Michele Cascella

Michele Cascella -e= MOSTRI: D'IRTE ==- Michele Cascella Dopo più d'una dozzina d'anni, Michele Cascella torna ad esporre a Torino, con abbondanza, entusiasmo, generosità com'è della sua natura: cinquanta pezzi fra dipinti ad olio, acquarelli e gouaches, alla Galleria Fogliato, in prevalenza vedute ed impressioni di Portofino dov'egli passa buona parte dell'anno nella pace d'una sua rustica casetta; ma anche motivi romani, parigini, campani, e dal Canton Ticino alla Brianza, da quell'instancabile giramondo ch'egli fu fin da quando, diciassettenne, da Ortona a Mare giungeva a Parigi per esporre al "Salon d'Automne", e che continua ad essere ora che s'avvicina ai settanta con la carrure e la freschezza spirituale d'un giovane. Ritorna a Torino preceduto dalla staffetta d'una bella monografia edita da «La Nef de Paris» e stampata a Milano dal Pizzi, con lesto di Georges, Pillement seguito da dodici splendide tavole a colori (e infatti, che cosa significherebbe una riproduzione d'una pittura di Cascella senza il colore, quell'impetuoso smagliante prepotente colore, ch'è parte essenziale del suo linguaggio figurativo?). E subito, contemplata alla mostra e rivista nella monografia a tavola II la Finestra a Portofino dipinta nel '57, ci vien spontanea la domanda perché mai una simile squillante immagine non la si veda riprodotta a migliaia d'esemplari e nel formato originale (cm. 146 xS9' in tutti i nostri unici all'estero di propaganda turistica, e magari nelle sale d'aspetto delle stazioni di confine, e sui cartelloni stradali che invitano a visitare la Liguria, a bearsi dell'azzurro del Tigullio, ed insomma delle dolcezze di questo Bel Paese cui accorrono le più famose donne straniere affascinate dall'idea del « peccato capitale ». Tanta, diciamo, è per la sua festosità cromatica e l'energia visuale la suggestione di questo felice quadropugno-nell'occhio. Ma gli Enti Italiani del Turismo, fatte poche eccezioni come quella torinese, conoscono la produzione dei nostri artisti? Ciò detto, sembra quasi superfluo insistere sul carattere eminentemente < ottico », naturalistico (nel senso che qui il dialogo fra il pittore e il motivo, e di conseguenza fra il dipinto e 11 riguardante, è spontaneo e semplice, aperto e cordiale, e che ogni problematicità, ogni dubbio, magari nani tormento son risolti non attraverso un'i"'eriore dia' lettici. niH sul piano dell'azione puramente tecnico-pittorica), di questa vivacissima rallegrante mo stra. se non l-rse per sottolineare che coi passar degli anni il colore di Michele Cascella s'è fatto tempie più plastico e, si potrebbe dire, « modellante », e d'una vigoria timbrica che tal volta tocca il clangore orgiasti co; e il temperamento meridionale, abruzzese, riaffiora nella qualità del mezzo espressivo. Ai motivi s'è accennato. Sul favore che la pittura del Cascella da mezzo secolo incontra presso i vari pubblici d'Europa non occorre spender parole: un favore che gli è conservato anche nel dilagare del conformismo astrattistico. Si può concludere ricordando un giudizio di G. B. Angioletti, del 1942: « Esiste una pittura della domenica; ma quella di Cascella noi la vediamo come una domenica della pittura»; ed accostandolo a quello d'oggi del Pillement: « On pourrait dire de' lui: Cascella ou la joie de peindre ». Cascella o la gioia del dipingere: è la verità. mar. ber.

Luoghi citati: Europa, Liguria, Milano, Ortona, Parigi, Portofino, Torino