BANCA COMMERCIALE ITALIANA

BANCA COMMERCIALE ITALIANA BANCA COMMERCIALE ITALIANA Società per Azioni - Sede in Milano - Capitale sociale L. 2.450.000.000 interamente versato - Riserva L. 4.900.000.000 BANCA DI INTERESSE NAZIONALE AssGMXibles* gfGMiex*ale ordinaria, e straordinaria del 9 aprile 19S9 Presieduta dall'avv. Camillo Giussani, si è tenuta giovedì 9 aprile, in Milano, l'Assemblea generale ordinaria e straordinaria degli Azionisti della Banca Commerciale Italiana. Dopo che il Presidente, con commosse espressioni, ha commemorato il Vice-Presidente cav. gr. cr. dott. ing. Bernardino Nogara, deceduto nel novembre dello scorso anno, l'Am'ministratore Delegato dott. Raffaele Mattioli ha dato lettura della seguente Relazione del Consiglio di Amministrazione SIGNORI AZIONISTI. l'esercizio sul quale ci accingiamo a riferirvi si è svolto in un anno di brusche alternative e di inattesi ricuperi: si è chiuso, sì, con un risultato positivo e « progressivo », ma solo a prezzo di una vigilanza tanto accanita e guardinga quanto, al tempo stesso, decisa e coraggiosa. Una sicura interpretazione dell'andamento, economico del 1958 è di una scabrosa imbarazzante difficoltà: confessiamo che per noi non è fino ad oggi a rigore possibile. Come tutti i periodi scossi e segnati da anomalie e da disturbi, l'anno testé finito rivelerà il suo vero volto solo nella prospettiva di un altro anno o due. Solo allora si potrà vedere il genuino significato di oscillazioni chiarissime nelle cifre, ma ambigue nella portata e nella direzione finale. Solo allora si potrà accertare, per esempio, se i lievi incrementi registrati dagli indici di produzione rappresentino l'ultimo slancio illanguidito di un progresso in via d'esaurimento o non siano piuttosto il segno vittorioso d'una tendenza inarrestabile anche in avverse circostanze, l'indice della < insommergibilità > del nostro progresso economico. Solo allora si potranno misurare, e pesare gli uni contro gli altri, i vantaggi e gli incomodi di fenomeni quasi senza precedenti (e quindi senza una controllabile spiegazione), come quelli verificatisi nella nostra bilancia dei pagamenti e nel nostro mercato monetario. E solo allora risulterà chiaro se il rallentato ritmo d'incremento del reddito nazionale nel 1956 sia anch'esso un segnale di saturazione, un sintomo di reumatismo, o soltanto un normale, fisiologico « avvallamento » destinato a fisiologicamente colmarsi nel gioco delle medie. Naturalmente queste riserve che formuliamo per scrupolo critico non ci hanno impedito di farci una nostra opinione e di muoverci seguendo una nostra direttiva; e tutta la nostra azione lo dimostra, come lo dimostrano i risultati che abbiamo ottenuto. Potremmo anzi dire di più, e mettere in rilievo come il relativo, ma fermo «ottimismo» manifestato nella nostra relazione del marzo 1968, in contrasto con il malumore e le ansie allora dilaganti, sia stato convalidato a breve scadenza dai fatti e dalle statistiche dei fatti, se mai tenessimo a procacciarci, contro ogni nostro sano proposito, la fama aleatoria e arrischiata dell'astrologo. Ma preferiamo, come abbiamo sempre preferito, giustificare ciò che si è fatto con quanto era succeduto prima, e non dopo: mostrare la incita, razionalità piuttosto che la sorte fortunata, delle nostre azioni. Per quanto nel nostro mestiere si parli molto di fiuto, di intuizione, di sensibilità e di arcana preveggenza, persistiamo a dare maggior peso all'esame attento delle cose: e questo esame ci porta a riconoscere che veramente non mancano, nemmeno oggi, elementi e fattori che inducono alla cautela. Non pensiamo tanto, dicendo questo, ai settori notoriamente in difficoltà da più o meno lungo tempo, e nemmeno a quelli, oggi ancora atti vissimi, che però vedono profilarsi una minaccia di afflosciamento quando siano esaurite le ordinazioni in corso. Pensiamo piuttosto agli aspetti più brillanti della situazione, a quelle cifre che a prima vista parrebbero generose di conforto e di speranza, e che pure non riescono a darci la riposante soddisfazione che nasce come limpido riflesso d'una fiducia pienamente fondata. La più importante, perché la più comprensiva, è certo quel la del saldo attivo della nostra bilancia dei pagamenti, e del conseguente aumento delle nostre riserve valutarie. Quando l'anno scorso constatavamo con compiacimento non del tutto scevro da inquietudine, che quel saldo si era quasi triplicato, passando dai $ 100 milioni nel 1956 ai $ 286 milioni nel 1957. non pensavamo certo che nel 19 i8 esso a: oaiebbc ancora triplicato, raggiungendo circa ? 