"Lolita"

"Lolita" "Lolita" La risacca dello scandalo Lolita sta per toccare le pacifiche e inalterabili sponde d'Italia, dopo aver bagnato ds pochi giorni quelle francesi, grazie all'editore Gallimard. Da noi la piccola droga è pronta nei magazzini veronesi di Mondadori, nell'involucro preparato dal traduttore Bruno Oddera. Lo scandalo è nato anni fa quando The Olympia Press nell'estate del 1955 lanciò il romanzo. Un po' per il nome dell'editore, un po' per virtù sua, il libro partì sulla strada degli equivoci, delle accuse e delle proteste. La sua fisionomia era stata fissata per sempre. Da quel momento il romanzo di Nabokov è riuscito nella difficile impresa di essere un best-seller e nello stesso tempo un'opera audace che sfiora la pornografia, fatta apposta per suscitare perplessità e inquietudini'negli animi deboli dei lettori in sospetto. Ma chi è questo Vladimir Nabokov? Non è certo uno scrittore alle prime armi: romanzi, memorie, saggi fanno ricca la sua bibliografia e Nabokov può scrivere, oltreché in russo, in francese e in inglese. Nato a Pietroburgo nel 1899 da una grossa famiglia borghese, è rimasto in Russia fino al 1920. Poi lo ritroviamo in Inghilterra, a Berlino, dove passa ben venti anni, e dopo una sosta parigina, in America. Per vivere, Nabokov, come altri intellettuali di quel tempo, dovrà salire una cattedra e in segnare letteratura russa, prima a Harvard, poi a Ithaca. Quando lo scrittore sbarca in America, è già un romanziere co nosciuto dal pubblico euro peo, anzi un suo romanzo, La Méprise, ebbe la ventura di essere stroncato sulla • Nouvelle Revue Francasse da uno scritto re allora quasi ignorato che si chiamava Jean Paul Sartre. Una recensione memorabile. Sartre metteva l'accento sul valore eminentemente letterario del romanzo di Nabokov, faceva vedere come mancasse allo scrittore una vera fede nei riguardi dei suoi personaggi e infine dava un giusto rilievo alla condizione di sradicato, di scrittore privo di un suo vero mondo, di una sua società. Da allora Nabokov non ha fatto che migliorare e perfezionare le risorse della sua tecnica, ma non ha potuto aggiungere alla sua letteratura que dato di autenticità e di necessità che separa il lavoro di artigianato dall'opera assai più difficile di invenzione. Lolita racconta la storia della passione di un uomo sui quarant anni per una ragazzina di dodici: qui sta il punto vivo della faccenda, è l'età della bambina che rappresenta la molla degli interessi più immediati. Sennonché lo scrittore non si limitato a raccontare la storia nel modo più semplice, egli ha preferito coinvolgere la faccen da privata del suo protagonista H. H. in una questione molto più ampia, dalla cadenza scabro sa e dalle luci pericolose. Il li bro è condotto con grande abi lità e non c'è dubbio che il lettore per prima cosa sarà sorpreso dall'uso sorprendente che Nabokov fa dell'arte deWesca motage. Tutto era pronto perché la macchina scattasse in un certo senso e infatti Nabokov comincia con l'adoperare il pe dale del ritardo, del rallentamento. Vuol dimostrare che la passione del suo eroe non frutto di una follia momentanea: nel paese delle statistiche: delle inchieste gli è sembrato opportuno riprendere il discor so da principio e rintracciare primi motivi di questa tendenza del protagonista per le ragazzine. Il colpo di passione viene in tal modo corretto, quasi giustificato: il passato amoroso (dicia mo cosi) del signor H. H. serve a togliere quel tanto di sospetto che poteva esserci per molta gente di fronte allo scoppio, all'invasione della sensuai'tà pura. La cosa, del resto, giova allo svolgimento del romanzo e si passa dagli anni della adolescenza a quelli della nuova vita in America, a una notevole visione di quel mondo. A questo primo tronco s'innesta poi il ritmo da romanzo giallo: Nabokov ha creduto bene di alternare la storia dei progressi del male con una serie di complicazioni da film ed è così che egli arriva a fare del signor H. H. il patrigno della sua giovane amante Lolita: H. H. va in cerca di una camera, finisce per sposare la padrona che è la madre della bambina. C'è, dunque, anche il pimento dell'incesto, naturalmente del tutto apparente perché fra il quarantenne e la bambina non c'è nessun rapporto di parentela. Per portare avanti la sua favola, Nabokov non si sottrae a nessuno sforzo di applicazione, fa morire la madre sotto un'automobile e dà inizio a una suite rocambolesca di avventure attraverso gli alberghi * degli Stati, in modo da consen- vlpadmenpmavscngavqvlpLcdpscmdcsdgmtire la convivenza dei due amanti, ingannando i facili sospetti di un mondo che sembra costantemente