II Senato discute sui risultati dell'inchiesta per il «caso Giuffrè»

II Senato discute sui risultati dell'inchiesta per il «caso Giuffrè» Mentre il tribunale di Bologna emette la sentenza di fallimento del "banchiere,, II Senato discute sui risultati dell'inchiesta per il «caso Giuffrè» I ministri Andreotti e Tambroni invitati dal sen. Pastore ad assistere alle sedute - Oggi parlerà Taviani, ministro delle Finanze (Nostro servizio particolare) Roma, 8 aprile. Al Senato è cominciata oggi la discussione sulle risultanze dell'inchiesta parlamentare per il « caso Giuffrè >. Ma la discussione si è svolta in un'atmosfera piuttosto calma e non ha portato ad un rovente dibattito, come avvenne alla Camera. Ed è comprensibile, visto che nel frattempo il governo è mutato e che uno dei protagonisti della precedente vicenda parlamentare — il ministro Preti — è tornato al suo banco di deputato. La discussione si è imperniata su quattro mozioni: una presentata dai socialisti per impegnare il governo ad eliminare gli inconvenienti messi in luce dall'inchiesta; una seconda presentata dai comunisti, di carattere molto polemico; la terza, dei missini, che censura severamente l'ex-ministro Preti e l'ultima, democristiana, che « impegna il governo a provvedere nel modo più ido neo in ordine alle proposte formulate dalla commissione ». Ed è quest'ultima mozione che verrà sicuramente approvata. Nel dibattito è intervenuto per primo 11 socialista Roda, criticando i religiosi che si associarono al Giuffrè, agendo talvolta per motivi personali, come don Otello Grandi di Runco, che — ha affermato — col denaro percepito speculando sulla differenza fra gli interessi pagati dal Giuffrè e quelli che egli versava ai parrocchiani potè acquistare un bar; o come mona. Curzl di Mercatello che potè far costruire una lussuosa villa. Altri religiosi — ha continuato il senatore socialista — furono, invece, vittime della trulla, ad esempio l'Ordine Basiliano di San Giosafatte in Roma, che è rimasto creditore di 623 milioni. Il sen. Roda ha letto anche alcune lettere di parroci al Giuffrè, nelle quali veniva detto che avrebbero trovato prestanomi per continuare gli affari con lui nonostante il dìvieto delle gerarchie ecclesiastiche. Il missino Nencioni ha sot tolineato l'inutilità d'una di scussione su un episodio da considerarsi chiuso, specialmente ora che il presidente Segni ha promesso di ricostituire lo stato di diritto. <I1 Parlamento — egli ha detto —- farebbe meglio a dedicarsi al lavoro costruttivo che lo attende ». Per ultimo ha parlato il co munista Spezzano, domandandosi perché non siano stati ancora puniti i colpevoli e perché restino ai loro posti nella pubblica amministrazione le persone implicate nello scandalo. Le sue parole hanno indotto un altro senatore comunista, Pastore, a chiedere al presidente perché non fossero pre senti in aula i ministri Tarn broni e Andreotti, e lo ha pregato d'invitare i due ministri ad assistere alle prossime sedute dedicate al dibattito sull'i Anonima Banchieri ». Alla richiesta si è opposto 11 senatore Zoli, ricordando che An dreòtti e Tambroni non po trebberò parlare in Senato, essendo deputati, né potrebbero intervenire come ministri perché sono ora a testa di altri dicasteri. Il socialista "ribaldi, che era al banco della presidenza, ha però parzialmente accolto la richiesta dei comunisti ed ha invitato il ministro Taviani, che sedeva al banco del governo, di comunicare ad Andreotti ed a Tambroni il desiderio espresso dal sen. Pastore. Il dibattito si concluderà domani con la replica del ministro delle Finanze, Taviani. e. a. comm. Giuffrè fotografato ieri nella sua abitazione presso Bologna (Telefoto)

Luoghi citati: Basiliano, Bologna, Roma