800 milioni, e portando così le nostre riserve valutarie a $ 2.222 milioni, pari grosso modo ai due terzi della circolazione monetaria e a più di otto, mesi di importazioni. I fattori Ji questo indubbio miglioramento Pino abbastan za chiari. Le espoi [azioni si son mantenute praticamente invariate, nonostante la de pressione che ha afflitto alcuni Paesi che eran tra i nostri migliori clienti e nonostante la mancanza di quelle partite straordinarie che avevan dilatato insolitamente le esportazioni del 1957. Per contro, al posto di quel le « liquidazioni speciali » d giacenze agricole in pericolo di deperimento, che è improbabile si ripetano, si sono sviluppate le forniture, non solo di semilavorati e di merci destinate alle industrie (lamina ti, prodotti siderurgici, leghe e polveri di metalli, cuscinetti a sfere, concimi e altri prodotti chimici, benzina e altri deri vati del petrolio), ma anche di attrezzature e d'impianti completi (macchinari per le industrie agricole e grafiche, ap parecchi elettrici e non-elettrici, autoveicoli, natanti, ecc.). Queste forniture ed altre della stessa specie, e per importi anche più cospicui, attualmente in corso di esecuzione, sono slate possibili grazie alle dila zion: d: pagamento che anche l'Italia, premuta dalla concorrenza degli altri maggiori esportatori, ha dovuto consen¬ tire, e che ha potuto concedere di fatto perché, esauriti i fondi a disposizione del « Mediocredito » e d'altri enti specializzati, le banche di credito ordinario hanno concorso ad integrare o a rendere possibile il finanziamento avendo riguardo alla natura sostanzialmente commerciale dell'operazione piuttosto che alla sua durata a termini di contratto. Le importazioni sono costate al Paese un buon ottavo meno che nel 1957, sia, e soprattutto per la persistente debolezza dei prezzi di molte materie prime, sia per il ribasso dei noli sia infine per il minor fabbisogno di frumento e per minori, ma non trascurabili, contrazio ni nei rottami, nel carbone, nelle lane, nel cotone, nella gomma, nella ghisa, nel rame e in qualche altro prodotto di massa, che compensavano largamente le maggiori importazioni d'altri prodotti alimentari (granoturco, banane, caffè, carni, pesce) e industriali (minerali di ferro, petrolio greggio, legno, ferri e acciai laminati). Migliorate anche le ragioni di scambio, il « deficit » della bilancia commerciale si è ri dotto così d'un 40 per cento circa. Le partite « invisibili » dal canto loro hanno migliorato il loro apporto, con punte de] 30 e più per cento di aumento nel gettito del turismo e delle rimesse (aumento in parte reale, in parte dovuto alla stabilità della lira, che ha tolto ogni convenienza alle vendite extra ufficiali di valuta). Gli aiuti governativi, come previ sto, si sono dimezzati, me quel mancato provento e sta to pressoché colmato nelle ci fre — ed è migliorato nella natura — da un più largo afflusso di prestiti e di investimenti. Il risultato ultimo è quello che s'è visto, e non occorre spender parole per metterne in evidenza gli aspetti positivi, diretti e indiretti, immediati e a più lunga scadenza. Vale piuttosto la pena di chiedersi: che cosa rappresenta per noi quel cumulo d'oro e di dollari? Non uno strumento di lavoro, come una volta le disponibilità raccolte sulla piazza di Londra, ma un baluardo a difesa e protezione della moneta nazionale, in quanto serve a sterilizzare, o meglio a congelare, un potere d'acquisto che non trova uti lizzo o sfogo immediato. Per ora quelle riserve poco altro ci rendono, se non un accrescimento di prestigio nel mon do, mentre all'interno dovrebbero sprigionare adeguate dosi di benefiche radiazioni, atte a rafforzare il tono dell'organismo economico e la fiducia nella assoluta convertibilità della lira. Il loro accumulo ha avuto sì, ed ha, un effetto leggerissi mamente defiatorio sul mercato internazionale, da cui riti ra (insieme ai cumuli recente mente formatisi anche in al tri Paesi) un'aliquota di do manda effettiva, ma anche un effetto potenzialmente inflatorio sul mercato interno, perché ogni dollaro che è entrato a farne parte è stato pagato in lire. Questo movimento divergente dei prezzi — tendenti al ribasso nel resto del mon do, al rialzo nei Paesi che ve dono dilatarsi le loro riserve — dovrebbe, secondo il meccanismo della teoria classica riportare le bilance dei pagamenti verso il loro equilibrio; ma questo meccanismo è inceppato da tanti fattori « arti flciali » (dazi, premi all'espor fazione, ecc.) e da tante circostanze accidentali (tendenze analoghe nei Paesi con cui commerciamo, e quindi reci proca elisione degli « scarti > motorio, che sarebbe ingenuo contare sul suo sollecito funzionamento. La ripercussione sui prezzi interni dell'aumento delle riserve è stata limitata. Sebbene nella situazione della Banca d'Italia la voce dei «debitori diversi», in cui si riflettono gli acquisti di divisa, si sia dilatata di 614,9 miliardi, la circolazione è aumentata solo di 147,1, e l'altra grande componente del complesso dei mezzi di pagamento a disposizione del pubblico, la moneta bancaria (c/c di corrispon denza), è cresciuta di 335 mi liardl, ossia dell'11,8%, mentre i depositi fiduciari salivano nello stesso periodo, di 685 miliardi, ossia del 20,2%. Nemmeno il ribasso del sas gio di sconto può essere interpretato come contraddittorio a questi sviluppi, perché, nel nostro sistema creditizio, le sue ripercussioni sono lente e moderabili a volontà: e, comun que, sono state indirizzate a finalità d'un altro ordine (ne discorreremo tra poco), non certo a stimolare un gonfia mento del credito. Risultato ultimo di queste spinte e controspinte è stato il formarsi di pozze di liquidità, il riempirsi a livelli difformi di recipienti e serbatoi senza comunicazione, se non a senso unico, tra l'uno e l'altro quindi con qualche fenomeno «lagunare » e qualche sintomo di impantanamento: una situazione ambigua e paradossale, per cui si è potuto discorrere di coziosa» liquidità, — oziosa, oseremmo insinuare noi, come il < desocupado » lettore invocato da Cervantes per il suo Don Chisciotte; e si è magari potuto additare nella mole delle riserve valutarie un quissimile alla folta capellatura che trasse a perdizione Assalonne. Certo è che nel contrasto tra i diversi aspetti della congiuntura, che nasconde il nocciolo dell'accennata difficoltà di interpretazione, si è avuto solo uno sporadico, e mettiamo pure subitaneo, aumento della liquidità, manifestatosi, com'è logico, anzitutto nel conti delle banche, ma non in misura allarmante. Le banche avevan sopportato con sforzo la tensione monetaria degli anni precedenti: è naturale che per prime sentissero un certo sollievo nel rilassarsi di quella critica strozzatura: finalmente un po' di rugiada nei loro arsi calami. Ma si tratta di rugiada, e non di pioggie tropicali. Le c riserve primarie di liquidità » delle aziende di credito si erano mantenute fino a tutto il 1952 intorno al 10 % (media dei quattro trimestri). Nel 1953-54 scesero all'8 %, nel 1955 al 7, nel 1956 al 6, e nel 1957 alla patologica arsura del 5 e un quarto per certo. Secondo calcoli sufficientemente approssimati, nei primi tre trimestri del 1958 (il terzo trimestre è sempre il più liquido) sì sarebbe risaliti al 9 e mezzo per cento, livello quasi normale, che può sorprendere solo per la brusca rapidità con cui è stato ricuperato. Parallelamente, Il rapporto impieghi/depositi, che nel 19561957 aveva dato segni di alta tensione, sfiorando un indice del 74-76%, appare disceso, nei primi tre trimestri del 1958, a poco più del 71 %, che si stacca nettamente dal livello del precedente biennio, ma è sempre tutt'altro che basso. Nel complesso, una volta eliminate dal quadro le deformazioni ottiche che vi ha recato il forte aumento dei conti interbancari, spianate le duplicazioni e limate le punte stagionali, un aumento della liquidità v'è stato certamente, seppure maggiore nella liquidità contabile, misurata dagli indici tradizionali, che in quella liquidità effettiva, su cui deve essere concentrata l'attenzione nostra, e che è caratterizzata, più che da rapporti statici, dalla capacità delle aziende bancarie di continuare a far credito. Nel caso nostro, in particolare, l'aumento della liquidità « tradizionale » è ovvio, soprattutto nella voce dei Buoni del Tesoro e altri titoli di Stato, che è più che raddoppiata. Meno evidente, ma non meno reale, è la variazione della nostra liquidità dinamica: il volume del credito utilizzato presso le nostre casse, che è il solo che figura in un bilancio, non è cambiato gran che, ma quello del credito da noi accordato — sempre, com'è ovvio, su richiesta del cliente — ha avuto uno sviluppo più che adeguato (circa + 8,7 % ) a quella < normalità» di cui abbiamo constatato l'avvento da diversi anni ormai. E se la clientela, nel suo complesso, ha richiesto un maggior volume di crediti, pur non attingendovi immediatamente, ciò vuol dire che ha programmi di lavoro, propositi di sviluppo, iniziative in corpo, che si tradurranno in atti e in prelievi, alla prima favorevole occasione. Questo almeno è quanto la logica suggerisce e la ragione porta a credere, sebbene sembri non di rado contraddetto dalle trepide procrastinazioni di non pochi imprenditori cui non abbiamo certo lesinato il nostro appoggio. Non siamo quindi in grado di precisare quali saranno le « occasioni », né quando si presenteranno, e men che mai se saranno riconosciute per tali e sfruttate con la necessaria decisione. Ma è chiaro che, quando queste occasioni risolutive si producano, e tanto più se si produrranno simultaneamente, o con impulso trascorrente dall'una all'altra categoria, si verificherà una immediata pressione sulle nostre casse; anzi una doppia pressione, da parte dei clienti facilitati e da parte delle banche che ci hanno affidato fondi in attesa di impiego, fondi per esse di disponibilità più immediata di quelli ottenibili dalla liquidazione o dalla mobilizzazione del loro portafoglio titoli. A questa pressione, semplice o duplice che sia, ci siamo preparati appunto rafforzando la nostra liquidità, come suol chiamarsi, di primo grado. E' compito costituzionale e precipuo delle banche agevolare ogni ripresa dell'attività produttiva, e temperare la rigidità dei fenomeni economici (ingranati e concatenati tra loro con un coefficiente di elasticità espansiva, con un elemento dinamico che può essere volta per volta, molla, fermento, catalizzatore, fertilizzante. Che se poi il ritmo della ripresa, senza toglierle il carattere di sana e vigorosa normalità, dovesse farsi tanto sostenuto da privar di efficacia il gioco delle consuete nostre arguzie, non esiteremmo a sforzarci di sorreggerlo ugualmente con flessibile aderenza, ricorrendo, se necessario, anche al risconto. Non è certo per fare un gesto che la Banca d'Italia ha ridotto dal 7 giugno il saggio di sconto del 1/2 %, abbassandolo, così, dopo otto anni di immobilità, ad un livello che ebbe solo un lontano sporadico precedente. Lo ha fatto per inse rire anche l'economia italiana in una tendenza manifestatasi in tutti i principali Paesi, e più specificamente per contrastare qualche sintomo recessivo che era affiorato nel primo semestre dell'anno e per frenare qualche cedimento locale o settoriale: in una parola, per contribuire anch'essa a ridar maggiore