all'erta su questo argomento. Che cosa bisogna pensare dell'uomo? E' un malato, è turpe? Non possiamo rispondere di sì: servendosi del solito trucco, Nabokov ce lo presenta sedotto dalla ragazzina che aveva già fatto prima i suoi bravi esperimenti. Come si vede, lo scrittore ha sempre la preoccupazione di sfiorare le situazioni più scabrose evitando il punto vivo delle questioni, risolvendo — caso mai — 1 difficile problema con abbondanti declamazioni di tipo romantico. Anche la soluzione del libro obbedisce a questo tipo di stratagemma psicologico, il quarantenne non viene punito per suo peccato d'amore (o per suo delitto contro la morale vigente) ma per un vero e proprio assassinio, del resto non bene giustificato dall'insieme della storia. L'accento più sincero se si può parlare di sincerità in questo caso — è dato dalla rottura fra i due amanti: Lolita viene inghiottita dal gorgo normale della vita che è fatta di stupide illusioni, di obbedienza fatale alle leggi del tempo e il signor H. H. è veramente folgorato, colpito dall'abbandono. Naturalmente ogni passaggio è accuratamente pepato, preparato e condito: soprattutto dal punto di vista dell'equilibrio religioso-morale, il Nabokov risulta agguerritissimo e non tutte le volte obbedisce a una arrière-pensée, a un riguardo per i suoi ospiti americani, spesso si diverte e si diverte con agio, con eleganza. Nel lungo itinerario che l'ha portato dalla ricca casa di Pietroburgo alle aule universitarie d'America direi .che il Nabokov abbia fatto una lunga sosta idea le nella patria della casistica, da buon lettore del Padre Suarez certo è che di ogni situazione egli si è abituato a prendere bene' le misure, le luci, insomma a documentarsi. In parole povere egli cerca di riservarsi sempre una via di uscita: lo accusate di pornografia? Ed ecco che vi presenta un bel canto d'amore, una confessione patetica, come quella che apre il libro, sennon che dal punto di vista letterario questa legge della furbizia ha i suoi inconvenienti, si rischia di cadere nelle grosse cadenze alla Guido da Verona dopo aver apertamente puntato sulla musi ca sottile di Laclos. Resterebbero tutti gli altri problemi marginali ma di pre potente carattere assoluto. Cioè, è un libro scandaloso? Dove co mincia il peccato? E' un capolavoro? Per quello che tocca la questione morale, a costo di dare un dispiacere al signor Nabokov, sarei di manica larghissima: libri che possono far male sono rari e Lolita non mi sembra degna di essere messa all'inferno. C'è troppa abilità, troppo buona cucina letteraria, il male resta fuori, lo scrittore l'ha ridotto un fuoco simbolico e del resto, i tempi di quella passione sono sempre casuali, non c'è mai il senso della fatalità, del destino C'è molta più tragedia nella storia di iMouchette del grande Bernanos, c'è davvero l'inferno quando Mouchette incrocia le gambe davanti agli occhi del suo secondo amante, molto di più che non in tutte le scene compiaciute e meccaniche del l'amore di Lolita. E' proprio in queste scene che prende forza il sospetto della pura carica let teraria: si ammira la bravura di Nabokov nel suscitare sensazio ni dubbie, ina qualcuno è pronto a perdersi per quelle cose? Tutto rientra nell'angolo molto più semplice del caso, della piccola passione singolare: proprio come Lolita è una nÌ7ifetta, immagine di donna più che donnaniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii vera e propria, allo stesso modo la passione di H. H. assomiglia più a un vizio, a un tic che non a una colpa. Direi che il poco di autentico rispecchi la parte minima di colpa che c'è in H. H. e il troppo di artifirioso illumini la parte enorme della compiacenza letteraria, del vizio come patrimonio comune, come abito. Non per nulla Lo.Li.Ta., vale a dire la musica della pas sione, la parola balbettata dal cuore, è già diventata immagi ne di costume, e ci sono mi gliaia di ragazzine che giocano a Lolita, come un tempo gioca vano a Claudinc, ecc. ecc. Da questo punto di vista forse con viene cercare il vero valore del libro: non direi che sia un ca polavoro, lascerei tranquilli Sade Laclos, mi limiterei a dire che Lolita è un esempio del nostro cuore ridotto, del nostro mondo condannato a brevi gioie, a piccoli dolori, insomma a passioni ridotte, per cui anche di ciò che una volta dava fuoco al mondo, si tende a fare un prodotto in scatola, da mettere nel cellophan. Una volta in confessioni del genere la parola era diretta, sconvolgente, in Lolita nulla di ciò ma soltanto una grande prova di abilità, una formula letteraria giocata da maestro. Carlo Bo milMlllllllimilllliillillllllillliimillllliimiiii