Kruscev in Albania di Ferdinando Vegas

Kruscev in Albania Kruscev in Albania Domani Kruscev arriva in Albania, iniziando la « stagione turistica» di questa estate, che lo vedrà recarsi in giugno in Bulgaria, nella seconda metà di luglio in Polonia e infine per buona parte di agosto in Danimarca, Svezia e Norvegia. Un calendario così carico ha fatto subito pensare che non si tratti di una mera coincidenza: Kruscev vuole trovarsi a Tirana il 27 prossimo, quando scadrà il famoso ultimatum sovietico per Berlino, e vuole comunque essere lontano da Mosca nel periodo più critico dopo la fine della conferenza di Ginevra. Kruscev- desidera insomma, come si dice, sdrammatizzare la situazione, far vedere che lascia tempo al tempo: si decantino intanto i rapporti fra Oriente e Occidente per il prossimo incontro al «vertice», mentre egli è tutto preso dai suoi viaggi. Se questa interpretazione è valida in linea generale, ci si domanda perché abbia scelto proprio l'Albania come-meta del prossimo viaggio, tanto più che dedicherà ben tredici giorni alla visita del più piccolo satellite dell'impero sovietico. Con la massima buona volontà di sfruttare ogni risorsa del turismo politico, non si ve de facilmente come potranno essere riempiti tanti giorni, specie da un ospite di solito così dinamico e instancabile qual è Kruscev. Ci si chiede pertanto come, anche in ambienti seri e bene informati, siano sorte voci che è doveroso registrare benché appaiano alquanto fantasiose ; per esempio che Kruscev incontrerebbe in Albania Nasser e Kassem e tenterebbe di riconciliarli. Più vicina al vero potrebbe essere l'altra indiscrezione, che Kruscev approfitterebbe dell'occasione per una puntata oltre il confine jugoslavo, per incontrarsi con Tito; ma qui si tocca il punto più incerto deljviaggio, in che rapporto sia da mettere con le relazioni tra Albania e Jugo slavia, E' noto che queste relazioni sono pèssime da undici anni, dal tempo cioè della rottura fra Tito e il Cominform; da un giorno all'altro gli albanesi diven nero i più accaniti avversari del regime .iugoslavo e 10 sono sempre rimasti, ma strandosi addirittura più realisti del re, pronti ad attaccare Tito nelle ricorrenti crisi col governo sovietico, ultimi e riluttanti a tacere nei momenti di bonaccia Non è senza ironia che per questo atteggiamento i dirigenti di Tirana siano chiamati stalinisti, quando r noto che Stalin non pren deva molto sul serio il co munismo albanese e perciò 11 aveva lasciati in tutela e balìa di Tito, che s'era affrettato a fare dell'Albania un satellite della Jugoslavia. Nella ostinazione' anti-jugoslava di Tirana vi è dunque, in primo luogo, un comprensibile sentimento di sfogo e di rivalsa; vi è poi l'espressione di un timore ben concreto, che è il compagno costante della breve vita dell'Albania indipendente, il timore di essere spartita fra Jugoslavia e Grecia. I buoni rapporti fra Atene e Belgrado iiuffragati dal Patto balcanico fra Jugoslavia, Grecia e Turchia, non potevano che rinfocolare questa paura e spingere Tirana verso Mosca ; la Rus sia è assai lontana perché il contadino o il pastore al Danese tema di vederla af facciarsi ai crinali dei suoi monti. E non si può negare che nel periodo pepeiore di isolamento dell'Albania il « grande fratello sovietico » le ha offerto protezione po litica e aiuti economici: circa 90 miliardi di lire (al cambio ufficiale del rublo) sono stati impiegati da Mosca in Albania per far sorgere qualche industria ed elevare, seppure minima' mente, l'infimo tenore di vita della popolazione. Naturalmente non era un appoggio disinteressato, poiché alla Russia si offriva così l'occasione di affacciarsi all'Adriatico e di costituirvi anzi una testa di ponte avanzata, in funzione non tanto anti-jugo slava quanto tale. Molto si è detto e poco si sa di preciso sulla base sovietica di sottomarini a Saseno; ancora più vaghe sono le notizie recenti circa l'impianto di rampe per missili sul suolo albanese, alle porte stesse dell'Italia. E' certo però che nelle polemiche comuniste contro l'accordo italo-americano per i missili, la possibi¬ litniabduimpozitagiquscdvmdchlatbntdsipptdgicgflcnzpmantÌ-occÌden- lità di ritorsione dall'Albania è apparsa in maniera abbastanza trasparente. Può dunque darsi che Kruscev impieghi una parte del tempo a disposizione ad ispezionare gli avamposti militari dell'impero sovietico, già in atto o in progetto. Sul piano internazionale, quindi, la presenza di Kruscev all'estremo, limite occidentale del mondo sovietico vuol essere un singolare modo di « mostrare la bandiera » nel momento in cui, chiusa la questione di Cipro, la compattezza occidentale nel Mediterraneo si viene rafforzando. Sul oiano dei rapporti fra paesi e partiti comunisti, solo a visita conclusa sapremo se lo scopo era di avvicinare Tirana e Belgrado, oppure di approfondire il solco. Certo e ovvio scopo del viaggio è infine di accrescere il presti gio interno del regime co munista albanese, consa crando un potere neramen te poliziesco senza alcuna base ideologica o affettiva, con una eccezionale « visita pastorale ». Ferdinando Vegas