elasticità all'indurito meccanismo delle forze economiche. Per questo, più che i suoi risultati immediati — dalla r-' lozione dei tassi praticati dall . aziende di credito alla toniflcazione dei mercati finanziari —, ci sembrano importanti quelli a enetto derivato, come le ulteriori decisioni che saran per prendere gli operatori, tanto del settore privato quanto della pubblica amministrazione, così sui mercati del denaro e dei capitali come, in primis, nel più vasto campo della produzione e degli scambi. Per parte nostra abbiamo cercato di rafforzare e di allargare gli effetti del ribasso del saggio di sconto, sia in sede di * cartello », dove ci siamo opposti a riduzioni c paral¬ lele » o « compensative > dei tassi passivi (che miravano in realtà, più che a salvaguardare il conto economico delle banche, a toglier mordente alla misura e a facilitare le infrazioni all'Accordo Interbancario), sia nella nostra politica del credito, intesa a trasmettere a tutti i settori della economia e a tutte le zone del paese la spinta propulsiva partita dal centro. Nella media dell'anno abbiamo mantenuto attivi e impiegati un numero di miliardi apprezzabilmente al di sopra di quello del 1957, a un tasso medio d'impiego ancora mozzato d'una buona percentuale: 0,47%. Il che significa che la tendenza da noi promossa da anni verso una progressiva riduzione del costo del denaro ha avuto nel 1958, dal ribasso del saggio dì sconto; una vigorosa spinta nello stesso senso. Ma il reddito in cifre assolute dei nostri impieghi complessivi si è accresciuto d'una frazione più che sufficiente a compensare il maggior costo della raccolta, il cui saggio di remunerazione è ancora aumentato di una piccola aliquota. Sono continuate così nel 1958 quelle « forbici » che abbiamo più volte detto di non temere, quando siano accompagnate da un allargamento della base del nostro lavoro; che, anzi, consideriamo benefiche quando con ducano a quell'allargamento, e migliorino, qualitativamente ol treché quantitativamente, la nostra capacità di reddito. Tuttavia, il sensibile aumen to dei fondi da remunerare, da un lato — la raccolta è cresciu ta di 120 miliardi, da 758 t 878 miliardi — e, dall'altro, il molto più modesto sviluppo deo-li impieghi, avrebbero permes- 2ssm1ttlrsgofprnmcfvgdnsnpusncd3cT_„ „„„ -«--v.:-! „,;„_* ji»k^^S^JZ.S^iui\^o/s per cento nel solo scarto de- saggi raccolta/utilizzi - di ta-!gliar via una striscia .di pro¬ fitti, se altri impieghi e 1 sensibili maggiori guadagni del lavoro d'intermediazione (indipendentemente da qualsiasi plusvalenza del portafoglio titoli) non ci avessero reso abbastanza per coprire, nonostante il forte aumento delle spese (di ben oltre il miliardo sono cresciute soltanto quelle per il personale), le sofferenze dell'anno, per effettuare i consueti accantonamenti, compreso il fabbisogno imposte di ogni categoria, e consentirci quindi di proporvi di mantenere invariato il dividendo e di assegnare alla riserva ufficiale 200 milioni più dell'anno scorso. * * Riassumiamo dunque i principali fattori che han concorso nell'anno a determinare tale risultato, sia nel suo aspetto fondamentale, che, ripetiamo, è stato positivo e progressivo, sia nelle luci e nelle ombre che gli dàn rilievo e prospettiva. Da una parte, il rafforzamento della lira ha con tutta probabilità contribuito a ridurre la propensione all'indebitamento indiscriminato, che prima si alimentava anche di timori inflazionistici (e, in queste faccende, spesso il timore e la speranza sfumano l'uno nell'altra), ma pur finiva con l'agevolare il finanziamento di immobilizzi industriali anche imponenti; dall'altra, il rapido accentuarsi dell'aumento di disponibilità monetarie in attesa di impiego — i depositi di tutto il sistema bancario sono cresciuti di 1.055,7 miliardi contro 681,7 nel 1957 — ha senza dubbio facilitato il collocamento di azioni e obbligazioni per cifre sempre più ingenti, ed ha quindi concorso a restaurare il criterio di discriminazione necessaria tra l'indebitamento finanziario e quello mercantile. Anche l'ipoteca che pesava sul mercato per qualche decina di miliardi di titoli sottoscritti nel 1957 e da liberare nel 1958. ha potuto essere estinta senza sforzo, anzi fornendo un immediato incentivo all'attività del mercato stesso. Il Tesoro, non solo non ha effettuato nessuna emissione di Buoni novennali (nemmeno limitata a 100 miliardi come nel 1957), ma, attraverso il rinnovo di quelli in scadenza questo 1° aprile, ha erogato in premi di conversione circa 12 miliardi. I Buoni postali fruttiferi hanno avuto un piccolo risveglio, che ne ha facto aumentare la consistenza di circa 131 miliardi: ma quasi la metà dell'aumento è dovuta al cumulo degli interessi maturati. Il grosso del maggior indebitamento del Tesoro si è verificato nei B.T.O. (nei quali posson essere investite le riserve bancarie obbligatorie), la cui circolazione è cresciuta di 287,6 miliardi, contro soli 56,9 nel 1957. sebbene anche i loro tassi siano stati ridotti dal 7 di giugno all'1.75-3,50Cr. E' questa una forma di indebitamento tradizionale, facile e relativamente a buon mercato: ma non si può fart a meno di domandarsi fino u che punto potrà continuare ad essere sfruttata nelle proporzioni tttuali, e quale è il suo limite di convenienza nel tempo, visto the