, frequentò i laboratori dell'Istituto Pasteur, e, finalmente, si mise a scrivere. Alexander Fleming nacque il 6 agosto 1881 in una piccola fattoria scozzese, di proprietà del padre, che la coltivava direttamente. Erano molti fratelli e la poca terra poteva dare da vivere a una sola piccola famiglia, cosic-. che a mano a mano che crescevano, i ragazzi andavano a farsi una posizione a Londra. Soltanto il primogenito rimase a lavorare i campi. Come tutti gli scozzesi, i Fleming erano però una famiglia molto unita e a Londra vivevano insieme in una casa di cui una delle sorelle aveva preso la direzione. Uno dei fratelli era medico, altri due lavoravano in una fabbrica di strumenti d'ottica. Alexander, che i fratelli e gli amici chiamavano Alee, si era impiegato in una comL pagnia di navigazione, l'Amerìcon Line, dove, da principio, guadagnava due pence e mezzo l'ora. La sera si ritrovavano tutti a fare dei giochi in famiglia. Alee aveva lasciato da cinque anni gli studi, quando il fratello medico, che nel frattempo aveva aumentato la clientela e non aveva più bisogno di aiuti,' perché ormai guadagnava abbastanza per tutti, lo convinse ad iscriversi all'Università. Ci voleva un esame di ammissione e il giovanotto prese qualche lezione e lo superò facilmente: nell'autunno del 1901 si iscrisse alla facoltà di medicina. Da quel momento, si pagò tutti i corsi, vincendo borse di studio. La. sua intenzio e era di specializzarsi in chirurgia, ma -lopu poco tempo che frequentava le lezioni, il laboratorio di ricerche scientifiche dell'ospedale di Saint Mary dovette riorganizzare l la squadra di tiro a segno per partecipare alle gare universitarie. Fleming era un ottimo tiratore e fu perciò, per ■ ragioni esclusiva^ mente sportive, che gli fu offerto di entrare come praticante nel laboratorio: era il primo colpo del caso che doveva decidere di tutta la carriera dello scienziato. «Fate dello sport — diceva poi Fleming ai suoi allievi — e profitterete di più dei libri che leggerete. Capirete meglio i vostri pazienti e sarete migliori medici ». Durante la guerra del 1914 fu mandato in Francia col grado di tenente e promosso poi capitano. Lo assegnarono a un centro di ricerche batterioliyiche per combattere le infezioni dei feriti, installato a Boulogne-surMer. Fu in quel periodo che sviluppò la nuova teoria degli antibiotici, che doveva superare il vecchio sistema di cure antisettiche. Fino al 1928, quando scoprì la penicillina, tutte le sue ricerche furono indirizzate in un senso unico: scoprire, un agente che, senza danneggiare l'organismo, riuscisse a distruggere, o ad arrestare, lo sviluppo dei microbi generatori delle malattie più gravi. La miracolosa muffo, la penicillina, era appunto quell'agente. Avvenuta la scoperta, rimanevano infinite difficoltà prima di poterla utilizzare in pratica. Bisognava stabilizzare la nuova sostanza e produrne enormi quantità per poter tentare esperimenti veramente conclusivi. Fleming continuava le ricerche con mezzi artigianali, mà nessuno era disposto ad accordarglLquella collaborazione industriale che sarebbe, stata indispensabile. Dopo undici anni le cose erano allo stesso punto, e Fleming era costretto a dichiarare, in un congresso internazionale di microbiologia: « Ho parlato della penicillina nel 19S6, ma mi è mancata l'eloquenza e nessuno ci ha fatto caso. Ecco dunque un fatto di. straordinaria importanza, pubblicato nel 1929, dimostrato al congresso del 1936, e trascurato da tutti per anni ». Dando libero sfogo al suo senso umoristico, Fleming si mise allora a dipingere, utilizzando x microbi al posto dei tubetti di colore. Lo staffilococco è giallo, altri microbi sono rossi o blu. Fleming prendeva un foglio di carta assorbente, e ci disegnava una ballerina o un'altra figura qualsiasi, poi applicava il foglio sulla gelatina affinché questo diventasse un campo propizio alla coltura microbica, e lo colorava poi con microbi ■ appropriati. Infine metteva il pezzo di carta nell'incubatrice finché i microbi sviluppandosi, assumevano il colore voluto. Un giorno che la regina Mary visitò ufficialmente l'ospedale, egli preparò una piccola esposizione di quelle opere, nella quale figurava anche una grande Union Jack, dipinta nello stesso modo, ma la regina tirò avanti senza guardarla nemmeno, deplorando probabilmente la poca serietà dello scienziato che usava i micro¬ bi per rappresentare il simbolo della nazione. Ci volle, la seconda guerra mondiale per dare alla penicillina uno sviluppo industriale. I primi ad essere curati furono i piloti della Royal Air Force che difendevano Londra, poi migliaia di feriti ebbero salva la vita con la sostanza scoperta da Fleming. Ormai grandi quantità ne venivano prodotte, tanto negli Stati Uniti quanto in Inghilterra, e i risultati erano così straordinari da far dire a qualcuno che allo spirito del male, incarnato da Hitler, si opponeva Fleming, benefattore dell'umanità. Dopo essere rimasto incompreso per tanto tempo, ora sir Alexander Fleming, nominato baronetto, riceveva onori da tutti i Paesi del mondo. Ci fu il Premio Nobel, la cattedra universitaria, e gli inviti dalle Accademie estere. Ulllllllllllllllllltllllllllllllllllllllllllllllllllfllll Una crisi cardiaca lo uccise all'improvviso VII marzo 1955, e fu sepolto nella cripta di San Paolo, onore riserva4o soltanto a pochissimi inglesi illustri. La stia tomba è fra quelle di Nelson e di Wellington, e non ha altra epigrafe che due iniziali: <A. F.y. bastano a ricordare la gratitudine che gli deve il genere umano. Sandro Volta