Trasformata ed arricchita si riapre la Galleria Sabauda di Marziano Bernardi

Trasformata ed arricchita si riapre la Galleria Sabauda Trasformata ed arricchita si riapre la Galleria Sabauda L'antico palazzo del Guorini; rimodernatura tecnica e complessi problemi - Divise in due piani le sole esageratamente alte, ch'era impossibile illuminare e riscaldare Nuovamente accessibili al pubblico insigni tesori - Il preziosissimo nucleo fiammingo olandese, quello dell'arte piemontese, e le tele venete - La collezione Gualino Dopo quasi sei anni di chiusura per l'attuazione dei grandiosi lavori che l'hanno completamente trasformata, si riapre domenica mattina, presente il ministro della P. I., sen. Medici, la Galleria Sabauda, arricchita dei capolavori della collezione Gualino. E molto opportunamente, ben visibile nell'atrio, un'epigrafe incisa su una lastra di splendido marmo di Candoglia riassume la illustre vicenda della pinacoteca torinese, fondata da Carlo Alberto nel 1832 per consiglio di Roberto d'Azeglio < con le più insigni opere raccolte nel corso dei secoli dai principi sabaudi > (di qui il nome della Galleria), donata nel 1860 da Vittorio Emanuele II al popolo italiano; ed avverte che oggi « per la prima volta > essa trova nella nuova sistemazione un < allestimento degno dei suoi tesori >. Ma alcune memorabili parole spiccano al centro dell'epigrafe: «... la trasformazione di queste sale, avviata dallo Stato nell'anno 1952, fu portata a felice compimento auspice animoso Gian Carlo Camerana, creatore e presidente di un Comitato civico... >. Ciò significa che la spinta iniziale a questa impresa da tanti anni invocata venne, sì, dal Ministero della P. I., il quale poi potentemente contribuì (se non erriamo con 188 milioni) alla sua prosecuzione; ma che se non si fosse in seguito costituito un benemerito consorzio di enti torinesi — la Provincia, il Comune, la Camera di Commercio, l'Unione Industriale, la Fiat, l'Istituto Bancario San Paolo, la Cassa di Risparmio, la Sip, la Banca Anonima di Credito quali elargirono 282 milioni, chi sa a quando sarebbe stata rin viata la cerimonia di domeni! ca. E' lecito perciò dire che an- job*, questa adesso bellissima 'Galleria Sabauda ì piemontesi se la sono in gran parte meri tata per la loro azione gene rosa? Pensiamo di sì. Qui, in questo atrio elegante, accogliente, luminoso (luce, finalmente, e senso di vita in questa già tetra e disadorna Galleria!), il grande ritratto equestre di Carlo Alberto di pinto nel 1834 da Horace Ver net, il busto di Vittorio Emanuele II scolpito da Camillo Torreggiane e infine la testi monianza dell'opera ìegli enti torinesi, compendiano, fra donatori e cooperatori, l'intera storia di un prezioso museo fino a ieri troppo abbandonato nell'angolo che si dice meno « artistico > d'Italia, e che da oggi invece, così gradevolmente trasformato, speriamo divenga nuova attrattiva di un turismo intelligente. La Galleria Sabauda è infatti irriconoscibile. E' merito dell'architetto Piero Sanpaole{si, docente universitario e so' pretendente alle gallerie e al monumenti di Pisa, e progettista di questa trasformazione, aver riconfermato l'irrazionalità, sotto ogni aspetto, di sale alte metri 11,80 ch'era impossibile adeguatamente illuminare, riscaldare, refrigerare per mantenerle alla temperatura costante adatta alla buona conservazione di antichi delicatissimi dipinti; e d'aver quindi impostato il suo progetto sul Criterio d'una divisione in due piani dell'esagerata altezza degli ambienti: in modo da raddoppiare le superaci godibili lungo le pareti per l'esposizione dei quadri, ricavando due nuove piante diversamente studiate secondo il presupposto della miglior presentazione dei più importanti « nuclei » della pinacoteca: quello preziosissimo flam mingo-olandese, quello della pittura antica piemontese dallo Spanzotti a Gaudenzio Ferrari, quello delle grandi tele venete dal Veronese a: Bel lotto e al Tiepolo; e nel con tempo badando alla sistema zione. a parte — secondo la volontà del donatore — della molto varia di pitture, sculture, mobili, avori, oreficerie, collezione di Riccardo Guali no, sette piccole sale di cui con gusto oculatissimo si è particolarmente occupato l'architetto Alessandro Protto S'intende che un ':osì completo