Un grande cantante lirico guadagna quattro volte meno di un asso della canzone di Gino Nebiolo

Un grande cantante lirico guadagna quattro volte meno di un asso della canzone Inchiesta comparata sugli introiti delle ugole d'oro Un grande cantante lirico guadagna quattro volte meno di un asso della canzone Gli artisti d'opera lamentano che la loro valutazione commerciale sia inadeguata ai tempi - Le risorse maggiori sono le tournées all'estero - Attività instancabile di Giulietta Simionato: quindici recite in due mesi - L'eccezione Callas (Dal nostro inviato speciale) Milano, 6 maggio. I cantanti lirici guadagnano meno dei cantanti di musica leggera. Davanti alle quotazioni dei menestrelli del microfono, Mario Cavaradossi e la povera Violetta impallidiscono dall'invidia. Pochi lo sanno, e quei pochi — se sono appassionati del melodramma — ne,sono indignati, gridano allo scandalo e al capovolgimento dei valori. In realtà nei grandi teatri d'oliera non è tutto oro quel che luccica. Comunemente si crede che un soprano o un tenore di grido, molto richiesto perché «/a cassettay, intaschi somme favolose e chiuda ti suo bilancio di fine anno con colossali depositi in banca. Se è vero per pochissimi artisti (e sole grazie alla loro attività all'estero, non in Italia), le cose stanno ben diversamente per la massa dei personaggi che si agitano sui palcoscenici nei tormentati panni di Lucia, Radames, Mimi e Rigoletto. Dopo l'ultimo Festival di Sanremo comparvero sui giornali, forse per la prima volta, le rimunerazioni dei divi della canzone. Fecero scalpore e gl'interessati si affrettarono a rettificarle, sia pure simbolicamente. Si disse che Modugno era riuscito a mettere insieme, in un anno, quasi mezzo miliardo di lire; ma senza scomodare questo « mostro sacro », che oggi nel suo am¬ ii[iiiiiiii[Liiiiiiifiiiiiii<:::'iiitiiiiiiiiiiiiiitiiri[i biente non ha praticamente prezzo, come non lo ha Claudio Villa, anche gli altri rinomati canzonettisti guadagnano somme enormi. Aurelio Fierro in una serata (una decina di brani) guadagna sulle quattrocentomxla lire, Nilla Pizzi duecentocinquanta, raggiunte anche da Tonina Tornelli, Achille Togliani cerca di superare le duecentomila lire; Natalino Otto in coppia con la moglie Fio' Sandons è sulle trecentomila, altrettanto Gino Latilla e la moglie Carla Boni. E non sono che i nomi di testa; quelli di secondo piano, una cinquantina, s0710 appena al di sotto. Calcolando che costoro si esibiscono quindici sere al mese, nel periodo buono fino a venti, che compaiono alla radio e alla tv e che incidono dischi a getto continuo, le cifre diventano davvero astronomiche. Vediamo le quotazioni dei cantanti lirici maggiori, i fuori classe. Maria Callas, ad ogni rappresentazione in Italia, incassa sul milione e centomila lire (come di recente nel < Ballo in mascheray). Un anno fa, per la movimentata <Norma> di Roma, quando troncò lo spettacolo a metà, aveva pre\tcso settecentomila lire. Ufficialmente però la grande artista figurava ■ di guadagnare di più: lo fanno molti, per ragioni di rivalità e di prestigio. All'estero i suoi cachets hanno assunto proporzioni gigantesche, iiii[iiiitiiiiii[iiiii iifiiitiiiiiiiiiiiiiiMiifiirn a r i a i i i e i i l o n i oa e i, ia rgo 11 o nniil e tse, Il a a negli Stati Uniti le sono stati offerti Cinque milioni per recita. (Ma gli incassi all'estero sono falcidiati dalle tasse, dagli inevitabili pedaggi agli impresari e alla pubblicità). Seguono la ' Callas il tenore Mario Del Monaco (un milione), il soprano Renata Tebaldi (da ottoccntomila a un milione), il soprano Antonietta Stella (no-, vv.ccntomila), il tenore Giuseppe Di Stefano (ottoccnto-novecentomila), il tenore Franco Gorelli (ottocentomila), il mezzo soprano Giulietta Simi07iato ( svttecentomila). Sono esclusivamente i soprani e i tenori, classici mattatori, che richiamano la folla e che producono i « tutto esaurito >: le loro sono parti che suscitano passioni. Quanto ai bassi e ai baritoni, anche se protagonisti guadagnano molto meno. I bassi Nicola Bossi Lemeni, Boris Christoff e Cesare Siepi sono sulle quattrocentomila lire, i baritoni Tito Gobbi e Aldo Protti sulle quattrocentomila, i baritoni Valdengo e Bastianini sulle trecentocinquantamila. La graduatoria dei massimi si ferma a questi nomi. Da costoro al gruppo dei primattori, le quotazioni scendono con un salto e sono nettamente inferiori agli introiti delle mezze-figure del mondo della canzone. Venti anni fa Beniamino Gigli otteneva venticinquemila lire per sera, che sono circa due milioni e mezzo attuali. Ecco che cos'è l'eldorado della lirica. Si obietterà che gh artisfi citati si esibiscono parecchie volte al mese, e quindi anche se i cachets non sono adeguati, alla fine il raccolto è cospicuo Non c'è un tenore o un soprano famosi che canti più'di cinquamta-sessanta volte all'anno. Stupisce l'attività instancabile e quasi frenetica di Giulietta Simionato: lavora con l'ardore di una ragazzina. In due misi ha interpretato < Carmen », <i Roma, Catania, Tokio e Milano, e a Vienna la « Cavalleria », una 5ui)idici)ia di recite in ses santa giorni (fra un paio di settimane tornerà alla Scala per c La pietra di paragone > di Rossini). La sua è una eccezione, un esempio unico di resistenza fisica. Alla lirica si arriva dopo lustri di studio. La Callas, che è giovane, ha incominciato a tredici anni. La Simionato per vent'anni è stata corista, com primaria, ha accettato umili parti, continuando a studiare e ad esercitarsi. Lo fa ancora, tutti i giorni, e non lei sola. Sulla base delle cifre espo ste, fatti i dovuti calcoli, si deve concludere che un gran de cantante lirico guadagna in media in un anno un quarto circa di quello che incassa un asso della canzone. Si dirà che anche per gli artisti Urici c'è la risorsa della radio, della tv, dei dischi. Radio e tv pagano poco e considerano pubblicità ogni esibi sione. I dischi sono appannaggio di quattro o cinque fra i più celebri, e la rivalità è tale che i compensi non soìio elevati come si crede. C'è chi ha calcolato che il massimo guadagno di un <bigy, fra rappresentazioni e disc)ii, sia di quarantacinquanta milioni (la Callas è fuori discorso). Gli altri del gruppo dei fuoriclasse sono sui venti-trenta milioni. Queste cifre devono però essere diminuite: il < mediatorato y, proibito dalla legge ma fiorente, porta via grosse fette. Le decine- di cantanti di se condo e terzo piano sono infinitamente più giù. E le masse dei comprimari, a poche migliaia di lire per spettacolo (esclusi quelli della Scala e di qualche teatro sovvenzionato, « comprimari hanno stipendi o cachets irrisori; risparmiano li soldo e guardano con terrore al giorno in cui la voce se ne andrà. A Milano, la casa di riposo < Giuseppa Verdi > è sempre molto popolata. Gino Nebiolo gè