Milioni di tonnellate sono senza acquirenti di Ferdinando Di Fenizio

Milioni di tonnellate sono senza acquirenti La crisi europea del carbone Milioni di tonnellate sono senza acquirenti Le recenti decisioni del Comitato dei Ministri dei Sei Paesi associati alla Comunità Europea per il Carbone e l'Acciaio (C.E.C.A.) — con le quali, temporaneamente almeno, fu respinto un progetto che avrebbe autorizzato l'Alta Autorità a misure dirette per restringere le importazioni europee di carbone, imponendo quote massime alle imprese produttrici — hanno destato una serie di commenti disparati. Menomazione dell'Alta Autorità della CE. C.A.? Imminente riforma dell'ente voluto da Roberto Schuman ? Crisi generale dell'europeismo ? Ponendo questi interrogativi ci si spinge troppo lontano. L'interpretazione corretta è probabilmente ben più modesta. I ministri hanno voluto soltanto manifestare i loro dubbi sull'efficacia di certe misure proposte per superare davvero la. crisi .carbonifera europea. Tuttavia, per giungere a queste conclusioni, è indispensabile fare un passo indietro ed avanzare alcune cifre, precisando inoltre i termini delle questioni che, per settimane intere, hanno schierato su opposti fronti i Ministri dei Sei e l'Alta Autorità. * * H carbone europeo, va premesso, è in crisi di sopraproduzione. Nell'ultimo trimestre del '58 le miniere hanno prodotto 61 milioni di tonnellate, nel primo trimestre del '59 60 milioni. Le previsioni per il secondo trimestre del '59 avanzano una cifra di 62 milioni di tonnellate. Ma le vendite sono parecchio al di sotto di quei totali. La concorrenza degli oli minerali e dei gas naturali e quella dei carboni americani, resi più a buon mercato dalla diminuzione dei noli, sottraggono consumatori. La lieve recessione europea ha fatto il resto. Di conseguenza le scorte di carbone invenduto, a bocca di miniera, erano pari a 1,6 milioni di tonnellate alla fine del terzo trimestre del '58. Salivano a 3 milioni di tonnellate a San Silvestro dello scorso anno. Si dice che, a fine marzo '59, esse abbiano anche superato i 4 milioni di tonnellate. L'economia del Nord-Europa, ma soprattutto quella belga, ne risente. Le agitazioni operaie, contro i licenziamenti e la riduzione degli orari di lavoro, hanno avuto aspetti anche drammatici nelle ultime settimane. * * In queste circostanze l'Alta Autorità, presieduta dall'ex-sindacalista Finet, ha proposto "in varia forma un programma di interventi diretti. Si doveva innanzi tutto dichiarare lo stato di « crisi manifesta », ai sensi dell'art. 58 del Trattato. In seguito a ciò, l'Alta Autorità avrebbe potuto restringere le importazioni di carbone americano in Europa e stabilire, fra l'altro, quote massime di produzione per le miniere, in modo da permettere un celere smaltimento delle giacenze. Questo piano fu respinto una prima volta il 5 maggio- scorso. Modificato, fu respinto una seconda volta il 15 maggio dai Ministri dei Sei a Strasburgo. Votarono a favore del piano Belgio, Olanda e. dopo qualche esitazione, il Lussemburgo. Votarono contro, la Francia, la Germania e l'Italia. Le ragioni del voto dell'Italia non debbono cercarsi lontano. Il nostro Paese ha, fra l'altro, indubbio interesse ad importare carbone dall'America, all'attuale livello dei prezzi. Ma perché Francia e Germania non approvarono il progetto? Scarsa solidarietà verso l'economia belga? Non si direbbe. Il Comitato dei Ministri approvò aumenti di crediti da 2 a 5 milioni di dollari per indennità supplementari ai disoccupati; approvò altri crediti, per un miliardo di franchi, alle imprese belghe, al fine di assisterle nel loro processo di riorganizzazione, ecc. Può darsi si tratti di avversione verso provvedimenti dirigistici. Non si esclude, infatti, che questa premessa abbia in qualche modo pesato sul voto della Germania occidentale (tuttavia duramente colpita dalla crisi carbonifera). Ma soprattutto deve avere determinato le recenti decisioni, il fermo convincimento che la crisi presente dell'industria carbonifera europea non sia di natura congiunturale, ma strutturale. Onde non si possa di certo curare con i « pannicelli caldi » della manovra dei dazi doganali o dei contingenti di produzione o di importazione, ma debba essere affrontata con più severe misure riorganizzative per questo intero ramo produttivo. Esse, sacrificando risolutamente i rami secchi, dovrebbero porre il carbone delle restanti miniere in grado di competere con gli olì minerali, i gas naturali, eccetera. Si otterrebbe, forse, questa drastica riorganizzazione se le imprese non fossero poste risolutamente in cospetto con la dura realtà, non ovattata da provvedimenti transitori? Codesti sono stati indubbiamente taluni dubbi espressi alcuni giorni fa a Strasburgo. Di conseguenza i Ministri dei ci ■ i ■ ii ii ■ ii i ii ■ 111 in i iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Sei hanho incaricato l'Alta Autorità di elaborare un piano approfondito per rinnovare strutturalmente l'industria carbonifera belga, disponendo che lo stesso sia loro presentato entro quattro mesi. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Roberto Schuman