ormai, al 31 jdicembre 1958, il 63.5^,; del to- itale del debito pubblico era costituito da debiti fluttuanti, e un altro 30 % da B. T. novennali. Le emissioni di obbligazioni, di società private e di enti parastatali — come l'I.R.I. e l'I.M.I. — che ne destinano il provento ad investimenti industriali, sono state più voluminose che nel 1957: insieme alle cartelle fondiarie, e tenendo conto degli scarti d'emissione (ma non degli ammortamenti), si raggiungono i 517,7 miliardi contro i 309,9 del 1957: aumento considerevole in sè, dunque, e che, insieme all'esito quasi invariabilmente molto brillante delle sottoscrizioni e alla sostenutezza dei corsi, indica che quella fase di disagio del mercato obbligazionario di cui vi abbiamo fatto parola l'anno scorso s'è certo allontanata nel tempo e forse cambier* natura. Né il giudizio muta se si tien conto degli ammortamenti e dei riscatti anticipati, che han « restituito s al mercato circa 68 miliardi, contro 56 nel 1957. Il nostro istituto ha presoparte a emissioni con data ed ammontare definiti per oltre 200 miliardi, che vuol dire quasi tutte quelle effettuate in questa forma, poi che oltre 300' miliardi sono stati raccolti nel 1958 attraverso emissioni continuative degli istituti di credi, to mobiliare e fondiario e dell'E.N.t. Le sottoscrizioni da noi raccolte han permesso alla nostra clientela di ottenere assegnazioni per 40 miliardi circa, ossia per il 20% del totale offerto. Per gli aumenti di capitale a pagamento, bisogna rifare, al rovescio, il discorso dell'altr'anno. Le sottoscrizioni sono state meno rilevanti, 268 miliardi, contro 341. Ma i versamenti effettivi, che misurano il prelievo sul-mercato, sono stati ingrossati dal ricordati richiami di decimi su azioni sottoscritte nel 1957, ed han raggiunto così 339,8 miliardi, contro 238,2 nel 1957; o, al netto delle duplicazioni che nascono quando una capo-gruppo emette azioni sue per poter sottoscrìvere azioni emesse da una società controllata, circa 267,5 miliardi contro circa 168: in cifra tonda, 100 miliardi di più —, ma 38,4 di questi, impiegati dall'I.R.I. per l'acquisto dei pacchetti di maggioranza della T.E.T.I. e della S.E.T., sono stati raccolti con emissione di obbligazioni e rappresentano quindi a rigore una duplicazione a cavallo dei due settori. Anche al collocamento di questi 1 itoli azionari abbiamo; prestato un concorso, la cui; efficacia è misurata dalle \alte percentuali che si sono raggiunte, in media non inferiori a quelle degli anni passati. \ In conclusione, i capitali >rastrellati sul mercato finanziario — senza tener conto <lel Buoni postali fruttiferi e tenendo conto invece dei rimborsi K delle duplicazioni —han rag- \^«àto nel 1958 circa 968 nS- s„_j. „_ „,,_„_*„ j_, ,.a,i !liardl' con un aumento del b8fl jper cento in confronto al 1957 E di quest'aumento, il 34,4 % è andato al Tesoro, il 50% ali* emissioni obbligazionarie (in gran parte destinate a imprese, industriali e di servizi di pub-1 blica utilità) e il 15,6% a quelle azionarie, mantenendosi così pressoché invariata la distribuzione tra Stato e privati rispetto al 1956 e al 1957. Non è escluso che anche questa più ampia provvista di fondi abbia contribuito a ridurre il fabbisogno creditizio delle aziende, e, se ciò si è verificato, non abbiamo ragione di lamentarci: troppe volte abbiamo espresso qualche preoccupazione per la tendenza di alcuni operatori di finanziare i loro immobilizzi con crediti bancari. D'altra parte, un maggior ricorso al credito bancario è quasi inevitabile appena quelle sistemazioni debitorie e quei maggiori investimenti consentano l'avvio di nuovi cicli produttivi. E' anzi probabile che una parte almeno dei nuovi crediti da noi accordati — e, come s'è detto, non ancora utilizzati— sia destinata precisamente a integrare con il necessario capitale circolante i programmi resi possibili dalle nuove immissioni dì capitali fissi, o quanto meno a mantenere in equilibrate proporzioni le varie categorie di mezzi a disposizione dell'azienda. Anche que epzapvumssta è, per ora, una induzione del raziocinio; ma certamen-! te, nella misura in cui risulti ' Se si prescinde dalla chiusura di certe operazioni transitorie nel settore « credito », notiamo soltanto un lieve aumento percentuale nei crediti all'agricoltura, all'edilizia, alla chimica, ai trasporti; una lieve contrazione compensativa in quelli ai tessili, alla meccanica, alle imprese di pubblìcr. utilità. Non è davvero in un periodo di tendenza trepida e imprecisa che si producono rivolgimenti sensibili nell'utilizzo del credito da parte dei vari settori dell'economia. La stessa stabilità si osserva nella distribuzione dei debitori per scaglioni di utilizzi, che si mantiene estremamente aperta e frazionata, con una media di meno di dieci milioni per cliente debitore mentre il persistente aumento del numero dei depositanti (più 5 %) e dei correntisti (più 3%) non ha potuto impedire un lieve mo\imento all'insù e del saldo medio e del numero dei conti superiori ai cento mi lioni, che non raggiunge tuttavia lo 0,09 del totale. Le maggiori disponibilità liquide degli imprenditori, eh»» costituiscono il grosso della nostra raccolta strutturale, più le giacenze fortemente anomale di banche corrispondenti, pur ten dendo a determinare uno spostamento del