La bandiera e il cuore di Guido Piovene

La bandiera e il cuore Cariasi dell' nomo jaioderiio La bandiera e il cuore Con l'articolo di Guido Piovene sulla civiltà atomica pubblicato ieri, e con questo di Carlo Bo che oggi pubblichiamo, ci pare di aver toccato i due punti estremi e più sensibili del mondo d'oggi: necessità di una conoscenza scientifica dell'universo che domini ogni evoluzione sociale e politica, esigenza di una libera fede, religiosa o laica, che favorisca l'attività e il coraggio Individuale e resista all'Invadente conformismo. Tra tali possibilità e incertezze si dcllnea lei crisi dell'uomo moderno. In una società sempre più disposta al facile oppio dei persuasori occulti e palesi, qual è il posto riservato all'individuo che non abbia rinunciato a pensare, a giudicare e a interpretare le cose? La lotta iniziata ormai da molti anni fra individuo e società, fra uomo libero e società guidata e regolata, sembra destinata a risolversi a favore della seconda. Di quell'uomo mitico, nato dalle speranze e dalle ambizioni dei grandi spiriti dell'Ottocento, resta ben poco; e quel poco appare agli occhi distratti e spietati della folla anonima e dei suoi padroni come un anelito donchisciottesco. Si aggiunga che la vittoria sopra l'individuo non va registrata soltanto su un piano, non si applica a una porzione dell'uomo: è una vittoria totale, a cui in diversa maniera hanno contribuito un po' tutti gli aspetti della nostra società. L'attacco all'individuo, all'uomo che crede di poter intervenire nel discorso ge nerale del mondo, è stato un attacco globale: è stata presa di mira la parte più alta, "a zona dell'intelligenza ma non si è dimenticato di portare la stessa costante rovina sul territorio del quotidiano, della realtà pratica. Alla distruzione di quel l'immagine alta dell'uomo corrisponde un'identica fu> ria di negazione per la par te minore. L'individuo ha ceduto ogni suo diritto all'uomo come numero, come tessera, come fedele o militante. Ciò che si è fatto contro il paesaggio, contro il volto delle nostre città, so prattutto contro le abitudini di libertà della nostra vita quotidiana è la prova, il riflesso di ciò che è avvenu to nel dominio dell'intelli genza, del pensiero e del l'arte. Non che di colpo si sia stabilito il deserto in casa nostra; ma è pur vero che quello che resiste e su pera la massiccia offensiva del gratuito, del provvisorio e dello sciocco raramente riesce a farsi distinguere o a toccare la superficie. Il gioco è stato passato; ora la mano spetta al gusto del l'anonimo, dell'indistinto. Naturalmente, sul piano alto, il rapporto assume un carattere molto più grave: la minaccia che incombe sul l'ultima frazione di libertà, di indipendenza dell'individuo e l'aiuto più consistente che si possa dare allo spirito di conformismo, di obbedienza cieca e di ripeti zione. Quale posto è riservato all'individuo nella co struzione del nuovo mondo? O, piuttosto, non si tratta di escludere l'uomo dal la voro comune, bensì l'uomo libero: chi non sia disposto a essere puro strumento di direttive, di lezioni che vengono dall'alto. In questo tutti i partiti si assomigliano e al proposito non lasciano alcun dubbio le confessioni dei delusi, degli scontenti, senza distinzione di parte e di religione. Può darsi che, in passato, sia stato dato all'individuo un potere eccessivo che l'individuo abbia dimostrato di non saperlo sfruttare, ciò non toglie che cg gi lo si sia escluso da ogni concreta operazione di rin novamento. Il posto dell'individuo viene costantemen te ridotto, diminuito dallo spirito di unità, dalla paura dell'eresia, insomma dal terrore dell'intervento del l'intelligenza. Esiste un fronte unico che va di \k degli schieramenti ideologi ci deliei parti in lotta, del le famiglie politiche che prò mettono la felicità a breve 1 scadenza ed è proprio il fronte contro l'inquietudine lo spirito critico, contro tutto ciò che nutre l'anima dell'individuo. Stando così le cose, la vittoria è decisa in partenza: la folla, meglio ancora lo spirito uniforme e conformista della folla, del numero organizzato ha ragione delle domande, delle proposte dei pochi. La famosa sentenza gidiana, alla fine del secondo conflitto mondiale, « Il mondo sarà salvato da pochi », ci appare piuttosto come una confessione di sconforto e di amarezza contro l'invadenza della folla anonima: doveva ' essere un invito, ma nessu¬ nimsrmtnqncsmdmqmlprpq no lo ha accolto. Neppure in letteratura, in arte, siamo indenni da questo sospetto : la tendenza è di correre alla ripetizione, alla morfinizzazione degli spiriti. Le sollecitazioni di rinnovamento vero mancano e quelle poche volte che ci sono, non ci vuol molto perché siano subito spente e soffocate. Lo spettacolo offerto dai mezzi sempre più ricchi di diffusione culturale, è estre mamente deludente : anche qui la consegna è di non muovere nulla, di lasciare le cose come stanno, e, so prattutto, di « fare quello che fanno gli altri». Si direbbe che le richieste del pubblico esigano proprio questo spaventoso e diabo lieo spirito di ripetizione e di paura, di sonno, per cui l'umanità miri a scambiarsi ogni giorno gli stessi idoli, fingendo di trovarli nuovi, utili, vivi. Nessun posto per il duo bio, per l'inquietudine, per tutto ciò che una volta co stituiva il tessuto stesso della vita spirituale e intel lettuale: pensate per un momento alla via crucis de gli uomini liberi che ad un certo momento hanno scelto una bandiera politica disposti a servire una causa. Sono di oggi le pietose ammissioni di due intellettuali francesi: quella dell'attuale direttore di Esprit, che è un cattolico, il Domenach, e quella di una militante comunista, la Desanti. E' di ieri l'autocritica di Edgar Morin, un altro cccrmlmticbngrvfiimiiinniiiiiiiimiMiiiniiimiMiiiiiiMiiiiiiinii comunista. Che cosa cono ? Dicono tutti la stessa cosa; denunziano la vittoria del più stupido conformismo contro i diritti della libertà intellettuale, la mancanza di ogni reale interesse per l'uomo. C'è, e còme evidente, un insanabile dissidio fra il cuore di questi uomini e la bandiera che avevano innalzato, in un giorno di grosse illusioni e speranze. Ma che cosa possono questi individui che hanno preferito gridare la verità?-Non vale illudersi, la loro influenza è minima. Chi sta attualmente vincendo al gio co non vede neppure queste vittime della violenza, dello spirito settario e del con formismo: non li vede, non vuole vederli. Gli basta vincere, non gli interessa per il momento costruire Tuo mo, cambiare la vita, in somma lottare per quegli ideali che pure sono il frutto dell'ansia e della passio ne di pochi, di chi ha ere duto nell'uomo. L'agonia dell'individuo <se gna anche il continuo sgretolamento della democrazia non c'è inquietudine, non c'è discussione. Eppure t(vegpplmrmlvp1tllnopportuno chinerei:,qual j^il compito dell individuo li- bero, quale il dovere del- l'intellettuale ? Rinunciare ! alla lotta o continuare a domandare, a proporre dei dubbi? Non c'è dubbio, il compito è di lottare, anzi di lottare soprattutto dall'interno. Soltanto cosi si vincerà questo stato crudele di agonia. * Carlo Bo iiiiNiM iiiiiniiiiiiiiiiii miiiiiiiiiimi

Persone citate: Carlo Bo, Desanti, Edgar Morin, Esprit