La camorra alla sbarra

La camorra alla sbarra 19 oxria.Mil si iszissis®. il processato *a JPujje##*a Maresca La camorra alla sbarra I retroscena che portarono a Napoli, circa quattro armi fa, alla clamorosa uccisione di «Pascalone 'e Nola», il re dei guappi - Nel raccoglierne l'ultimo respiro, la bella moglie decise di vendicarlo - Armata di pistola si recò tre mesi dopo dal presunto mandante del delitto, Antonio Esposito, e lece fuoco - Con lei era il fratello minore, "ere' acguScfo. ,^-:y!»M»i^'-fa;:'omii^o - DfTOti.a.qi-j^gJS^- anchft- l'assassino di Pascalone Napoli, lunedì mattina. I documenti acquisiti agli atti del processo che domani avrà inizio contro Pupetta Maresca e Gaetano Orlando, rispettivi uccisori di Antonio Esposito e Pasquale Stmonetti (« Pascalone 'e Nola»), costituiscono la prova dell'esistenza di una « nuova camorra ». Basterebbe fare un computo, ogni anno, dei delitti avvenuti in Campania spesso con il classico « dichiaramento » — che poi è quel «duello dei camorristi » studiato da Carlo D'Addoslo in un suo classico libro — per convincersi che la camorra è un fatto reale. Ma pur limitandosi ai documenti del processo vi : roviamo a non finire le prove di quella tipica mentalità che è la più vistosa manifestazione del tristo fenomeno. Eccone uno, preciso: ciò che accadde al corso Novara il 16 luglio del 1955 allorché nel conflitto a fuoco fra Pascalone e l'Orlando è quest'ultimo ad avere la meglio. Quella mattina, prima che avvenisse la tragedia, Pascalone si trovava in compagnia di due suol amici, Vincenzo Bega, con cui è venuto in auto da Palma Campania, e Michele Ferrara. Pascalone ,11 lascia un momento per recarsi a riscuotere un assegno di 87 mila lire all'agenzia della Banca Commerciale. Poi esce di nuovo, vede fuori di una bottega di fruttivendolo delle splendide arance. Invita i suoi due compagni a gradirne. Essi ringraziano e rifiutano. Allora Pascalone saluta la proprietaria del negozio, Maria Buccino, compra uno di quei frutti e comincia a mangiarlo. In quel momento gli passa vicino Gaetano Orlando, senza salutarlo. E allora il re della nuova ca¬ morra, apostrofandolo con un'espressione offensiva, gli dice: « Quando ti trovi vicino agli uomini (N.d.B.: qui "uomini" sta per "uomini d'onore " nel concetto camorristico) perché non saluti? ». Questa la scintilla. Nel vederlo portare la mano alla pistola, l'Orlando lo previene e spara lui per primo dopo avere fatto un gesto classico degli esperti. Si sposta sulla sua sinistra in modo da essere più difficilmente vulnerabile e poi si nasconde dietro un tale Cosimo Covino che, avendo intuito il pericolo, si getta a terra. Una volta colpito l'avversario, Gaetano Orlando fugge come un fulmine facendo volare con un calcio la cassetta di un lustrascarpe. Pasquale, ferito e dolorante, si appoggia alla spalla d'un altro amico, Antonio Cifariello. Ma questi, vedendo che Pascalone perde sangue e lo imbratta,, nel terrore di quel segno vermiglio che lo additerà alla polizia si svincola dal suo abbraccio. E che fanno gli altri due suoi amici, 11 Ferrara e 11 Bega? Ce lo dice il rapporto della P. S. alla Procura della Bepubblica: per rifuggire dalle testimonianze mantenendo il principio dell'omertà, incuranti del fatto che il loro amico stia morendo dissanguato, scompaiono. E Pascalone cade a terra mentre la vista gli si annebbia. Sarà un povero lavoratore di passaggio, Alberto Dragone, che gli darà aiuto facendolo salire su di una auto in sosta — appartenente a Donato Terracciano — su cui prendono posto anche Salvatore Moretti che la guida. Luigi Borrelli e Andrea Pisciteli!. « E prima di morire — dice il rapporto del commissario di polizia — nell'ospedale degli Incurabili, alle 5,15 del giorno successivo, nonostante fosse stato interrogato, Pasquale Simonetti preferiva spirare portando con sé 11 nome del suo uccisore, nome che non rivelava neanche al sottoscritto per il desiderio di farsi giustizia unicamente con le proprie mani ». Pupetta, la vedova del temuto guappo, aspettava un bimbo. La mattina dei funerali, secondo quanto fu