Eva Bartok rabbiosa e sdegnata è ripartita col principe da Saint Vincent

Eva Bartok rabbiosa e sdegnata è ripartita col principe da Saint Vincent DOPO IL GRAN BALLO CARNEVALESCO SVOLTOSI AL CASINO' Eva Bartok rabbiosa e sdegnata è ripartita col principe da Saint Vincent Le follie della diva: a Roma nel sao appartamento ai Parioli (per il quale pagherebbe 300 mila lire di affitto mensili) si sdraia sa pelli di leopardo e di tigre - Un sao giudizio sulla Schiaffino: "Non è una «vamp», guardi me!,, - La trasferta in Valle d'Aosta avvenuta perché il ricchissimo Shiv di Palitana aveva accettato l'invito all'insaputa di lei - La parure di rubini e diamanti di lord Mildfort Haven Proteste per la spilla d'oro donatale dal Casinò, dicendo che a Vichy volevano regalarle una coppa d'oro massiccio di 3 Kg. e lei rifiutò mamamam St. Vincent, lunedi mattina. I denti di Eva Bartok, lunghi, perfetti, d'una bianchezza aggressiva pur tra le labbra laccate ' di cosmetico sbiadito, sfolgorano nel sorriso con voluttuosa crudeltà. I capelli, lunghi e sciolti in disordine sulla nuca e sulle guance, accentuano la sa' piente acconciatura da vamp guardinga e controllata in ogni, gesto. EvaBartok è una attrice che ha saputo adeguare le stramberie delle dive inizio dì secolo alle sue più moderne e concrete ambizioni. Lì impresario che, dopo molte difficoltà, l'ha convinta a venire a Saint Vincent per il ballo carnevalesco, mi racconta alcune domestiche follìe della diva. Nell'appartamento ai Parioli per il quale, mi dice, paga 300 mila lire d'affitto mensile, scarseggiano divani e poltrone, abbondano le pelli di leopardo e di tigre su cui l'attrice ungherese si sdraia a meditare ed a fumare. Per indurla a partecipate al veglione di Saint Vincent, l'impresario le mostrò le fotografie di Anita Ekberg e di Rosanna Schiaffino, che la hanno preceduta, ad una consimile manifestazione 'a Capo d'Anno. Sulla Ekberg, l'ungherese dai capelli/tinti in rosso non disse nulla, domandò invece chi fosse la Schiaffino. « Una vamp italiaha che va molto di moda orai, le rispose l'impresario. « Questa una vamp? » disse la Bartok. « Guardi, ecco la vera vamp » e inalberò un bocchino d'argento lungo mezzo metro, si distese con la voluttuosa pigrizia di un gatto sulla pelle di leopardo e prese a fumare ussorta. Alla fine disse cha a Saint Vincent non si sarebbe-venuta. Si decise venerdì notte, quando il principe Shiv di Pantana, che l'aveva rincorsa da Bombay, disse che un ballo carnevalesco in un luogo lontano da Roma non gli sarebbe dispiaciuto, purchénon ci fossero fotografi e giornalisti. La Bartok, che diceva di avere trentotto di febbre, guarì d'incanto, e si decise alla trasferta in Valle d'Aosta. Quando scese dalla macchina, il sole tingeva di rosa le montagne coperte di neve, l'aria era tiepida dopo una giornata di sole quasi estivo. Trovò anche un manipolo di fotografi per i quali finse immediatamente un'avversione irreducibile. Il povero principe indiano le reggeva il cofanetto dei gioielli con la devota umiltà di un sanbernardo. Durante la serata, la diva ed il principe si guardavano teneramente negli occhi, si stringevano le mani sotto il tavolo, forse facevano anche piedino, romantici come due finti adolescenti. Eva Bartok s'era vestita d'oro laminato e sfoggiava una parure di rubini con brillanti al collo, alle orecchie, al dito ed al polso che erano come gocce di sangue vivo sulla sua pelle chiara. <E' un dono di lord Mildford Haven » mi disse una giovane e bionda americana, la signorina Boxer che la segue ovunque per scrivere reportages proibiti per una non ben definita catena di giornali americani. Nel giro della sua esistenza