Confessioni a pagamento di Enrico Emanuelli

Confessioni a pagamento Confessioni a pagamento Da qualche giorno anch'io ho letto, pubblicato su un settimanale, il racconto-rivelazione di Egidio Sacchi intorno alla morte violenta di Maria Fenaroli. Se, qualche volta, quella lettura mi 'orna alla mente, subito provo un fastidio, un disagio, qualche cosa che respinge e che urta. Sento una specie di pena per questa azione vicina alla volgarità perché non scaturita da nessun impcpo generoso o da un forte sentimento morale; ma alla fine anche tutto ciò potrebbe risultare utile: voglio dire come ammaestramento per altri. Giornalisticamente mi sembra un buon colpo e per due ragioni. Ecco la prima: sotto la precisa responsabilità di Egidio Sacchi si ha una prova generale dell'istruttoria di questo delitto. E poi si ha sottomano il racconto di chi fu testimone di molti episodi e sa (o dice di sapere) come il delitto nacque nella mente di Giovanni Fenaroli e come venne realizzato. Ed ecco la seconda: con il suo racconto, che non voglio credere ritenuto conveniente proprio oggi da interessi che mi sfuggono, Egidio Sacchi si mostra in una luce sgradevole e chiuso in una cornice molto misera. Quest'ultima è proprio la parte più utile di tutta la faccenda." Siamo in un'epoca di confessioni. Ben pochi sanno resistere alla tentazione di scriverle, o di farsele scrivere, e nel vasto catalogo hanno risalto gli assassini, gli ex-ergastolani, persino le ragazze squillo. Da tempo le confessioni fatte per vanità, per masochismo, per pubblicità, per inutile coraggio formano un libro intenso, ora comico e ora drammatico. Non è forse male che ci sia no simili confessioni; ma è sicuramente bene che si dica, co me sto dicendo, che i loro autori suscitano per lo più grande pena. Essi devono saperlo una volta per sempre: con le loro confessioni, concesse dopo di aver mercanteggiato il compenso, e certe volte offerte con insistenza, entrano in un quadro desolato e desolante. Manca lo scatto della verità, non c'è amore per la.,giustizia, denunciano tremende pigrizie morali, infine rivelano debolezze imperdonabili. Il caso che ho sottomano, proprio l'Egidio Sacchi che parla e, mentre parla, si lascia fotografare in poltrona corrucciato, sorridente, insinuante o conciliante, tocca l'evidenza didascalica. 1 giornalisti che lo hanno scelto, e mostrato, non potevano fare di meglio nel darci un esempio perfetto di faciloneria fredda e scostante. Il signor Egidio Sacchi ha pubblicato e si . è fatto retribuire il suo racconto, sottoponendosi cosi a un giù dizio e se qualcuno gli dirà che è bravo, accetti che qualcuno gli dica anche il contrario. * * Un delitto è azione limite, un traguardo estremo della nostra miseria. Ma vivere mesi e mesi con un delitto che nasce, che si sviluppa, che si organizza, che si realizza e tacere, non reagire, accettare in silenzio è un'altra azione limite della nostra debolezza morale. Chi vi riesce vuol dire che non ha impulsi generosi, rivela animo di succube e si mostra impotente di fronte al male che vede sorgere intorno a sé. Leggendo ora il raccontorivelazione di Egidio Sacchi ho principalmente pensato a queste cose; e poi ad altre. E queste altre cose sono" ora imbarazzanti, ora imprudenti, ora estremamente leggere per la persona stessa che le confida. Sono imbarazzanti perché mostrano un Fenaroli in cerca di una soluzione alle sue difficoltà economiche attraverso il suicidio (prima) e attraverso il delitto (dopo). Chi aveva nelle mani l'amministrazione degli af fari di Fenaroli, conoscendoli disperati, non sa suggerirgli la cautela, il risparmio, l'avvedutezza. Questo tale, che oggi si mette spontaneamente alla ribalta e si mostra alla curiosità del lettore, non capisce l'anormalità della sua situazione. Un giorno il padrone lo chiama e, su per giù, gli dice : « Sono assicurarci per cento milioni. Vado in macchina spesso. Mi rovescio e muoio. Voi riscuotete il danaro e fate onore al mio nome di industriale ». E lui zitto. Non muove un dito. E' incredibile, ma simili parole correvano tra una persona adesso in prigione sotto l'accusa di un delitto crudele e una persona che oggi vende ricordi di questo genere. Sono, poi, ricordi imprudenti. Leggendoli si può notare che il narratore oggi unto zelante, anlst persino prolisso, con un debole per le sceneggiature cinematografiche, ebbe dal suo principale una confessione circostanziata, piena di particolari minuziosi, direi puntigliosi, proprio perché niente rimanesse nell'ombra, di come era stato eseguito il crimine. E questa confessione grave, definitiva venne fatta nella dolce ora del mezzogiorno romano, camminando per strada « circa un mese e mezzo dopo il delitto ». Dunque, verso il 25 ottobre. Ma per un mese egli tiene per sé la confessione ricevuta, a quanto pare, senza impegno di tacere. Anche questa volta non c'è nessun impeto di ribellione, nessuno scatto di amore per la giustizia. Al contrario: il silenzio è perfetto e finisce soltanto davanti ad una casuale incriminazione per falsa testimonianza. Allora il narratore, spaurito, ritrova ala propria coscienza ». E' incredibile che anche questo diventi materia d'un racconto-rivelazione pagato con danaro .contante. Infine sono, per ora, episodi che sfiorano in più punti la leggerezza. Nella memoria di Egidio Sacchi tutto è chiaro, preciso, cronometrico e tutto è anche molto romanzo a fumetti: vuol dire che se la sbrigherà davanti ai giudici del tribunale se i prevenuti ci andranno. Per ora è una parte sola che parla e, parlando, rivela contraddizioni psicologiche, precari conteggi di ore e di orari, molti punti morti, che non sono ammissibili quando si punta il dito contro tre uomini e con quel gesto si indica loro la porta dell'ergastolo. E' incredibile . che un tizio, trovandosi in mezzo a faccende di questo genere, gravi e complicate, con alle spalle una puntigliosa istruttoria non ancora giunta al suo atto finale, parli con tanta disinvoltura e dietro compenso, senza nessuna ombra di angoscia, di cose che non dovrebbero dargli pace. * * Forse è bene che testimonianze del genere, tardivamente fatte ai giudici istruttori e prematuramente divulgate senza nessuna possibilità di controllo, siano materia d'articoli stampati. Anche questa è una funzione della stampa: infatti simili rivelazioni, concesse dietro pa gamento, mettono subito nella giusta luce un personaggio e lo mostrano tal quale è nella realtà quotidiana. Anche se quanto ha rivelato si dimostrerà tutte vero, egli non è certo un coraggioso accusatore, un imperterrito difensore della verità, il vendicatore impavido di una vittima. Ci si ritrova così, alla fine, davanti ad un cerchio che si chiude e quest'ultima debolezza del racconto retribuito illumina tutte le altre, che l'hanno preceduta. Enrico Emanuelli

Persone citate: Egidio Sacchi, Fenaroli, Giovanni Fenaroli, Maria Fenaroli