Colloquio con l'Arcivescovo di Palermo di Francesco Rosso

Colloquio con l'Arcivescovo di Palermo UN ALTO PRELATO NELLA LOTTA POLITICA SICILIANA Colloquio con l'Arcivescovo di Palermo 11 cardinale Raffini ha settantadue anni, è solido e vigoroso, spalle atletiche, e nell'occhio gli balena un impercettibile spiraglio di malizia - Anche quando pronuncia le più recise condanne la sua voce non si alza di un solo tono • Avversario dell'on. Milazzo e delle aperture a sinistra, nega che si possa conciliare Cristo con Marx - Le elezioni siciliane e l'esempio della Valle d'Aosta (Dal nostro inviato spedirle) Palermo, 21 maggio. Il cardinal Ruffini si affacciò alla porta dell'anticamera e con voce cordiale mi invitò a entrare nel suo studio.- Alto di statura, i candidi capelli ed il volto pallido ravvivati dalla mezzetta purpurea, mi tese e strinse la mano con fermo vigore da cui nulla traspariva della soave, convenzionale unzione sacerdotale. Lo guardavo di spalle mentre si dirigeva alla poltrona dall'alto schienale, col passo sicuro, le spalle erette ancora atletiche rivelando anche esteriormente l'energia con cui 1 egli combatte in Cicilia i co- munisti ed i loro alleati, «I miei avversari — disse — sostengono che sono stato io a provocare la risoluzione del Santo Uffizio contro Milazzo e gli alleati dei comunisti, premendo sul cardinale Tardini che si dimostrava esitante; è ■vero esattamente il contrario ». Si era un poco allungato sulla poltrona, quasi per consentirmi di vederlo meglio in volto; in fondo ai suoi occhi chiari e vividi balenò un impercettibile spiraglio di malizia da cui filtrava l'esuberanza del suo carattere. Solido e in ottima salute, egli porta i suoi settantadue anni come una vigorosa maturità. Tre anni or sono, recatosi negli Stati Uniti, giocò con il cardinale Spcllman una lunga partita a golf, rivelando qualità atletiche non comuni; oggi quell'energia la impegna iti attività politiche, oltre che religiose, con giovanile agonismo. Parlando con lui si prova la sensazione di conversare con un cardinale del Rinascimento, quei principi della Chiesa che alle pratiche religiose e di pietà sapevano alternare i severi studi umanistici e teologici e non disdegnavano di intervenire con foga anche nelle cose ptù terrene della politica. Si comprende facilmente perché i comunisti, ed ora i cristiano-sociali di Silvio Milazzo sopra tutti, rivolgano contro di lui le frecce più acuminate della loro infuocata polemica, è il loro avversario piti temibile per l'autorevolezza e la sottile sapienza con cui sa portare a segno botte imprevedibili. Lo accusano di non aver rifiutato le sovvenzioni che la Giunta dell'on. Milazzo, sostenuta dai comunisti, ha stanziato per le opere religiose. « A chi mi sarei dovuto rivolgere — disse illuminando la frase con quei suoi chiari occhi irridenti — se ?ion alla Giunta in carica? Se a Palermo ci fosse un sindaco comunista, è evidente che dovrei chiedere a lui il permesso per fare la processione del Corpus Domini ». Parlando accarezzava la croce preziosa di smalti e filigrane che gli pendeva sul petto, intrecciava le dita lunghe e diafane alla collana d'oro con gesti misurati. Con quelle mani così perentorie e vive quando egli intende sottolineare una frase incisiva, lente, pacate, morbide nei gesti vaghi quando vuole troncare superfluità verbali, ogni vigilia di Natale intride la pasta e confeziona i tortelli di zucca, secondo la tradizione mantovana. Senza accentuarli, il cardinal Ruffini non disdegna gli atteggiameìiti esteriori e in più di un'occasione ebbe ad esclamare argutamente: < Lo so che i miei avversari mi paragonano ad una prima donna, ma aggiungono anche indispensabile ». Dopo una breve pausa nella conversazione, disse: <Io vengo dagli studi, e non capisco molto di politica, ma non ci vuole molto a rendersi conto che cattolici e comunisti non possono coabitare. Come si può onestamente pensare aduna colluboru^lone fra Cristo e il marxismo/ Queste aperture a sinistra sono pericolose ingenuità perché i soctalcomunlsti, sottili dialettici, sono più integralisti di noi cattolici. Appena gli si apre uno spiraglio, essi entrano con tutto il loro bagaglio ideologico e finiscono per imporcelo. Abbiamo il dovere di difendere la libertà democratica da questi tentativi di sovversione. Guardi che cosa accade nei Paesi d'oltre cortina, a quei popoli sottomessi contro la loro volontà. Parlando con il cardinale Wyszynski più volte mi ha interrotto per domandarmi: « Perché dici popoli satelliti t E' più esatto parlare di governi satelliti >. E se diamo retta a chi predica le aperture a sinistra ci troveremo coi comunisti al governo prima ancora di rendercene conto ». Non pronunciò mai il nome di Fanfani o di La Pira, ma le allusioni erano sufficientemente chiar--, né egli intendeva celarle. E' sufficiente pensare che il cardinale Ottaviani è stato suo discepolo diletto per comprendere quanto la definizione « comunistelli di sagrestia* lanciata contro i fanfaniani dall'allievo sia pienamente condivisa dal maestro, che poi non ne fa mistero. Ma poiché ero andato lì per parlare delle elezioni siciliane, il cardinal Ruffini toccò questo argomento, però esordì con la Valle d'Aosta. < Quanto è accaduto lassù, disse, è di una gravità estrema, Dìo ci risparmi una esperienza analoga