centro di gravità della nostra raccolta, non ne hanno ristretto la base né alterata sostanzialmente la diffusa capacità d'assorbimento capillare. E. d'altro canto, il suo marcato aumento percentuale, del 16,3%, mentre ne ribadisce la diminuita velocità di circolazione, riceve a sua volta da quel rallentamento una prima indicazione interpretativa. Si è raccolto di più, anche perché il denaro si è mosso meno. E il denaro s'è mosso meno, anche perché s'è andato accumulando più copioso nei conti creditori. Dal nostro particolare punto di osservazione constatiamo ]dunque lo stesso intreccio di I fattori, lo stesso incrocio di in 'dizi e di forze in cerca di equi¬ 1 esatta, dovremo attenderci una progressiva più intensa utilizzazione dei nostri crediti, in aggiunta a quella più vivace pressione che possa derivare da una ripresa congiunturale. In generale, può anche prevedersi, in quelle circostanze, una più rapida rotazione delle nostre facilitazioni e un aumento del movimento di cassa: due fenomeni, che sembrerebbe dovessero andar paralleli, ma che invece nel 1958 hanno avuto un corso divergente. Il paradosso richiede una spiegazione, che del resto non è difficile trovare nelle serie, di-rilevazioni mensili e di analisi per categorie e per filiali di cui disponiamo. Da esse appare, infatti, che, come s'è detto, l'utilizzo complessivo è ancora aumentato nel 1958 rispetto al 1957, ma di una piccola frazione, inferiore d'assai a quella che misura l'aumento dell'accordato. Di conseguenza, il grado medio d'utilizzo, abbandonata la punta patologica del 1957. è tornato sulla media del quadriennio 1953-56. Questa diminuzione, che indica l'allentarsi di uno stato di tensione (da noi a suo tempo illustrato) avrebbe dovuto, come sappiamo, portare tendenzialmente a una più spedita rotazione dei crediti, che normalmente vengono rallentati da un grado troppo alto di utilizzo, indicativo com'è quasi sempre di un'aliquota di crediti meno fluida o incline a stagnare. Ciò non si è verificato ne! 1958. perché, mentre i movimenti globali di cassa si son mantenuti, mese per mese, costantemente al di sopra di quelli dei mesi corrispondenti del 1957. il movimento di conto dei nostri clienti facilitati è arrivato appena a sfiorare quello del 1957: e l'uno e l'altro complesso di scritture han rotato con indici di velocità minori che nel 1957. Il sostenuto aumento della somma dei pagamenti effettuati attraverso i nostri sportelli ci rassicura circa il tono generale degli affari e circa il nostro inserimento nelle attività produttive; ma, soprattutto, ci porta ad imputare il meno intenso giro degli utilizzi unicamente alle ricordate esitazioni degli operatori di certi settori e di certe zone. Il fenomeno, infatti, è tutt'altro che omogeneo. I nostri crediti sono girati più rapidamente che nel 1957 in tutto il vasto gruppo dell'agricoltura e degli alimentari (specialmente cereali minori, vino, zucchero, agrumi, birra, dolci), e nelle industrie della carta e del turismo, ma quella spinta è stata neutralizzata nel conto finale dal rallentamento d'altri gruppi di più forte peso, come la metalmeccanica e la chimica. Se guardiamo alle zone, son girati con accentuata maggiore velocità t crediti concessi nell'Italia nord-orientale, e anche quelli del Mezzogiorno e delle Isole; ma il rallentamento di quelli dell'Italia nord-occidentale (che forman quasi il 50% del totale) ha annullato quegli spunti d'accelerazione. Un riflesso finale di questi movimenti si ha nel quadro consueto della distribuzione a fine ! per settori economici, ' d'anno, delle nostre. ibrio, che abbiamo visto agiarsi sul piano nazionale. E ne ricaviamo la conferma che, per 'istituto come per il paese, il quadro d'insieme è quello di una fase contrastata e variegata della congiuntura, con alti e bassi, riprese e cedimenti: un quadro di vita e di difficoltà, di attriti e di abbrivi, un quadro di « normalità progressiva », insomma, non certo di inerzia o di assopimento. Né saran per mancare In questo 1959 gli stimoli di una veglia operosa: dalle scosse e dai pungoli inerenti all'apertu ra del MEC, ai riflessi della convertibilità appena sanzionata di molte importanti valute, lira compresa. Né si potrà nel 1959 e negli anni che verranno, indulgere a riposi o a sonnellini, quando, al di là del profilarsi di nuove egemonie economiche, e non solo economiche, e al di là delle prospettive sorgenti dall'erosione d'antichi privilegi, tutta la seconda rivoluzione tecnico-industriale è in atto, e nuove fonti d'energia, nuove materie prime, e artificiali, e trasmutate, nuovi modi di trasporto, e fin nuovi spazi intersiderali si schiudono e s'offrono all'iniziativa e alla irrequietezza dell'uomo. Per limitarci al nostro domestico MEC, è chiaro che le sue migliori possibilità si esaurirebbero nella piccola cerchia di un anacronico Zollverein, se non servisse da piattaforma di lancio per iniziative dirette e aperte a tutti i paesi, e se l'energia coesiva insita nella sua originaria concezione non si facesse valere in ogni aspetto della vita economica, creditizia e finanziaria e nella emula convergenza delle ricerche scientifiche nei sei Paesi c fondatori » e, appunto perché tali, vincolati a dar l'esempio di una condotta recìproca atta a promuovere tutti quegli sviluppi e coordinamenti che