Kassem punta sull'esercito per rafforzare la sua posizione

Kassem punta sull'esercito per rafforzare la sua posizione la difficile lolla per il potere del generale irakeno Kassem punta sull'esercito per rafforzare la sua posizione Un terzo del bilancio (58 miliardi di lire) dedicato alle forze armate - Costituita una moderna divisione con te armi ricevute dagli inglesi - Con l'appoggio delle truppe, il Premier spera di contenere le pressioni dei comunisti e di instaurare una "democrazia diretta,, : paradossalmente, lo aiuta l'atteggiamento prudente di Mosca (Nostro servizio particolare) Bagdad, 2 giugno. Fino alla rivoluzione del luglio 1958, il regime di re Feisal nutrì piena fiducia nell'esercito. Ogni volta che, dopo l'ultima guerra, si profilò all'orizzonte la minaccia di un'insurrezione popolare, l'intervento delle forze armate salvò la monarchia. Nuri Said, l'uomo forte del defunto regime, era sicuro della fedeltà dei generali: anche di Abdul Karim Kassem. Disponeva di una guardia del corpo pronta a morire per lui; i suoi aiutanti di campo gli dimostravano una devozione totale, come il colonnello Wasfl Taher, sempre sveltissimo ad impugnare la rivoltella per proteggere il Primo ministro. Oggi è a capo del governo il gen. Kassem. La rivolta militare che lo ha portato al potere ha rovesciato la monarchia, ucciso il re e Nuri Said. Ma il suo braccio destro è ancora Wasfl Taher, soprannominato il « colonnello-mitragliatrice », che continua a tenere il dito sul grilletto, vigilando con eguale impegno sulla vita del nuovo padrone; e davanti al ministero della Difesa — dove Kassem lavora venti ore al giorno, riceve i visitatori, tiene le conferenze-stampa — montano la guardia in permanenza gli antichi soldati del re, ora divenuti repubblicani. Prima d'essere introdotti nell'ufficio del Premier, i visitatori vengono perquisiti meticolosamente; è raro che alle interviste non assista una sentinella armata fino ai denti. Quando Kassem sale nella sua limousine, protetto da quattro lati da un plotone di guardie, alcune jeeps cariche assoldati precedono e seguono la sua macchina. Queste precauzioni non devono sorprendere: chi, meglio di Kassem, sa quanto è facile rovesciare un governo? Lo « Zaim Awhad >, o capo supremo — come lo definiscono la propaganda e il fervore popolare — è un uomo esile, di media statura, precocemente vecchio — ha 48 anni — a causa delle tempie grige e della dentatura guasta. Parla con voce dolce, agitando la lunghe mani; un ammiccar continuo dell'occhio sinistro stabilisce una sorta di complicità con l'interlocutore. I compagni di arme, quand'era giovane ufficiale, lo avevano soprannominato l'« incantatore di serpenti ». Non ha il fascino di Nasser, ma sa convincere con la spontaneità apparente dell'eloquio. Kassem è un asceta: non beve e non fuma. E' scapolo, e le insinuazioni che talvolta qualcuno ha avanzato a cagione del suo Stato Civile, sono state smentite in pieno tribunale rivoluzionario dal col. Mehdawy: «Kassem non ha nulla con le donne — ha detto, — ma preferisce consacrarsi interamente alla causa del popolo ». Mistico come Nasser, egli è persiiaso d'essere stato prescelto dal destino per salvare l'Irak. Nasser è il campione dell'* Umma», o panarablsmo; Kassem è devoto alla « Watan », la patria, rappresentata ai suoi occhi dallo Stato irakeno. «La nostra Costituzione provvisoria stabilisce che l'Irak è una parte della nazione araba - ha detto recentemente a Joseph Alsop. — Ma, aggiunse con ironia, la Costituzione afferma anche che capitale dell'Irak è Bagdad! ». La politica del generale tenderà dunque, secondo ogni verosimiglianza, a difendere l'indipendenza del suo paese. In realtà, il premier è un uomo d'ordine più che un rivoluzionario. Rispetta la proprietà, condanna il comunismo. Più d'una volta, s'è opposto a misure troppo severe. Alla