"Vogliamo amicizia dai bianchi non rapporti fondati sull'odio,,

"Vogliamo amicizia dai bianchi non rapporti fondati sull'odio,, Duecento artisti negri riuniti fi congresso a Roma "Vogliamo amicizia dai bianchi non rapporti fondati sull'odio,, Abbandono di ogni polemica intransigente, ma denuncia del razzismo che ancora esiste in molti Stati - "i popoli dell'Occidente - dichiara un delegato devono rinunciare a considerarsi gli eletti,, - fa programma- un'udienza dal Papa (Nostro servizio particolare) Koma, 26 marzo. L'« intellighentia » negra ha salito stamane le scalee del Campidoglio per partecipare all'inaugurazione del secondo Congresso mondiale degli scrittori e degli artisti di razza nera: duecento pittori, scultori, musicisti, filologi, e insieme con essi alcuni uomini politici, tutti di pelle scura o scurisslma, nilotici, bantu, zulù, sudanesi venuti dal Senegal e dalla Guinea, dalla Costa d'Avorio e dagli Stati Uniti, dal Camerun e da Haiti, dal Brasile e da Angola, dalla Nigeria e dalla Martinica, dal Ghana e dal Congo, dal Madagascar e dalle Antille. Negri come gli americani, consci della loro forza politica, avvezzi al gioco democratico, orgogliosi della lotta sostenuta in loro favore dalla Corte suprema e da Elsénhower per abolire le regole di segregazione negli Stati del sud; e negri come 1 sudafricani che, pur vivendo all'ombra del grattacieli di Johannesburg, sono trattati come schiavi o paria da una minoranza di bianchi convinti di appartenere alla razza eletta. Negri fieri d'una indipendenza di fresca data o appena conquistata, com'è il caso dei delegati della Guinea, la sola colonia francese che rispose con una valanga di « no » al plebiscito di De Gaulle in seguito alla battaglia politica condotta da Sekou Toure, e negri ancora in lotta contro i regimi coloniali. Ai congressisti ha porto un saluto l'assessore alle Belle Arti, Manlio Luplnacci, che ha letto un messaggio dell'ori. La Pira in cui l'ex sindaco di Firenze definisce « una vera primavera della storia il gemellaggio culturale e politico in atto sul territorio africano » ed aggiunge che « i popoli neri apportano alla famiglia dei popoli una ricchezza Incalcolabile di cultura, di grazia, di economia, di pace ». Hanno poi parlato l'on. Alliata, presidente ad interim dell'Istituto italiano per l'Africa, ed Ignazio Silone che ha portato al congresso l'adesione degli scrittori italiani ed ha riaffermato il diritto alla libertà degli scambi culturali nonostante le differenze di razza, e di lingua. Infine il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mazza, ha porto il saluto del governo dicendo che il congresso offrirà al mondo occidentale un quadro completo della civiltà^ della cultura e del progresso del mondo africano. Il governo italiano guarda con simpatia agli sviluppi culturali fra 1 popoli. Negli Interventi pomeridiani molti delegati hanno parlato della necessità di prendere contatti con il mondo occidentale, abbandonando la posizione di polemica Intransigente che caratterizzò il primo congresso, tenuto il 1956 a Parigi. «Dobbiamo accettare 11 dialogo con l'Occidente — ha detto il segretario dell'Associazione culturale africana, Alioune Diop — perché soltanto in tal modo potremo sviluppare la nostra personalità». A Parigi, infatti, la politica antleuropea si esasperò in un ,« razzismo a rovescio», più forte quasi del razzismo giustamente denunciato. E qualcuno disse che per la rasza nera « l'oppressione sarà sempre presente in ogni sua manifestazione culturale ed artistica ». Questo atteggiamento portava ad un complesso d'inferiorità, e di odio, ed anche ad una sofferenza quasi compiaciuta, ben espressa dal delegato che disse: «Noi siamo coloro che non hrnno inventato né la bussola né la polvere da sparo, che non hanno saputo domare il vapore e sfruttare l'elettricità, che non hanno esplorato né il mare né il cielo ». E da questo complesso, definito della < n«gritudine ». derivava il monologo irato contro i bianchi, il bisogno di sentirsi continuamente «engagés» In ogni manifestazione dell'arte e della cultura. Ora invece — come ha detto Alioune Diop si vuole tentare la strada del dialogo, riconoscendo che sono stati gli Occidentali ad esaltare —e non a soffocare — le genuine correnti artistiche del mondo negro, dalla musica alla scultura. Tuttavia gli accenti politici non sono mancati. Lo stesso Diop ha denunciato « il razzismo inventato dalle potenze coloniali e che ora trionfa negli Stati Uniti e nell'Unione sudafricana. Il negro è ancor troppo spesso considerato dagli Occidentali come un soggetto paesivo; e nessun'altra razza di colore ha ancora — come sempre ha avuto — una parte così umiliante nella cultura occidentale. Sono cose che vanno dette, anche se nulla è più triste di esser costretti a difendere la propria razza. Ai popoli dell'Occidente noi chiediamo di rinunciare al concetto della razza eletta e di dividere la gioia di vivere di noi negri ». Il congresso cercherà, dunque, nei prossimi giorni un nuovo comune denominatore per i popoli di razza negra che non sia più l'odio contro i bianchi, per guardare anche al futuro e non soltanto al passato. I congressisti saranno ricevuti dal Papa durante le festività pasquali e si recheranno poi a visitare alcune località della Italia Meridionale. e. a.