son nella logica delle cose, in natura rerum, a preventivo esorcismo delle altrimenti inesorabili Znchrymae rerum. Alle banche spetta, in questo vasto spiegamento di forze, una funzione di avanguardia, ossia di esplorazione e di prime prese di contatto, di riconoscimento del terreno e dei suoi ostacoli: un lavoro al quale il nostro istituto è felicemente predisposto ed attrezzato, e che già abbiamo preso a svolgere con fiducioso entusiasmo e con il proposito di reagire efficacemente ad ogni tentativo di pratica discriminazione, ovunque si celi o si manifesti. * * La rete delle nostre affiliate ed associate all'estero ha continuato a darci anche nel 1958. nonostante il riacutizzarsi sporadico di situazioni locali di crisi, risultati economici in rassicurante aumento, oltre a fornirci, come sempre, unitamente ai nostri uffici di rappresentanza, un appoggio sicuro ed agevole per tutte le operazioni con la nostra clientela, italiana e straniera. * * La maggiore attività del mercato finanziario, di cui vi abbiamo intrattenuto, non poteva non aver favorevoli riflessi sul lavoro di Mediobanca, che si è posta a capo dei più importanti sindacati di collocamento ed è oggi in primissima linea tra le società finanziarie italiane. * * La nostra organizzazione territoriale non ha subito nel 1958 nessuna modificazione, dopo l'apertura, il 1° gennaio, della filiale di Vigevano, che Signori Azionisti, siete convocati in assemblea straordinaria per deliberare sul raggrupamento delle azioni sociali, sull'aumento del capitale sociale e sulle conseguenti modificazioni agli articoli 6 e 13 dello Statuto sociale. * * L'aumento di capitale, da 2.450.000.000 a 20 miliardi, è caratterizzato dalle sue dimensioni: si tratta, più che di un passo, di un salto per ristabilire un equilibrio rottosi con l'ultima svalutazione della 'ira; il che tendeva a causare impacci e remore crescenti al nostro cammino. Da anni, co me sapete, abbiamo sollevato questo problema, illustrandone i motivi e l'urgenza, e senza posa, anche a dispetto dei timidi e degli scettici, l'abbiamo avviato verso la soluzione In ogni nostra assemblea vi abbiamo intrattenuti sulla necessità di questo aumento. Sì che oggi che sta per realizzarsi, può sembrare superfluo indugiarci ancora sulle sue ragioni e finalità. Iu cifra assoluta, e in relazione a tutte le altre voci del nostro bilancio, l'aumento pvò anche apparire modesto, e certamente è stato contenuto nella somma minima indispensabile. Ma esso rappresenta per intero un reale apporto di mezzi liquidi nell'azienda, e in nessuna parte un utilizzo di riserve palesi o latenti, e vale quindi sonstanzialmente a rafforzare la compagine e la capacità operativa dell'istituto Lo sforzo necessario per rimunerare il nuovo capitale impegnerà nei prossimi anni tutte le nostre energie, tanto più si è già brillantemente affermata in quell'operoso centro industriale. Allo sviluppo dei nostri affari e alla mole di lavoro che essi esigono, il nostro personale d'ogni grado ha risposto con il fattivo entusiasmo e la solerte flessibilità di sempre, e siamo lieti di porgergli anche in questa sede il nostro affettuoso ringraziamento. + * A sostituire il Consigliere di Amministrazione, March, ing. Piero Ridolfl, dimessosi nel febbraio dello scorilo anno, l'Assemblea del 31 marzo 1958 aveva eletto l'on. avv. Giovanni Carignani. Non avendo quest'ultimo potuto assumere la carica, il Consiglio nella seduta del 10 luglio 1958, con l'approvazione dei Sindaci, ha nominato, a sostituire il Marchese Ridolfl, il N. H. dottor ing. Giuseppe Brambilla, Presidente del Consorzio Villoresl e del Comitato regionale Lombardo dell'Associazione Nazionale per le Bonifiche. La sua nomina viene oggi sottoposta alla Vostra convalida. Dovrete altresì procedere alla elezione di un nuovo Consigliere di Amministrazione, a sostituire il compianto ing. Bernardino Nogara, il cui posto è rimasto sinora vacante. Da ultimo vorrete addivenire, previa determinazione della indennità loro spettante, alla nomina di tutti i compo nenti il Collegio Sindacale, e fra questi del suo Presidente, che cessano di carica per compiuto triennio. se continueremo — come è nostro proposito — ad applicare alle riserve interne assegnazioni generose che reggano il confronto con quelle praticate finora. Ci si potrebbe chiedere se quest'aumento, da tanto tempo invocato, non giunga per caso tardivo; se le strettezze e le angustie che negli anni scorsi ci imposero di reclamarlo con martellante insistenza non siano state per avventura forzate e travolte dalla < fresca » vena di < liquidità», e se quindi la necessità dell'operazione non sia c superata» dagli avvenimenti. Non esitiamo a riaffermare che l'aumento è oggi tanto necessario quanto prima, anzi più di prima, e non solo per i mo tivi tante volte esposti, ma — dopo quanto vi abbiamo detto in questo nostro rapporto proprio per presidiare ancor più saldamente la nostra liquidità, ossia la nostra capaci tà di far credito e di assiste re pienamente la nostra clientela — attuale e potenziale. Una più intima soddisfazio ne, peraltro, ci sembra di poter deri'-are dalla semplice constatazione del fatto che questo aumento di capitale segna la chiusura di un ciclo e l'apertura d'un altro, anche se a tutti quelli che han percorso nell'istituto l'intero