riferito, disse: «Giuro sulla creatura ohe ho in grembo che chi ha colpa pagherà». Preso dal panico, l'assassino si costituì. Ma lei cercava il mandante, sapeva chi era: Antonio Esposito, «Totonno». Un'altra conferma del come la vicenda debba collegarsi nello sfondo della camorra vista come fenomeno economico, ce la dà la stessa Pupetta Maresca. Nelle sue deposizioni essa parla dell'odio fra il marito e l'Esposito perché avendo l'Esposito < sgar-f rato » con un camion di sigarette verso un contrabbandiere, quel Ferrara che si univa al Pascalone la mattina della tragica morte, il Ferrara ricorse all'aiuto del Simonetti, che a sua volta chiese spiegazioni all'Esposito. Né e tutto. In un altro punto la Maresca afferma che suo marito era stato nominato « presidente dei prezzi delle patate », carica questa già tenuta dall'Esposito e da un altro commerciante, Francesco Tuccillo, il quale ultimo — dice Pupetta — offri a suo marito una somma fissa quotidiana a condizione però che egli si fosse completamente ritirato dal commercio degli ortofrutticoli. La stessa Pupetta — che dichiarerà di essere venuta armata al corso Novara la mattina del suo crimine solo per difendersi — denuncerà al magistrato un fatto preciso: prima di sparare contro suo marito, l'Orlando si era allenato a lungo nel tiro con la pistola dentro il depo¬ sito del mandante, Antonio Esposito. Ma portiamoci ancora in corso Novara. Qui a mezzogiorno del 4 ottobre, meno di tre mesi dopo la soppressione del consorte, si vede scendere da un'auto, armata di pistola, la bella Pupetta. Incontra il presunto mandante dell'uccisione di « Pascalone », Antonio Esposito. Spara, l'uomo cade a terra fulminato. Fu lei sola a mirare contro la vittima desi¬ gnata? Sembra di no. Quattro altre persone avrebbero unito il loro piombo a quello della giovane vedova. Evidentemente, nel feroce scontro di grossi interessi, si profittò della messa in scèna per eliminare uno scomodo concorrente. Insomma Pupetta sparò, ma ebbe sólo l'onore del « primo colpo ». Il resto, secondo quanto si afferma, lo fecero le altre pistole. Chi le impugnava? Questo, come forse tante al¬ te* cose ancora, rimarrà un mistero per sempre. Mantenere il silenzio è stata sempre la costante legge della camorra. Nel processo, che dopo la breve parentesi pasquale, comincerà domani nel convento di San Domenico Maggiore, ove un tempo insegnò il « Dottore Angelico », oltre ai due imputati principali compariranno come accusati anche Ciro Maresca, fratello allora sedicenne di Pupetta, che la sentenza istruttoria ritiene responsabile di « concorso nell'omicidio dello Esposito », e Immacolata Martino. Fu in casa della Martino, in un villaggio sui Monti Lattari a Pimonte, che venne trovata nascosta Pupetta. Adesso lei, la Martino, deve rispondere di favoreggiamento. Il giudice istruttore assolse con formula piena il conducente della « 1100 » con cui Pupetta si recò a Napoli, quel Nicola Vistocco arrestato nei giorni successivi al. delitto. L'assoluzione si è avuta perché 11 Vistocco è stato ritenuto dal magistrato del tutto all'oscuro circa il plano della sua cliente. E' stato Inoltre assolto con la stessa formula un commerciante, Pasquale Turco, la cui vicenda è una delle più singolari. Proprietario di un negozio di gomme per moto e biciclette, egli, avendo avuto una targa di reclame c il muro forato dal prolettili, per evitare la folla dei curiosi che si fermava continuamente ad osservare le tracce della tragedia, dopo una decina di giorni dalla uccisione dell'Esposito tolBe la tabella e fece riparare a sue spese 11 muro comune. Per questa ragione venne denunciato « per frode processuale », ritenendosi che quelle riparazioni avessero Io scopo recondito di sviare le indagini. Crescenzo Guarino « : i% * Pupetta Maresca, accusata dell'assassinio di Antonio Esposito (« Totonno 'e Poniigliano ») Pasquale Simonetti (Pascalo llpo li giorno in cui festeggia ne) -e Antonio Esposito (Totonno 'e Poniigliano) a Posilrono il patto di alien»* per le zone d'influenza (Telefoto)

Luoghi citati: Campania, Napoli, Palma Campania, Pimonte