Un senso di vera vita di Enrico Emanuelli

Un senso di vera vita Un senso di vera vita Molte volte di fronte ad uni davvenimento grave ed estremo, come può essere la scomparsa d'una persona eccezionale, ci si sente pervasi da sensazioni che possono sembrare lontane e in contrasto con l'avvenimento che le suggerisce. Infatti certe volte la scomparsa d'un uomo, dopo il primo attimo di smarrimento, tramanda soltanto un impeto di vitalità insieme orgoglioso ed insospettato. * * Andai a rendere omaggio ad un mio amico, che la morte aveva colto all'improvviso durante la notte. Questo amico, che ripenso con affetto c con gratitudine, si chiamava Renato Birolli, era un pittore e lascia dietro di sé trent'anni di lavoro non certo inutile. L'avevano già adagiato- su un basso divano, era vestito di blu scuro, vedevo le sue mani l'una sull'altra ed entrambe posate sul ventre. Un mazzo di fiori era stato deposto ai piedi del divano. E alle pareti, in quella stanza dove avevano tolto i mobili utili a chi vive, ma tanto assurdi per chi non ne ha più bisogno, erano appesi molti suoi quadri; ed altri erano stati messi per terra, sul pavimento, appoggiati contro i muri. Quei quadri, di epoche diverse e che riflettevano i vari, periodi degli entusiasmi e del lavoro di Renato, li conoscevo da molto tempo. Su quei quadri spesso avevamo discusso a cuore aperto, felici nel trovarci d'accordo o puntigliosamente divisi dal contrario parere. Ma quel mattino passai attraverso una esperienza che la morte stessa sollecitava con la sua inesorabilità; e, appunto, la sollecitava verso qualche cosa di, vitale, di sicuro, di ben definito. Guardavo le mani di Renato: erano forti, grosse come quelle di un artigiano. Erano le mani che avevano toccato quelle tele di cui era piena la stanza, che avevano stretto i pennelli per mettere sulle tele i colori. Guardavo il suo volto, un po' chiuso e ricordavo il suo modo di atteggiare il mento, la bocca e gli occhi durante le discussioni: mi sembrava, quasi sempre; un abile assaggiatore di vini che, dopo una sorsata, sta qualche attimo in silenzio, col mento alto, la bocca chiusa, gli occhi fissi su un punto; e, in quegli attimi, così raccolti e misteriosi, prepara il verdetto. Anche Birolli faceva così; ma poi per lui si trattava d'una sentenza sul modo di intendere, giudicare e amare la pittura Non mi importa che oggi questa sua pittura piaccia o non piaccia. Molti giurano sulla sua validità, altri tentennano il capo dubbiosi, ma ritengo abbiano torto. Egli, con la sua ultima pittura, non esprimeva soltanto se stesso, ma anche un momento dello spirito umano, che ha uno svolgimento continuo e che non sopporta salti o vuoti. Bisognerà pure documentare simile svolgimento a chi verrà dopo di noi e allora tutte le idiosin crasie si placheranno, o si faranno almeno storiche, e cosi anche l'opera di Birolli /avrà il suo posto Ma quella mattina, di fronte a lui morto, ogni polemica perdeva subito di significato. Guardandolo immobile, nella posa con cui la pietà umana lo consegnava all'eterno, provai l'entusiasmante sensazione che la sua vita non si conchiudeva, non precipitava di là d'un termine tenebroso e silenzioso. Al contrario: dalla immobilità della morte egli tramandava ai suoi quadri una nuova vitalità, dava loro più mistero e nello stesso tempo più chiarezza, permetteva finalmente di ammirarli come continua testimonianza di vita. Non sono cose estremamente nuove, ma soltanto cose che vedevo nel momento stesso in cui si manifestavano a me, in quella stanza, davanti all'amico morto: e così sentivo che la scomparsa fisica dell'artista coincideva con una nuova esistenza altrettanto fisica, materialmente valutabile. In ogni opera d'arte, rivolta per pacifico consenso alla spiritualità, esiste sempre una presenza e, persino, una prepotenza fisica: soltanto gli sciocchi possono negarla. E quella mattina, guardando i colori che Renato aveva messo sulle tele, i suoi azzurri lombardi, i suoi gialli paesani, certi grigi perla lucenti e certi ditirambici verdi adoperati con fantasia irrequieta, insomma tutti quei colori generosamente rivolti a ricreare il creato naturale, li sentivo vivi come mai mi era capitato prima. Acquistavano forza, prendevano risalto in modo nuovo: cominciavano a vivere per conto loro e a mostrare tutti i loro incanti. * * Pensavo di non dover parlare di queste cose rinchiuse quasi nei mici fatti personali quando un'altra morte mi ha persuaso che tali sensazioni possono — e dirci devono — essere di tutti. E' dell'altro giorno la morte violenta di Renato Caccioppoli, ordinario d'analisi matematica, algebrica e di calcolo infinitesimale all'Università di Napali. In quella Napoli, che sa loo mtovvè dinlopddosogruppmnsemigncezti dare un soprannome a tutti co¬ loro che si distinguono nel bene o nel male, nella scienza o nella mafia, Caccioppoli era conosciuto come « o genio ». Leggendo la storia della sua vita si intuisce come egli si trovasse a disagio in un mondo che è indirizzato all'intruppamento di massa. Il suo fervore diffuso in tante iniziative, in infiniti colloqui con borsaioli o con gravi professori; ed i numerosi episodi che ora lo fanno premiato dall'Accademia dei Lincei ed ora lo fanno tanto povero personaggio che un barbone un giorno gli dà in regalo dieci lire, riportano alla nostra fantasia un'immagine complessa. Ma sopravviene la sua morte e, all'improvviso, questa notizia e le molte altre che la seguono fanno di lui un personaggio consegnato all'ammirazione e all'amore di molti, che prima lo ignoravano. I suoi libri, che hanno per noi profani agghiaccianti titoli come questo : « Teoria delle equazioni sia ordinarie che parziali derivate », oppure quest'altro: «Teorie delle funzioni di plectpqcedsmmcrttrdnbcmmg più variabili complesse », lo isolano in un mondo quasi segreto e inaccessibile; ma la sua morte ce lo restituisce immediatamente pieno di una vita che tutti possono comprendere e sulla quale forse qualcuno potrà anche meditare. * * Soltanto la morte dà vero pesci e significato ad una vita? Il mondo è ricco più di quanto non si creda di personaggi ignoti o, meglio, ignorati da noi che formiamo il gran pubblico dei loro contemporanei e che cominceranno a vivere dopo la loro morte in una finale, ma giusta valutazione. Come è vero il contrario:' il mondo d'oggi è invaso da uomini noti, anzi notissimi a noi che formiamo il gran pub blico dei loro contemporanei e che cominceranno davvero a morire nell'attimo stesso in cui moriranno. Non e un povero giuoco di parole di sapore lapalissiano e non è nemmeno la riprova del detto: «Il tempo . galantuomo». E' soltanto la prn va che noi sovente non siamo galantuomini. Enrico Emanuelli

Persone citate: Birolli, Caccioppoli, Renato Birolli, Renato Caccioppoli