ciclo che oggi sì chiude la soddisfazione sia temperata da una vena di inevitabile malinconia. Giusto un quarto di secolo fa, il 13 marzo 1934, si firmava la convenzione ventennale per cui la Comit cedeva all'IRI le sue partecipazioni industriali, i suoi crediti finanziari ed altri cospicui immobilizzi e ricominciava, per'così dire, la sua vita su nuove basi. Le circostanze erano avverse: attorno alla culla della rinata Comit sembravan essersi date convegno tutte le tate cattive della fiaba. Da allora, infatti, non c'è stato, si può dire, un solo periodo di pace e di prosperità: prima le avventure d'Etiopia e di Spagna, poi una guerra disastrosa, poi una svalutazione catastrofica, poi gli anni della ricostruzione in un mondo tuttora agitato dai postumi del conflitto e da ricorrenti minacce. In questo mondo sconvolto e barcollante, la Comit è risorta in piedi, è cresciuta e ha fatto un bel pezzo di strada. I nuovi mezzi che le vengono apprestati le permetteranno di proseguire con passo più spedito sin dove riusciranno a condurla le fatiche dei nostri collaboratori e successori, la fedeltà dei clienti e le fortune economiche del Paese. * * In relazione all'entità del nuovo capitale, vi proponiamo di eliminare la disposizione contenuta nel comma c) dell'articolo 35 dello Statuto, che prevede la distribuzione di una percentuale dell'utile netto dell'esercizio al Consiglio di Amministrazione; e di demandare all'Assemblea l'attribuzione del compenso annuo fisso al Consiglio medesimo e agli altri organi sociali. * * L'Assemblea, in sede ordinarla, ha approvato la Relazione del Consglio di Amministrazione, nonché quella del Collegio Sindacale. Ha pure approvato il bilancio chiuso al 31 dicembre 1958 ed il proposto riparto degli utili, con l'aumento della riserva ordinaria a L 4.900.000.000 e l'assegnazione di un dividendo del 10% al capitale sociale. Quindi ha ratificato la nomina ad Amministratore del N. H. dott. ing. Giuseppe Brambilla, già chiamato a far parte del Consiglio, per cooptazione, in sostituzione del dimissionario Consigliere Marchese ing. Piero Ridolfl; ed ha nominato nuovo Amministratore il Cav. lav. Principe dott. Giovanni Ginori Conti, in sostituzione del compianto ing. Bernardino Nogara. L'Assemblea ha inoltre provveduto alla nomina del Collegio Sindacale, scaduto di carica per compiuto triennio, rieleggendo i Sindaci uscenti, signori: prof. dott. Ettore Boncinelli, Presidente del Collegio; prof. dott. Angelo Aldrighettl, aw. Vermondo Brugnatelli, dott. Carlo Obber, prof, dott Pasquale Saraceno, Sindaci effettivi; dottor Domenico Bernardi, dott Ugo Tabanelli, Sindaci supplenti. Dopo di che, passando alla parte straordinaria, l'Assemblea ha approvato, previo il raggruppamento delle attuali azioni da nominali L. 5"0 l'una, in azioni da nominali L. 5000 l'una, l'aumento del capitale sociale da L. 2 miliardi 450.000.000 a L. 20.000.000.000 mediante la emissione alla pari, più L 100 per rimborso spese, di numero 3.510.000 nuove azioni del valore nominalo di L. 5000 l'una, da offrirsi in opzione agli azionisti, con versamento di cinque decimi all'atto della sottoscrizione. Ha inoltre approvato le conseguenti modificazioni agli articoli 6 e 13 dello Statuto sociale; nonché quelle degli articoli 25 e 35 dello Statuto stesso. Nella riunione del Consìglio di Amministrazione, tenutasi subito dopo l'Assemblea, è stato rieletto alla carica di Presidente l'avv. Camillo Giussani, a quella di Vice-Presidente l'ing. Giovanni Folonari, ed è stato eletto, quale altro Vice-Presidente, al posto del compianto ing. Bernardino Nogara, il prof. Ersilio Confalonieri. Signori Azionisti, Il bilancio dell'esercizio presenta, un utile netto di ohe vi proponiamo di ripartire come segue: alla Riserva ordinaria 6 % al Capitale Sociale di L. 2.450.000.000 2,50 % al Consiglio di Amministrazione (tale assegnazione deve imputarsi & corrispondente diminuzione dell'assegno fisso deliberato dall'Assemblea degli Azionisti). ulteriore 5 % al Capitale Social© . . . più Avanzo utili esercizi precedenti .... ulteriore assegnazione alla Riserva ordinaria Riporto a nuovo . . L. 1.120.163.618 » 750.000.000 L. 370.163.618 » 122.500.000 L. 247.663.618 » 6.191.690 L. 241.472.028 » 122.50Q.000 L. 118.972.028 » 82.367.604 L. 201.339.632 » 150.000.000 L. 51.339.632 FACILITAZIO N IPER CASSA » E SOM) f XON l'BR CASSA » c PER CASSA » Distrib. percent. Dlstrlb. percent. 31-12-57 31-12-58 31-12-57 31-12-58 1. Prodotti •gricoll, deriva- v- ti, oesca 16.7 17,6 18,9 19,1 2. Tessili e abbisdianiento . 11,3 10,8 11,4 10,9 3. Pelli e prodolti di pclle 1,7 1,9 2,0 2,1 4. Edilizia, materiali da co- struzione, cernmica, vctro 8,8 9,8 8,4 9,5 5. Lvgname e jirodotti del legno 2,3 2,4 i 2.6 2,6 6. Imprese di pubbltca uti- llta 1,2 0.7 1,4 0,8 7. Industria eetrattiva, me- tallurgica e moceanica . 31.8 29,6 27,2 26,7 S. Clilmica 10.5 11,2 11,1 11.6 9. Carla. carto-ni r dorivati 1,6 1,9 1,9 2,2 10. Tiasporti c comunica- zioni 2,8 3,2 3,1 3,4 11. Turismo, pubblici eser- cizi e spettacoli .... 1,0 0,9 1,2 1,0 12. Credito e assicurazioni . 4,8 3,9 4,9 3,6 13. Varie 2,6 3,0 2.7 3,1 14. Enti pubblici 0,5 0,5 • 0,3 0,3 15. Privati 2,4 2,6 2,8 3,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Luoghi citati: B. T., Etiopia, Italia, Londra, Milano, Spagna, Vigevano