In Sicilia ». Con sottigliezza, i propagandisti elettorali comunisti sussurrano che la risoluzione del Sant'Uffizio avrebbe, disorientato il clero siciliano il guaio si sarebbe schierato in buona parte con i cristianosociali di Silvio Milazzo, e domandai chiaramente al cardinal Ruffini se ciò sia vero. « Glielo posso escludere nel modo piiù categorico, rispóse. Tutto il clero dell'isola, dai vescovi all'ultimo parroco si attengono alle disposizioni del Sant'Uffizio. Ho soltanto qualche timore per l'arciprete di Alcamo, la città dì Lodovico Corrao, assessore ai Lavori Pubblici coi, Milazzo. L'arciprete e Corrao sono amici e l'assessore ha fatto alcune concessioni alle chiese di Alcamo. Lei sa come vanno queste coso. Stava seduto quasi sull'orlo della poltrona, il busto eretto ed il capo proteso. A tratti si appoggiava allo schienale dalle rigonfie volute barocche in legno dorato, e la sua voce che non si alza mai di un tono nemmeno per pro—>nciare le parole più gravi, si addolciva in un confidenziale mormorio. E le parole più gravi erano quasi esclusivamente dirette con. tro Silvio Milazzo e il suo movimento cristiano-sociale, in questo momento nemico più insidioso dei comunisti perché difficilmente identificabile dall'elettorato cattolico non provveduto, per quella croce che reca nel simbolo. < Come può Milazzo proclamarsi cristiano se ha accettato di marciare con i comunistif disse il cardinal Ruffini. Su questa alleanza non c'è dubbio alcuno, lo ha affermato anche l'on. Li Causi, il più rappresentativo marxista siciliano ». Benché, forse per modestia, dichiari di capire poco di politica, il cardinale Ernesto Ruffini, figlio del mercante di stoffe di San Benedetto Po, in provincia di Mantova, dimostra di avere in proposito idee ben chiare e, quel che conta, ili volerle realizzare. < La democrazia cristiana ha commesso molti errori, è inutile nasconderlo, disse ancora, ma non si può stare tanto tempo al governo senza sottoporsi ad una fatale usura. Però si guardi attorno, osservi quanto è stato fatto in meno di quindici anni; lascio a lei di trarre le conclusioni. Lo slittamento della democrazia cristiana è incominciato quando è morto De Gasperi, con le aperture a sinistra. Ma è proprio indispensabile spalancare la porta al comunismo per realizzare la giustizia sociale t Bisogna costruire un solido argine contro le tendenze disgregatrici, ristabilire l'unità cattolica ». La conversazione si spostò su altri argomenti, questa volta siciliani. « Qui abbiamo problemi enormi da risolvere, pensi a che cosa è la mafia, alla sua rete di delitti. Già i mezzi per combatterla sono insufficienti, e come se non bastasse arriva una nuova amnistia. Faccia il calcolo di quante amnistie sono state concesse dalla fine della guerra, una ogni due anni ». Pienamente immerso nei problemi temporali, sollecito della miseria che angustia milioni di siei- liani, il cardinal Ruffini tacque per un momento, quasi a riandare l'opera compiuta nei quattordici anni del suo apostolato nell'isola. Non c'è dubbio che nella sfera di sua competenza egli ha fatto molto, i primi villaggi per senza casa, le scuole e gli istituti per orfani e bambini poveri, il villaggio per coniugi anziani e feccTiie nubili sono realizzazioni sue e portano il suo - nome. - Forse, pensando proprio a questo, egli inserì nella conversazione uh argomento apparentemente estraneo. <Voi giornalisti parlate pochissimo della Spagna, direi che vogliate ignorarla di proposito. Eppure averla amica potrebbe esserci di validissimo aiuto contro il comunismo, non dimentichi che venti nazioni parlano la lingua spagnola, e quei popoli sono tutti cattolici. Io non sono mai stato fascista, ma durante un viaggio in Spagna ho chiesto di essere presentato al Generale Franco per ringraziarlo di quanto ha fatto. Avevo visitato villaggi nuovi per gli operai, istituti e collegi per bambini poveri, realizzazioni formidabili per l'assistenza sociale ». Si interruppe per riprendere il discorso sulla Sicilia, là dove l'aveva abbandonato. Gli avevo domandato se riteneva possibile, dopo le elezioni, la formazione di una giunta interamente democristiana, cioè un governo regionale monocolore, come quello centrale, appoggiato dalle destre, e con risolutez¬ niiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiii za egli rispose: <Credo che bisognerà accettare la collaborazione diretta, esplicita, di quelle forze sinceramente anticomuniste che possono portare il loro contributo alla risoluzione dei problemi siciliani senza provocare sovvertimenti ». Stavo per obiettare al cardinal Ruffini che monarchici e neo-fascisti non hanno esitato ad allearsi coi comunisti per entrare nella Giunta Milazzo, ma in quel momento, dopo aver bussato con discrezione, il segretario apparve sulla soglia a ricordare che in anticamera altre persone attendevano da tempo di essere ricevute, il colloquio, era durato oltre un'ora. Il cardinale si alzò agilmente dalla poltrona, mi accompagnò fino alla porta e stringendomi con rinnovata energia la mano disse come saluto: <Non dimentichi la Spagna ». Francesco Rosso ) Il cardinale Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo iiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiitiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiitiiiiiiiiiiniiiiii 1111