La drammatica vicenda della "fattoria degli spiriti"

La drammatica vicenda della "fattoria degli spiriti" BAVAXTI AI GUJDICi BEL TRIBUNALE PI XAPPLI La drammatica vicenda della "fattoria degli spiriti" il ratto della bella Carmela • Per due giorni la giovane ostetrica lottò con l'innamorato respinto e alla fine, per sfuggire ai suoi rapitori che volevano legarla, si landò dell'alto di una torre riportando la deformazione permanente. della schiena - Dieci persone imputate nel processo in corso Napoli, lunedì mattina. E' cominciato in Gastclcapuano, innanzi al Tribunale, il processo per il rapimento di una- bella e giovane donna, Carmela Liccardo. Fattala salire con un inganno in un'auto, ove fu tenuta sotto la minaccia delle pistole, venne condotta in una deserta località di campagna e chiusa in una torre antica, alta quindici metri, da cui, per le cupe leggende di fantasmi, è stato chiamato < Fattoria degli spiriti » l'attiguo fabbricato agricolo. In una lotta selvaggia durata due giorni, la fanciulla, del tutto disarmata, forte solo della propria volontà, riuscì a evitare che il crudele suo pretendente la piegasse alla propria volontà. A dieci ammontano gli Imputati di questa vicenda che riflette un barbaro costume ancora così frequente in molte campagne del Mezzogiorno. I principali sono: Michele Pennacchio, l'innamorato respinto; Dometiico e Maddalena De Rosa, proprietari della « Fattoria degli spiriti>; Giuseppe Di Domenico, un compagno del Pennacchio, suo principale complice nella delittuosa impresa. Essi, oltre che di con-\corso nel ratto (art. 522 C. PJ, devono rispondere delle ferite riportate dalla giovane Carmela « profittando — dice la sentenza di rinvio a giudizio — delle condizioni di minorata difesa », nonché di complicità nel tentativo di violenze e delle « lesioni colposa gravissime -j sofferte dalla rapita, nel suo tentativo di fuggire lanciandosi dall'alto della torre. Sono, inoltre, imputati: Giuseppe Pennacchio, fratello dei rapitore, i loro cugini Caterina e Michele, autisti, Santo Carico e Francesco Rea, e un decimo complice, Crescenzo Argiuolo. Durante lo svolgersi del processo, la giovane è presente in aula. ha prima fase del dibattimento è stata assorbita dalla rievocazione dei fatti, accaduti a Giugliano nel 1951. La bella Carmela fu fidanzata con il Pennacchio, ma, nonostante lo avesse lasciato, per il suo violento carattere, egli non cessava di circuirla. Qualche tempo dopo lei, incurante della sua corte assidua, si era fidanzata con un agente di P.S. del commissariato locale. Intanto, in attesa delle nozze, continuava la sua professione di ostetrica. Fu appunto questo suo dover andare per le solitarie vie di campagna che fece balenare all'innamorato respinto il proposito di un colpo di mano. Il Pennacchio seppe che nel pomeriggio del 29 dicembre la Carmela si sarebbe recata a una festa per un battesimo, in casa di una puerpera che lei aveva assistito. D'invito le era stato fatto dal marito della donna, Carmine Parisi, che le avrebbe inviato un'auto per condurla al suo cascinale. Informato per caso del fatto, il pretendente respinto organizzò il piano con la complicità dell'autista, Santo Carleo. Alle 15 di quel giorno (29 dicembre) Carmela sale sulla macchina. E' con lei una bimba, Amalia Palma, figliola di amici. In piazza Municipio l'auto si ferma e il conducente le chiede il permesso di fare salire un suo amico, Francesco Rea, che deve compiere una parte del comune percorso. Lei acconsente, ma comin- eia a sospettare che qualcosa non vada. E la conferma di ciò l'ha pochi minuti dopo, quando la macchina sosta una seconda volta in aperta campagna e, uscendo da dietro una siepe, vi salgono l'exfidanzato e l'amico Giuseppe Di Domenico. Allora Carmela comprende, tutto le è chiaro e tenta di uscire dalla macchina. Ma un quinto personaggio,. Crescenzo Argiuolo — che rimarrà a terra — la tiene ferma e tenta di farle piegare le gambe dentro la vettura, senza riuscirvi, tanto che l'auto, partita subito a gran velocità, procederà con lo sportello aperto e le due gambe fuori. Dentro, la rapita tenta ancora di ribellarsi, ma i tre ne hanno facilmente ragione. Poco dopo la macchina fa una terza sosta: occorre liberarsi della bambina, rimasta terrorizzata dalla scena. Da Giugliano è sopraggiunta una seconda « 1100 », guidata da Giuseppe Pennacchio, fratello del rapitore. La piccola Amalia Palma vi è trasferita con il Carleo, e l'auto riparte per Giugliano lasciando la bambina alla periferia. Sarà poi lei a dare l'allarme. Ma nessuno dei- familiari di Carmela sa dove essa si trova. Pattuglie di carabinieri e agenti della Mobile, collegati via radio, vengono sguinzagliati su moto e auto per le campagne. E intanto, Carmela si trova prigioniera, nel senso letterale della parola, dentro la « Fattoria degli spiriti» — nel comune di Qualiano — chiusa in una camera della torre, sola con il suo rapitore. L'indomani, allorché i complici riterranno che tutto si sia svolto secondo il piano, rimarranno stupiti nel vedere avvilito e sconfìtto il bollente innamoralo, col viso tumefatto dagli schiaffi, e simile ad una carta geografica, tanti sono i segni lasciativi dalle unghie dalla intrepida Carmela, E allora essi si riuniscono per decidere il da farsi. Il comune timore è che, non riuscendo il piano, la giovane, una volta libera, farà arrestare tutti, mentre, invece, se avrà subito l'umiliazione che è in programma, dovendo fatalmente accettare le nozze, secondo l'usanza incivile di tanti paesi del Mezzogiorno, non denuncerà alcuno. Fortunatamente per Carmela, i vari complici della sua prigionìa e delle sue sevizie tengono il loro discorso in una camera sotto la sua, e da una fessura del pavimento ro vinato lei può udire la con corde decisione: usare le corde. La legheranno, dunque, per fiaccarne la volontà. E allora, spronata da un sentimento di ribellione, essa non vi pensa due volte e, salita sul davanzale dell'unica finestra, vi rimane sospesa, lanciandosi poi giù, nella speranza che il terreno soffice attutisca le conseguenze della caduta. Ma i suoi aguzzini notano il tonfo, escono, la catturano e la percuotono, questa volta, più selvaggiamente. Nel tentativo di fuggire, la giovane ha riportato alcune lesioni alla colonna vertebrale. Le ferite richiederanno sei mesi di ospedale e la lasceranno con una deformazione permanente. Difendono i vari imputati: Adriano Reale, Bernardo Giannuzzi-Savelli, Alberto Gasparini, Mafio Morra, Gennaro Fusco, Andrea Della Pietra, Renato Zanfagna e G4ot>an?ii Pansinì. Il processo terminerà il giorno 26 di questo mese. Crescenzo Guarino

Luoghi citati: Qualiano