rifacimento della Galle-ria comportava una lotale rimodernatura tecnica della Galleria stessa: sistema d'illuminazione, aria condizionata per una temperatura costante invernale ed estiva (chi non ricorda il gelo del gennaio e la soffocazione dell'agosto alla < Sabauda >?), ascensori per il pubblico, e via dicendo; ed insieme la soluzione di ardui problemi museograflci, resi più complessi dai vincoli architettonici imposti dalle originali strutture dell'antico pa lazzo del Guarini, già Collegio dei Nobili e poi sede dell'Accademia delle Scienze: si veda „ione ad esempio l'elegante risolvimento dell'ambiente che collega la Galleria con la costruzione guariniana che compete all'Accademia, ambiente che con accortezza la Gabrielli ha fornito d: raffinate sculture, dal Duquesnoy ai Collino. Ed è stata, circa codesti problemi, qualche disparità di vedute fra l'architetto progettista e la direttrice della « Sabauda > a creare talvolta difficoltà durante l'esecuzione dei lavori, e a condurre in fine ad alcune soluzioni di compromesso che potranno — come nel salone dei fiamminghi-olandesi — in un secondo tempo esser migliorate; pur conservando il concetto generale della presentazione, che ci pare ottimo pei l'agio ch'essa dà di un raccolto godimento di tanti capolavori. Infatti il loro collocamento, proposto dal Sanpaolesi, su una serie di paretine variamente colorate, sorrette da piedritti metallici e con disposizione labirintica al centro del salone, risultava fastidioso, incongruente con la qualità altissima dei dipinti (naturalmente tutti scorniciati...) che venivano come avviliti da quell'allestimento adatto, se mai, a una mostra temporanea di pitture modernissime, ma non alla contemplazione ' delle straordinarie opere di Van Eyck, Van der Weyden, Memling, Petrus Christus, Van Orley, Rembrandt, Saenredam, Koninck, Sellaer, Bruegel, Dou, Potter, Fabritius, Van Dyck, e altri sommi. Bene perciò ha fatto la Gabrielli, valendosi della sua autorità di direttrice della Galleria, a sbaraccare all'ultimo momento quel labirinto per tornare, con l'aiuto dell'architetto Protto, a una dei dipinti più tradizionale, che, ripetiamo, potrà ancora esser ritoccata qua e là specie in quella sorta di < sacrario > centrale che accoglie alcune gemme fiamminghe-olandesi. E in genere la Gabrielli è da lodare per la sua resistenza ad uno pseudo modernismo museografico, che del resto sta già per essere superato. Bilancio di questa imponen te trasformazione ch'è costata quasi mezzo miliardo? Non 31 può tacere certi errori di prò gettazione, irrimediabili, co me la strettoia lungo la quale . „ione rinto per todell'architettradizionale,potrà ancorqua e là spta di < sacraccoglie alcminghe-olanla Gabrielli sua resistenmodernismodel resto stsuperato. Bilancio dte trasformaquasi mezzopuò tacere gettazione, me la strett s'inizia la visita (criterio del Sanpaolesi era che il pubblico dei visitatori va < distillato >: e chi sa perché?) attraverso le otto successive salette dei Primitivi, dei quattrocentisti toscani, dei cinquecentisti lombardi, del Bronzino, del Sodoma, fino all'Argenta, al Cambiaso, al Lomi. Ma l'impressione generale, di ordine, chiarezza, visibilità, e fino a un certo punto di buona circolazione, è ottima; ed il saluto che dà all'ospite l'originale atrio aperto in alto dal grande oblò ovoidale, è davvero simpatico, invitante. E poiché sùbito dall'ingresso si scorge, là in fondo a un'immensa sala che servirà anche per le conferenze, la celebre ancóna di Macrino d'Alba dipinta per la Certosa d'Asti nel 1498, quest'ospite è avvertito che la Galleria Sabauda, se abbraccia un meraviglioso panorama che va dall'Angelico al Mantegna, è tuttavia lo scrigno di un'arte piemontese che Ci giorno in giorno sale nella valutazione della critica Galleria della quale oggi, nel suo nuovo aspetto, ed anche per merito dei mirabili restauri e ripulimenti del Patrito, possiamo finalmente apprezzare l'eccezionale ricchezza, finora misconosciuta: tanto più che la stupenda donazione dì Riccardo Gualino (per la stele votiva cinese della Dinastia Wei pare che il museo di Tokio abbia offerto 800 milioni) ancora ne accresce lo splendore. Marziano Bernardi -== FINALMENTE UNA SEDE DEGNA PER LA PINACOTECA TORINESE e=-

Luoghi citati: Asti, Italia, Tokio