non ancora troppo lunga, la Bartok è riuscita a collezionare una cinquina dì mariti ed un paio di aristocratici fidanzati dal portafogli pingue. Cercare come Ma apparsa alla ribalta europea non è facile, si fece notare nel 19/(9 in una rivistuola dal. titolo Blach and white ed il principe De Curtis, rotò in arte, pxese à protèggerla. Come le divette austro- ungaro-balcaniche che l'avevano preceduta in Italia ai tempi di Al cavallino bianco con i fratelli Schwarz, attirò l'attenzione dei ricchi borghesi lombardi, :na il suo destino la chiamava a più alti fastigi che non la quieta vita in una villa di Lombardia, sia pure con piscina. Di quel tempo, Eva Bartok non ama sparlare, ora .che, s'è lasciata alle spalle un lord inglese, che ha-un bim- bo dagli occhi chiari e dai capelli biondissimi, che si fa inseguire attraverso tutto il mondo da un brunissimo principe indiano in pericolo di essere diseredato .e interdetto per rincorrere il suo folle amore. Eva Bartok vuole apparire come una grande attrice, cui tutto è dovuto, cui tutto è possibile. Il veglione carnevalesco di Saint Vincent l'ha delusa e stancata. Il chiassoso, vociante dialetto meneghino con cui ì festaioli si chiamavano da un tavolo all'altro scuoteva la sua suscettibilità. Non la commosse la presenza di alcuni bambini, grottescamente mascherati da damine e cicisbei settecenteschi, che gli improvvidi genitori avevano trascinato al ballo. Si sentì lusingata quando Nunzio Filogamo, dopo aver tanto parlato di lei, ed un pochino anche della deliziosa Carlam Gravina, abbigliata da adolescente in un chiuso abito di seta blu scura, trascurò il nome di un'attrice presente in sala, ed invitata, Eleonora Vargas, una bionda fiammeggiante in un attillato abito di seta rossa. Nessuno aveva detto a Filogamo che era presente anche la stellina d'origine messicana, e l'infortunio piacque molto alla Bartok. Appena terminata la cena, lei ed il principe furono rinchiusi in uno stanzino per farsi televìsionare. Seduto al loro fianco c'era un atletico giovanotto,, un po' guardia del corpo della Bartok, anch'egli attore (comparve in Ben Hur, tra i gladiatori) e non fu intervistato. Ghe scene fece il forzuto ungherese che l'anno scorso vinse cinque milioni a Lascia o raddoppia! Urlò che non sarebbe mai più venuto a Saint Vincent, e si ritirò sdegnato in camera sua. La Bartok sarebbe rimasta ancora a discorrere coi giornalisti ed i fotografi, ma il suo principe la avvinghiò con tenerezza e se la portò via. Non era venuto da Bombay fitto a Saint Vincent, dopo ventisei ore di volo e due di automobile, soltanto per fare la spalla alla sua diva vampirosa dinanzi ai fotografi. Si infilarono nell'ascensore e scomparvero come dèi allo sguardo dei curiosi. Su di loro calò la nube con cui Giove- si avvolgeva durante le sue scappate sentimentali stilla terra. E fu il silenzio, fino a ieri mattina, all'ora della partenza per Roma, quando esplosero altre scene per il regalo che si attendevano dalla direzione del Casinò. Come omaggio le offrirono una spinetta d'oro, ma Eva Bartok, pur possedendo una favolosa collezione di diamanti, o forse proprio per questo, manifestò la sua delusione con una certa veemenza. Il suo erculeo compatriota pronunciò frasi storiche. « Eva Bartok non è andata a Vichy dove le offrivano utia coppa d'oro di tre chili e voi le porgete una spinetta da ventimila lire. Non torneremo mai più». I dirigenti del Casinò si inchinarono compiti mentre la diva delusa col principe indiano ricchissitno ed il piccolo seguito prendevano posto sulle macchine, e fu tutto. f. r. L'attrice Eva Bartok e 11 principe Shiv alla festa di Saint Vincent (Foto Modsio)