Pazzo o simulatore? si chiedono gli inquirenti

Pazzo o simulatore? si chiedono gli inquirenti Pazzo o simulatore? si chiedono gli inquirenti Diti nostro corrispondente Milano, lunedì mattina. Pazzo o simulatoret Questo è l'interrogativo che domina il caso dell'ing. Roberto Dalla Verde, un caso talmente sconcertante da non avere riscontro negli annali giudiziari. Pazzo o simulatore t Un quesito terribile, che tuttavia g-i inquirenti dovranno risolvere nel giro di tre giorni, perché dopo questo breve periodo scade anche la proroga al fermo dell'ingegnere. Al dott. Nardone, comandante la Squadra mobile, e al tenente colonnello Mantarro, comandante del nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri, è assegnato il compito del tutto inconsueto d\ « provare > la confessione dell'assassino presunto. Compito quanto mai difficile, che cozza ogni giorno di più contro nuove manifestazioni di pazzia del Dalla Verde. Sono manifestazioni clamorose, tanto clamorose da non essere del tutto accettabili in un uomo che, nonostante la sua deviazione sessuale, ha sempre dimostrato di essere padrone di sé e dei suoi mezzi intellettuali nelle difficili operazioni della sua professione; in un uomo che ?ton ha mai fatto dubitare nemmeno ai suoi più intimi amici delle sue capacità raziocinanti. Nelle ultime quarantott'ore, l'ing. Dalla Verde si è abbandonato a una crisi di nervi negli uffici della Questura, ha buttato una tazzina di caffè sul viso di un cameriere, ha risposto alle domande dei magistrati intonando canzoncine fanciullesche, ha graffiato una mano al tenente colonnello Mantarro, che pazientemente 10 interorgava. Nessuno degl'inquirenti, tre giorni fa, avrebbe giurato sulle perfette condizioni mentali dell'ing. Dalla Verde. Ora invece nessuno riesce a cacciare dalla mente il dubbio che 11 giovano professionista stia cercando con un'abile sitnulazione di far credere di essere totalmente incapace d'intendere e di volere, che stia cercando cioè di costruirsi una linea difensiva che limiti le conseguenze del suo atto criminale, qualora fosse provato, a un periodo d'internamento in manicomio. Dopo l'interrogatorio di sabato sera al Palazzo di Giustizia, ci si è resi conto dei motivi che hanno consigliato la polizia a rinunciare al progettato sopraluogo alla roggia Remartino. Il fatto di trovarsi sul luogo dove la mondana è stata colpita e buttata in acqua avrebbe offerto al Dalla Verde soltanto l'occasione per una nuova crisi di follia, vera o simulata, ma comunque inutile alle tndagini. I/ingegnere quindi non è stato condotto alla Remartino, né vi sarà portato fino a quando la polizia non sarà in possesso di prove schiaccianti della sua colpevolezza e non potrà opporre alle imprevedibili reazioni dell'ingegnere una solida documentazione su quanto è avvenuto nei minuti precedenti la morte di Paola Del Bono. La polizia e i magistrati hanno respinto ieri mattina una richiesta del difensore dell'ingegnere, avvocato Gio vanni Bovio, di far internare in casa di cura il presunto assassino della mondana. Gli inquirenti non ritengono infatti che le condizioni dell'ingegnere giustifichino un provvedimento del genere, nonostante 10 stato di choc in cui egli si trovava fino a sabato sera e 11 rifiuto sistematico che il Dalla Verde opponeva ad ogni invito a nutrirsi. Resterà tn camera di sicurezza ancora per tre giorni, al termine dei quali l magistrati decideranno se inviarlo al carcere di San Vittore oppure in manicomio. Durante la giornata di ieri le condizioni fisiche del Dalla Verde sono notevolmente mi yliorate e sembra che egli ab bia superato lo choc. Gli è ritornato l'appetito, con hotevo le soddisfazione dei funzionari, che avevano temuto una specie di sciopero della fame. Sabato pomeriggio, Roberto Dalla Verde e stato interrogar