Tre studenti si confessano

Tre studenti si confessano Tre studenti si confessano Il figlio di un operaio: tenace impegno di ogni giorno per ottenere l'esenzione dalle tasse e la borsa di studio - Critiche al liceo scientifico di un ragazzo ricco - « Non sono mai stato un allievo modello, ma la scuola non mi ha aiutato a diventarlo» Un professore e un maestro hanno raccontato su « La Stampa » la loro vita, e hanno parlato della scuola. Oggi ■ tre studenti ci espongono difficoltà, opinioni, critiche. Tre punti di vista diversi, tre brevi confessioni. Ho 17 anni, frequento la IV liceo scientifico. Mio padre è operaio: guadagna da 50 a 60 mila lire al mese. Abbiamo il fitto bloccato, una radio, nessun elettrodomestico. Mi rendo conto dei sacrifici dei miei per farmi proseguire gli studi: alla mia età dovrei già dare un contributo In casa. I miei se ne privano in vista del mio futuro e affrontano per me spese e privazioni. Cerco di ricambiarli come meglio posso: studio con tenacia, e finora sono sempre riuscito ad ottenere, con la media dell'8, l'esonero dalle tasse e in più una borsa di studio che mi serve per i libri e le spese di tram: in tutto da 55 a 60 mila lire all'alino. Ix> studio mi tiene occupato tutta la giornata, a volte sino a tarda sera; ma per conservare la media necessaria all'esonero devo applicarmi con impegno a tutte le materie. Mi restano libere poche ore alla settimana; allora mi dedico al mio hobby (e chi non ne ha?): la missilistica. Il mio sogno è dj diventare Ingegnere: durante il Politecnico spero di poter dare molte lezioni di matematica, così comincerò ad aiutare i miei genitori. Perché ho scelto il liceo scientifico? Perché 1 programmi sviluppano ampiamente la parte umanistica (che io ritengo Indispensabile anche a coloro che si indirizzano verso attività tecniche), pur puntando decisamente su materie scientifiche. Molti miei coetanei hanno fatto la stessa scelta: perciò le aule sono troppo affollate, gli interrogatori scarsi, il controllo della disciplina non sempre efficiente. E' l'unico appunto che posso fare al mio liceo. * * Ed ecco l'opinione di w ragazzo ricco, perii quale la scuola è solo problema di studio, senza complicazioni di indole' economica: Tra due mesi darò l'esame di maturità scientifica: non mi fa paura, perché sono abbastanza preparato. Temo piuttosto il dopo. Esco da queste scuola riportandone ■ un'impressione generale di serietà; non è difficile, ma richiede molta applicazione. Non va però esente da critiche. Programmi troppo vasti, un enciclopedismo che ha scoraggiato in me, come in tanti altri, interessi particolari che. la scuola dovrebbe suscitare in vista della scelta universitaria e quindi della professione. Mi sembrano scarsamente sviluppate le materie scientifiche, e anche quelle filosofiche. I laboratori sono pochi per scolaresche numerose e non permettono agli studenti di eseguire personalmente le esperienze. E poi troppo latino, una materia che allo scientifico si continua a studiare malissimo e per moltissime ore. Gli studi umanistici fini scono per occupare la maggior parte del tempo di lezione: che differenza sostanziale c'è dal liceo classico? Un'ultima critica: il modo irrazionale con cui vengono insegnate le lingue moderne, bagaglio indispensabile dei aiiiiiiiiiiiiii:iitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiTiiiiiiiiiiiii tempi moderni. La mia grammatica dice «le scuole non devono preparare né camerieri, né ciceroni ». Benissimo, ma come si può intendere il linguaggio elevato, se non si conosce quello elementare? D'altra parte, andando in Inghilterra, dovremo parlare la lingua di Shakespeare per -ordinare una bistecca o per farci radere la barba? * * Riportiamo infine il parere di uno studente che non ama troppo la scuola: Sostanzialmente sono un bravo ragazzo. Anche abbastanza educato, sebbene i miei siano d'opinione diversa. Nella mia famiglia (madre e padre Impiegati dell'industria) regnano l'armonia e il benessere. Unico neo, la mia costante mancanza di volontà nello studio. Ho 21 anno e sto per diplomarmi ragioniere. Gli inizi sono stati difficili e incerti. Ero Iscritto all'Istituto Industriale. Il primo anno fui re¬ niimmiim:i!imii!inniiiMm!;iniiimiiimii!i spinto: amavo troppo il gioco del calcio. Da uomo pratico mio padre decise all'istante di mandarmi a lavorare. Devo alla mamma di essere tornato sui banchi di scuola. Bene o male arrivai al terz'anno: continuavo a giocare al pallone, frequentavo compagnie che sulla scuola la pensavano come me: risultato, un'altra bocciatura. Fu il periodo più amaro: «Mandalo a lavorare!» dicevano tutti a mio padre. Fu ancora la mamma a intercedere. M'iscrissi all'Istituto commerciale: questi ultimi due anni sono trascorsi presto. Non perché sia diventato uno sgobbone; continuo a interessarmi di sport, vado a ballare. Ma finalmente, dentro di me è nato un certo senso di responsabilità. Non so che cosa ne farò del diploma: desidero soltanto ottenere un posto decoroso nella società. Non sono stato un allievo modello: lo confesso. Ma non posso dire che la scuola mi abbia aiutato molto. Guardo iimiiiiiitiMi!!ii!M^ indietro, a questi ultimi due anni: sarà disgrazia, non lo negò, ma sono capitato in una sezione dove alcuni insegnanti assumono spesso atteggiamenti di disinteresse, disertando tra l'altro le lezioni, un po' per malattia, un po' per i concorsi. Al mattino, invece d'inccmlnclare la lezione, leggono il giornale in classe. Abbiamo anche protestato con il preside. La risposta è stata: « Le nomine non dipendono da me ». Morale: alla vigilia dell'abilitazione, per alcune materie abbiamo svolto appena metà programma. Una considerevole parte degli allievi, anche, quelli che non ne avrebbero bisogno se le cose andassero regolarmente, sono costretti a prendere lezioni private. Per la mia famiglia non è un grave sacrificio, per altre sì. Non voglio far polemica. Desidero soltanto che la mia modesta esperienza sia tenuta presente da chi si attende dalla scuola chissà quali miracoli. ' II problema degli studi visto dai banchi di scuoia

Persone citate: Shakespeare

Luoghi citati: Inghilterra