folla che chiedeva, tumultuando, la impiccagione di ex-ministri di re Feisal, rispose, irritato: «Lasciate a me la responsabilità degli affari politici. Avete dunque tanta paura di un pugno di traditori? ». Il generale incarna le aspirazioni della classe media, che desidera le riforme ma respinge la dittatura del proletariato con la stessa energia con cui rifugge dalia tirannide dei grandi proprietari terrieri. Questa terza forza si augura un regime che non sia marxista, ma che consenta al suoi figli di salire ai posti di comando: in altri termini, è ben disposta ad accettare una «democrazia diretta». La corrente rivoluzionaria rischia di trascinare il paese ben al di là di questi obbiettivi moderati. Gli osservatori stranieri hanno sovente temuto che Kassem diventi il Kerensky della insurrezione di luglio. Resta a vedere se la evoluzione non condurrà fatalmente al bolscevismo o se potrà essere fermata da un regime moderatamente socialista. In ogni caso, il premier si prepara alla lotta. Portato al potere dall'esercito, egli sa che le forze armate sono In ultima analisi l'arbitro supremo. L'esercito Irakeno è stato considerevolmente indebolito dalla rivoluzione. Dopo 11 li luglio 1958, i quadri sono stati epu¬ rati. La rivolta di Mossul ha messo in evidenza che i fllonasserlani erano ancora numerosi nello stato maggiore e nei comandi delle singole unità: alla repressione sono seguite purghe severissime. Oggi Kassem consacra tutti i suoi sforzi a potenziare l'esercito. Un terzo 'del bilancio (31 milioni di sterline, cioè circa 68 miliardi di lire) è dedicato alle forze armate. Il regime cerca di accattivarsi le simpatie del giovani ufficiali: ha aumentato gli stipendi, ha accordato molteplici facilitazioni, un decreto speciale ha nominato sottotenenti, senza alcun esame, tutti gli allievi dell'Accademia militare. Nello stesso tempo il generale sta costituendo una quinta divisione, modernissima, 1 cui effettivi vengono selezionati con cura estrema: ad essa è destinato l'armamento acquistato di recente dalla Gran Bretagna. Nessuno può ignorare 1 compiti che attendono la! nuova unità: ristabilire l'ordine contro i sovversivi, gli anarchici, in caso di necessità anche contro reparti militari che si sollevino. I comunisti seguono con Inquietudine i preparativi di Kassem. I militanti hanno ricevuto l'ordine di tentare con ogni mezzo di penetrare nella « quinta divisione >; ma questa unità si presta assai meno delle milizie popolari alle infiltrazioni. Ciascuno sente vicino il giorno In cui 11 generale, passando all'offensiva, lancerà un ultimatum ai comunisti Per un cumulo di circostanze che non sono paradossali se non a prima vista, è nell'atteggiamento di Mosca che Kassem trova le più valide ragioni di speranza. Nonostante le apparenze, il Medio Oriente non rappresenta per l'Urss una zona di « priorità assoluta ». Il petro Ho non interessa la sua economia, le strade non sono vitali per la sua strategia. Solo una minaccia diretta contro la loro sicurezza costringerebbe i sovietici — secondo gli esper ti più qualificati — all'inter vento. Ora, la Russia non ha confini comuni con l'Irak; in caso di guerra locale, difficilmente potrebbe concedere a Bagdad aiuti militari di qualche efficacia. Privato del suol proventi petroliferi (circa 180 miliardi di lire l'anno), tagliato fuori dai suoi mercati tradizionali, l'Irak sarebbe per il blocco orientale uri fardello inutile. Inoltre l'Urss non intende fare deii'Irak un paese modello, né è decisa a scegliere irrimediabilmente tra Kassem e Nasser, vale a dire a commettere il triste errore degli ideatori del patto di Bagdad. L'interesse di Mosca è di conservare all'Irak Una facciata non comunista, dietro la quale prò seguire nella sua penetrazione metodica. Edouard Sablier Copyright di « Le Monde » e per l'Italia de «La Stampa»