II solo europea che lo conobbe narra i suoi incontri con il Dalai Lama

II solo europea che lo conobbe narra i suoi incontri con il Dalai Lama ~^=— INDISCREZIONI SULL'ANTICHISSIMO E MISTERIOSO MONDO DEL TIBET —=- II solo europea che lo conobbe narra i suoi incontri con il Dalai Lama L'esploratore tedesco Harrer fu per un quinquennio amico e precettore del "Budda vivente,, • Quando lo vide la prima volta, questi aveva 14 anni e sedeva in trono da 9 • Malgrado l'oppressione d'un ascetico cerimoniale, era un ragazzo curioso delle macchine, delle scoperte scientifiche, dei paesi stranieri e non privo d'umorismo (Nostro servizio particolare) Parigi, 4 aprile. Pochissimi bianchi hanno incontrato il Dalai Lama; un solo europeo gli è stato amico, precettore e consigliere: l'esploratore tedesco Heinrich Harrer. Sorpreso dallo scoppio della guerra nel massiccio dell'Himalaya, internato per tre anni in India, riuscì a fuggire dal campo di concentramento, ed a raggiungere il Tibet con un'audace marcia attraverso le più alte montagne del mondo. Legatosi di amicizia con un fratello del < Budda vivente », Lobsang Samten, fu presentato al Dalai Lama, che lo feoe nominare funzionario governativo e 10 trattenne accanto a sé, come insegnante e confidente, sino al 1950, quando giunsero le truppe comuniste cinesi. E' Harrer stesso che racconta, sul Figaro, i suoi incontri con 11 pontefice-re dell'ultima teo¬ crazia sopravvissuta finora sulla terra. Quattordicesima incarnazione di Budda, «Nobile sovrano del Tibet>, «Signore della folgore », « Oceano di saggezza», «Sublime intelligenza», « Difensore della fede » (ecco alcuni fra gli appellativi che il protocollo attribuisce al monarca), l'attuale Dalai Lama non ha ancora compiuto venticinque anni, ma siede in trono dal 1940. Quarto figlio di una famiglia di contadini agiati, fu riconosciuto come uomo-dio all'età di cinque anni: presentava i caratteri fisici richiesti (le orecchie staccate, gli occhi quasi orizzontali, sulle spalle i segni delle < braccia del dio »), e superò le prove d'obbligo riconoscendo fra tanti il rosario del tredicesimo Dalai Lama, rispondendo saggiamente — a quell'età! — alle domande dei monaci. Incominciò allora per il bimbo una vita magica ed infinitamente triste. « Murato nel silenzio », scrive Heinrich Harrer, il Dalai Lama trascorreva la maggior parte dell'anno nel lugubre, immenso monastero-reggia di Potala. Il cerimoniale prescrive che egli viva solo, in meditazione e preghiera, ricevendo i priori dei grandi conventi, intervenendo a poche feste religiose. Nessuno può sedersi in sua presenza, nessuno può rivolgergli la parola senza essere formalmente invitato. Solo tre volte all'anno può apparire in pubblico; in tutte le altre cerimonie, nei viaggi verso la capitale d'estate o i monasteri, è nascosto agli occhi profani da una sottile cortina. Quando Harrer lo conobbe, il Dalai Lama aveva quattordici anni. « Di intelligenza superiore, avido di imparare, è dotato di una memoria prodigiosa: gli basta leggere una volta sola un libro per poterlo ripetere. Si divertiva talvolta a porre domande insidiose ai teologi buddisti, godendo del loro imbarazzo. Un giorno il fratello Lobsang mi comunicò il desiderio del monarca di vedere i film che avevo girato a sua richiesta. Costruii una sala di proiezione nel palazzo d'estate, con l'energia fornita da una dinamo. Il giorno dello spettacolo, il dio-pontefice entrò scortato da tre priori; vestiva, come migliaia di monaci, la tunica violetta. Mi inchinai e gli porsi la sciarpa rituale di seta, testimonianza di omaggio e di rispetto. Senza smettere di sorridere, il sovrano mi martellò di domande, volle sapere tutto di me; maliziosamente mi fece sapere che mi ave» seguito spesso nei miei sp stamenti in Lhassa, con il bi nocolo, dall'alto del suo palazzo di Potala. Si fece spiegare il funzionamento del proiettore e per l'intera durata dello spettacolo restò al mio fianco, divertendosi alla sorpresa dei priori che si riconoscevano sullo schermo. Alla fine congedò il seguito e restammo soli. «La conversazione, in tibetano, passò rapidamente da un argomento all'altro. Ero sbalordito dalle conoscenze del " Budda vivente ". Mi interrogò sulla situazione politica e mi rivelò che il suo passa tempo preferito era di studiare gli apparecchi di fisica, regalati dai governi stranieri al suo predecessore. Tutte le volte che poteva, si chiudevi in una stanza dui suoi apparta¬ menti con queste macchine, cercando di capirne l'utilità ed il funzionamento. Alla fine del colloquio — ciò che i tibetani non fanno mai — mi tese la mano ». Tramite il fratello, il Dalai Lama chiese ad Harrer di insegnargli l'inglese, la geografia, le scienze naturali. «Aveva una sorprendente facilità d'assimilazione, soprattutto per le lingue. Ogni sera ascoltava da Radio Delhi i corsi d'inglese per principianti e il giorno dopo mi presentava i compiti presi sotto dettatura. Tutto lo interessava. Pur non essendo andato mai oltre i dintorni di Lhassa, mi chiedeva di indicargli sulla carta geografica i vari paesi, di descriverne i costumi; e spesso non ero in grado di rispondere, senza consultare qualche libro, alle sue domande ». Ci fu un momento difficile, quando il < Budda vivente : chiese a bruciapelo: « Parlami della ■iiiiiiMiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiit bomba atomica >. In tibetano non esistono vocaboli per indicare i metalli ed i corpi chimici; « ero costretto ad utiliz zare i termini inglesi, cercando di spiegarli, e di aiutarmi con carta e matita ». Aveva grandi ambizioni di riforme per il suo vecchio paese. Schiavo egli stesso di regole e precetti secolari, di antiche superstizioni, voleva soprattutto creare delle scuole e vincere il complesso d'inferiorità culturale, che 1 tibetani hanno per i paesi vicini; ma nell'ottobre del 1950 inco minciò l'invasione cino-comu nìsta. Il Dalai Lama, sotto la minaccia militare, fuggì per la prima volta da Lhassa accompagnato dai monaci e dai nobili del paese, e percorse a piccole tappe la lunga strada verso la frontiera indiana, sulle piste bordate con le pietre candide che debbono te-i nere lontani gli spiriti malvagi. m, \iiiiiiiiiiiifiitiiiiiiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii jLa colazione del Dalai L ...a In una rece. a fotografia

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