Il risvolto

Il risvolto Il risvolto Alle sette del mattino la moglie dello scrittóre Bartolomeo Maltagliati si buttò giù dal letto. Svegliò i due bambini che dormivano con lei e andò in cucina. Preparò la colazione. Lavò un mucchio di verdura che mise in una pentola sul fuoco. Lavò i bambini e li vestì. Mentre erano seduti davanti alle tazze di latte fece una fulminea doccia e si infilò una sottana, una vecchia maglia, si pettinò i capelli che le si erano appiccicati sulla testa. Raccolse quaderni c cartelle, mise ai bambini i cappotti, lè mantelle impermeabili e 1 cappelli da balenieri. Prese un ombrello. Uscirono silenziosamente per non svegliare il padre, che dormiva nella sua misteriosa stanza piena di libri. Era il sesto giorno di pioggia: grandi pulizie stabilite dal cielo. Ma sabato, grazie a quello stesso cielo. L'indomani, settimo giorno, riposo. Marciarono in fretta fino alla scuola. Poi la madre tornò indietro e andò a prendere un tram. C'era una moltitudine. Mentre si arrampicava su, un ombrello le sgocciolò un freddo rivoletto nel collo. Impiegò tutta la durata dt! percorso ad attraversare il tram gremito per raggiungere l'uscita. Scese e si mise a correre; era in ritardo. Era sempre un po' in ritardo, e il sabato più degli altri giorni. Nell'ambulatorio molte persone attendevano, rassegnate, di avere notizie sui propri organi jnterni.. Si udiva ogni tanto un sospiro, qualcuno domandava l'ora. Passò in rassegna fegati, cuori, reni, polmoni. Poi si sfilò il camice e corse al tram. La pioggia si rovesciava sulla folla in attesa. Scesa dal tram, dopo aver impiegato tutto il tempo a spingersi avanti per raggiungere l'uscita; corse al mercatino del suo none e riempi di frutta una rete che aveva nella borsetta. Passò quindi alla scuola e ritirò i bambini. Vicino a casa vide il marito che si dirigeva, sotto un ombrello, verso il giornalaio e il tabaccaio. Era cupo, aggrottato. Cattiva giornata. Tutta la settimana era stato di malumore. La macchina da scrivere era rimasta silenziosa. A'casa cùfciriÒ"é apparécchio la tavola. Aveva gesti precisi, e affrettati. Ogni attimo era sapientemente speso, ma non avrebbe potuto regalarne uno neppure al Padre Eterno. Mangiarono in silenzio, eccetto che per le esortazioni ai figli disappetenti. « La scuola toglie l'appetito » il padre disse, e dopo un po' aggiunse: «La monotonia toglie le idee ». Appena bevuto il caffè la dottoressa si mise a lavare i piatti, senza perdere d'occhio una grossa sveglia che ticchettava inesorabilmente in cima alla credenza, segnalando con una realtà rumorosa l'irrealtà del fuggevole tempo. Poi pulì le stanze da letto, quel giorno ancora in disordine perché la donna che veniva a fare le pulizie era ammalata. Alla fine di ogni settimana la donna delle pulizie si ammalava. Tutte le donne delle pulizie si ammalavano con una certa regolarità. Alle quattro rimise ai bambini cappotti e impermeabili e li accompagnò da un loro amico. Tornò all'ambulatorio, con il tram affollato, sotto un nubifragio. Correndo verso l'ambulatorio, al pensiero di essere in ritardo le venne uno sgradevole affanno. Di quegli affanni non da corsa, ma lievemente malsani. Era l'affanno del sabato. Ancora poche ore, e poi, il settimo giorno: bambini dai nonni. Ambulatorio chiuso. La stanza era piena di gente che voleva ad ogni costo essère rassicurata sulle proprie condizioni di salute, prima della domenica. Alcuni non ce l'avrebbero fatta a superare la domenica, con quelle preoccupazioni sugli organi interni. Passò in rassegna undici fegati, cinque cuori, tre paia di reni, sette polmoni. (Un tale ne aveva uno solo). Lottò per prendere l'ultimo tram della settimana. A giudica¬ re dalla livida, disperata ostinazione della ressa, pareva fosse indispensabile prendere quel tram per arrivare alla domenica. Più tardi, in pantofole, si allungava sul divano, anzi, si adagiava sull'intera settimana dietro di sé. 1 bambini dormivano. Il marito era nello studio. Gradevole era il rumore della pioggia, calde e asciutte le pantofole, rosea la luce artificiale. Sbadigliò di soddisfazione al pensiero del sonno. Il marito apparve sulla porta. Fece due o tre passi avanti e si fermò a guardarla. Una oscura accusa gli balenava negli occhi. Sospirò. « Mi manca un risvolto » d'improvviso disse, e sospirò di nuovo. « Credevo di averlo trovato, ma oggi ho visto che non va. Proprio non va D'altra parte un risvolto, nel racconto, è essenziale. So il punto esatto dove occorre, ma ho il dubbio che non sia efficace, non dimostra quello che io vorrei. Dimostra anzi esattamente il contrario. Un risvolto deve essere efficace, imperioso, obbedire all'economia del racconto ». Tacque e oziò per la stanza qualche minuto. Sospirò ancora. « Il fatto è che la vita è grigia » disse, in tono di accusa, «è grigio il cielo, la pioggia, sono grigi gli abiti. Come si fa a pensare qualcosa che sia bianco, rosso, nero? La mia stessa vita è senza un risvolto ». La moglie sbadigliò stanchissimamente. Lui la guardò con irritazione . .. , «Ti parlo dpi miei problemi e tu sbadigli. Si può • vivere così? » seguitava a lamentarsi, camminando su e giù e lanciando in aria ribelli boccate di fumo, « è una lenta morte. Una agonia. Tutto è fermo. Tu sbadigli. Non c'è più uno scambio, un dialogo, neppure in famiglia. L'uomo è solo in un grigio inferno, senza speranza di un risvolto ». La dottoressa Maltagliati era davvero stanca. Avrebbe suggerito al marito di andare a cercare qualsiasi tipo di risvolto per la città, pur di poter dormire. Sapeva che i risvolti si trovano, in giro, in un • modo o nell'altro. Le venne -un'idea. Prima ancora di rendersi conto delle parole che le uscivano- di bocca disse: « Vuoi proprio un risvolto alla tua esistenza? Allora stammi.a sentire: non sono la buona, grigia moglie che tu credi. Ho un altro uomo. Da sei anni amo un altro. Tu lo conosci e non lo hai mai sospettato. Quando sembro stanca e distratta, in realtà penso invece a lui. Fingo di aver sonno, fingo di sbadigliare. Da molto tempo volevo dirtelo. Non avevo il coraggio. Adesso è venuto il momento ». Bartolomeo Maltagliati era rimasto paralizzato in mezzo alla stanza. Pallido, con una contrazione nervosa alla hocca, ripeteva « stai scherzando », in verità poco convinto di uno scherzo che gli pareva assurdo^ Pure, negli occhi gli balenava una nuova luce di curiosità per la terribile sorpresa di quella serata. «1 risvolti sono davvero ad ogni passo » diceva, smarrito. « Non avrei mai potuto supporlo. E la crudeltà di dirmelo in un momento per me così difficile! Ma preferisco » aggiunse subito, risoluto, « preferisco perfino un colpo simile, al grigiore e alla monotonia! Non voglio sapere altro. Decidi tu cosa intendi fare. Non voglio certo sacrificarti. Se dovremo cambiare tutto, bisogna essere ben preparati. Chi mai poteva supporre un colpo simile? ». Detto questo, andò a chiudersi nello studio. La dottoressa non lo seguì. Non voleva ancora dirgli che la storia era inventata. Aveva molto sonno. Glielo avrebbe fatto credere almeno fino all'indomani. E la cosa ebbe realmente il suo effetto: svegliandosi verso l'alha, per un insolito rumore proveniente dallo studio, dovette constatare che si trattava del festoso picchiettio della macchina da scrivere. . S. Mastrocinque

Persone citate: Bartolomeo Maltagliati, Maltagliati, Mastrocinque