"Piccola zona,, di libero scambiora Inghilterra e altri sei Paesi

"Piccola zona,, di libero scambiora Inghilterra e altri sei Paesi La decisione lunedì prossima a Stoccolma "Piccola zona,, di libero scambiora Inghilterra e altri sei Paesi Partecipano alle trattative: Gran Bretagna, Svizzera, Svezia, Norvegia, Danimarca, Austria e Portogallo - I progetti per l'abolizione delle dogane - L'organismo tenterà un accordo col Mercato Comune (Dal nostro corrispondente) Londra, 27 maggio. Il governo britannico ha annunciato ufficialmente questa sera che i suoi rappresentanti parteciperanno lunedì prossimo a Stoccolma alla conferenza preliminare per la preparazione di una « piccola zona di libero scambio ». A questa conferenza, indetta dal governo svedese, partecipano anche i rappresentanti della Norvegia, della I>animarca, della Svizzera, dell'Austria e del Portogal* lo. Se la conferenza preliminare avrà successo — e sembra molto probabile che lo abbia — i ministri degli Esteri di questi sette Pajesi che rappresentano una popolazione complessiva di 90 milioni di persone (mentre i paesi del Mercato comune ne comprendono 150) firmeranno nel luglio prosT slmo un accordo economico che darà vita in Europa a una seconda grande unità economica. Il comunicato ufficiale del governo britannico, tuttavia, sottolinea con molta precisione che questa seconda organizzazione economica europea non va intesa in contrasto con il Mercato comune, ma anzi in parallelo. La creazione di una Piccola zona di libero scambio ha lo scopo dichiarato di rendere più facili e probabili futuri accordi con il Mercato comune. La decisione di aderire alla Tiunione di Stoccolma è stata presa dal governo britannico soltanto dopo aver accettato, con sondaggi diplomatici compiuti nelle ultime settimane, che 1 Paesi del Mercato comune non hanno per il momento alcun interesse di riaprire le trattative per il collegamento della Gran Bretagna '— ed eventualmente di altri Paesi — con il Trattato di Roma. Propendendo per il momento per la tesi francese, i Paesi del Mercato comune sono convinti che sia meglio anzitutto consolidare l'associazione del Sei, prima di allargare gli accordi ad altre Nazioni. A quanto risulta a Londra, la proposta formulata alcune settimane fa dal governo svedese agli altri sei governi in teressati contiene una scelta di tre soluzioni. La prima è la più radicale; i sette paesi si impegnerebbero ad eliminare negli scambi reciproci ogni diritto doganale e ogni forma di quota nello spazio di cinque anni, al ritmo di una riduzione del 20 per cento all'anno. Verrebbero tuttavia presi in considerazione i c casi specia- niiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii li >, in modo analogo a quanto è avvenuto nell'interno del Mercato comune. La seconda formula — caratteristicamente « empirica >, in contrasto con quella usata per 11 Mercato comune — prevede l'abolizione immediata di un certo numero non specificato di tariffe doganali e di quote e la discussione, in seguito, per la soppressione delle quote e delle tariffe rimanenti. Questa formula avrebbe il vantaggio di permettere una rapidissima entrata in azione dell'accordo (i sette governi desiderebbero creare la Piccola zona di libero scambio entro quest'anno), ma nello stesso tempo rivestirebbe un carattere affrettato e incerto che potrebbe, da un punto di vista psicologico, acuire i contrasti con i Paesi del Mercato comune. La terza soluzione proposta dagli 'svedesPsembra *^toT~ „„!„„i „.„i,»i,iiit; j, con maggiori probabilità di successo, tanto più che è appoggiata dalla Gran Bretagna; suggerisce di adottare una formula quasi identica a quella del Mercato comune; abolizione delle tariffe doganali e delle quote entro dieci anni e a cominciare dal 1960. Questo permetterebbe alla Piccola zona di libero scambio di procedere parallelamente al Mercato comune e quindi renderebbe assai più facile, in futuro, un collegamento fra i due grandi gruppi economici. 1» £ta