to a lungo dal Sostituto Procuratore della Repubblica dottor Pasquinoli, ma anche il magistrato, come già il dott .Nardone, e lo stesso padre del Dalla Verde, ha ottenuto soltanto risposte sconclusionate, neppure lontanamente collegabili con il delitto della roggia Remartino. L'ingegnere era stato condotto con la scorta di cinque poliziotti al palazzo di giustizia in un'automobile privata appartenente a un funzionario delia squadra mobile. Appena sceso dalla vettura, il Dalla Verde si è abbandonato a una nuova crisi di follia: ha intonato una canzoncina e ha accennato ad alcuni passi di danza. Mentre gli agenti l'accompagnavano attraverso i corridoi del palazzo di giustizia verso l'ufficio del dott. Pasquinoli, l'ingegnere non ha cessato un attimo di fissare i poliziotti con occhi allucinati, mormorando con esasperante monotonia: < Strozzo tutti, strozzo tutti». Le sue mani unite, in modo da formare un cerchio, sottolineavano la frase. Neppure il magistrato, che con tratto gentile ha fatto allontanare gli agenti, è riuscito a strappargli una parola sulla sua serata con Paola Del Bono. L'ingegnere sembra essersi dimenticato anche della prima parte del suo incontro con la mondana, della pensione Gardenia, della gita in macchina all'idroscalo, di tutto quanto cioè aveva raccontato lucidamente e con dovizia di particolari mercoledì e giovedi della scorsa settimana. Il dott. Pasquinoli non è riuscito a far verbalizzare che il motivetto di una canzoncina di bimbi (< La^ Svizzera... La Svizzera... La Svizzera... »), che l'ingegnere ha ripetuto per tutta la durata del penoso colloquio con il sostituto Procuratore della Repubblica. Unica variante all'inconcludente risposta è stata la ripetuta affermazione: < Io sono malato, non ricordoy. Inutilmente il dott. Pasquinoli gli ha fatto notare che la sua improvvisa amnesia non era credibile e rendeva ancor meno accettabile quella con cui aveva concluso il suo primo racconto al capo della squadra mobile. Non è servito a nulla, neppure l'esplicita contestazio ne del magistrato sui motivi che l'avevano indotto a presentarsi in questura. Il Dalla Verde — questa è forse la so la cosa certa nella paradossale vicenda — si è costituito perché credeva di essere in trap pola, ha cercato cioè di prevenire l'arresto, sperando che la sua posizione venisse resa meno grave dall'autoaccusa. Il procedimento mentale che l'ha portato a presentarsi davanti al dott. Nardone è stato lucidissimo, degno del professionista serio, intelligente e capace quale si era dimostrato l'ingegner Dalla Verde. La sua nuova amnesia, come gli ha fatto giustamente notare il magistrato, può essere quindi interpretata come un tentativo di ritirare la confessione, di diminuirne il valore, facendola comparire come frutto di una improvvisa follìa. Queste stringenti argomen fazioni non hanno però fatto presa sull'ing. Dalla Verde, che ha opposto ad ognuna di esse il suo « Non ricordo, sono malato >, {asciando il magistrato nel dubbio sulle sue reali condizioni mentali. L'atteggiamento del Dalla Verde è tale da disorientare chiunque: forse soltanto una perizia psi chiatrica potrà accertare se egli è uìi simulatore dall'abilità diabolica, o se è un uomo cui lo * choc > degli ultimi avvenimenti ha totalmente alterato l'equilibrio mentale, già compromesso dalla sua ano malia sessuale. E' molto probabile, anche se la polizia mantiene sull'argomento il più. assoluto riserbo, che tra breve il Dalla Verde venga sottoposto all'esame di uno psichiatra. Alcune informazioni, per altro incontrollate, danno per certo che la perizia verrebbe abbinata al confronte fra l'ingegnere e la moglie, per dare motivo al medico di osservare il Dalla Verde mentre è in preda ad un improvviso < choc > emotivo. Camillo Brambilla

Luoghi citati: Milano, Svizzera