Spesi dal '47 ad oggi 300 miliardi per la rinascita della Sardegna

Spesi dal '47 ad oggi 300 miliardi per la rinascita della Sardegna Ciò che si è fatto dall'inizio dell'autonomia regionale Spesi dal '47 ad oggi 300 miliardi per la rinascita della Sardegna L'ingrandimento del porto di Cagliari e la sconfitta della malaria sono i risultati più vistosi - Ma nell'isola esiste una 9ola ferrovia - In Barbagia 70 minatori sono senza paga (Dal nostro inviato speciale) Cagliari, 26 marzo. Quale risultato danno i miliardi che lo Stato ha speso e spende In Sardegna per mezzo della Cassa del Mezzogiorno e di altri istituti? E' la domanda che molti italiani si rivolgono quando la cronaca li induce a riflettere sulle condizioni di certe parti d'Italia, già floride ma decadute attraverso i secoli ed oggi In attesa di una redenzione economica che richiede la solidarietà dell'intero Paese. L'episodio dei minatori di Seddas Moddizzis, costretti a lavorare vivendo di elemosina, ha risvegliato l'interesse sulla Sardegna, facendo pensare a qualcuno che i miliardi siano stati mal spesi. Decine di migliaia di sotto-occupati vivono con poche centinaia di lire al giorno, mancano le scuole e gli ospedali, l'acqua e le strade. Un caso simile a quello di Seddas Moddizzls si avrà nella piccola miniera di antracite di Seul, in Barbagia, se qualcuno nbn interverrà: settanta minatori sono senza paga da gennaio. Il carbone è ottimo, ma a causa delle difficoltà dei trasporti non si riesce a venderlo. Forse i miliardi non sono stati sempre impiegati nel modo più razionale, ma 1 frutti ci sono: il governo della Regione ha costruito o stava costruendo al 31 dicembre 1958 7 porti, 192 edifici scolastici, 51 ospedali, 109 ambulatori, opere igieniche per circa 4 miliardi, case popolari per oltre 2 miliardi. Dal 1950 al 1958 la Regione ha speso 145 miliardi e mezzo, cui vanno aggiunti 150 miliardi sborsati dallo Stato dal 1947, inizio dell'autonomia regionale, a tutto il 1958 (la cifra è indicativa, essendo 1 fondi di bilancio suddivisi fra i vari ministeri e la Cassa del Mezzogiorno). Mon mancano segni immediati: il porto di Cagliari Ingrandito, gli alberghi modernissimi, i palazzi ud aria condizionata. Si vanno chiudendo le ferite di una città che fu distrutta per 11 60 per cento e ridotta a 10 mila aoltanti (oggi 150 mila). In provincia gran numero di linde case rurali. Sui tetti moltiplicazione delle antenne televisive: gli abbonati sono 20 mila in un anno, su 1 milione e 250 mila abitanti, il cui reddito medio è pari a un terzo di quello della popolazione lombarde. I risultati più vistosi «1 hanno o si avranno presto nella piana del Campidano, una distesa alluvionale fra Cagliari e Oristano, in questi giorni verdissima per il grano tenero, solcata da infinite barriere di fichi d'India. Il Campidano è verde soltanto da novembre a giugno. Poi diventa arido, il grano intristisce, si raccoglie metà del previsto. Qui arriverà l'acqua del Flumendosa, imbrigliata c distribuita con un sistema di dighe e di canali che costa 24 miliardi di lire. La sola diga principale, alta 120 metri, è costata più di otto miliardi. Sarà irrigata una distesa di oltre centomila ettari, saranno costruite due centrali elettriche, sarà finalmente data acqua potabile sufficiente alla capitale della regione, oggi assetata. La irrigazione darà vita ad una terra vergine, isterilita anche per colpa del disboscamento, diventato frenetico nel secolo scorso. La Sardegna nasconde sotto un manto di steppe, di brughiere e di sassi una terra grassa, scura, capace di raccolti abbondanti. Il reddito attuale per ettaro è pari a un ottavo del reddito di certe campagna toscane o lombarde. Potrebbe superarle grazie al sole e al clima. Se ne ha prova ad Arborea, verso Oristano: era una landa deserta, oggi allinea vigneti, frutteti, cinquemila ettari di campi pingui come se ne vedono nella Valle Padana, difesi dal vento mediterraneo per mezzo di file di eucalipti. II visitatore che intenda valutare i frutti dei miliardi spesi in Sardegna non deve però andare in cerca di prove immediatamente tangibili. E' in corso un risveglio che non può completarsi in pochi anni. Si deve riflettere sulla prostrazione secolare dell'isola, in cui il sistema feudale fu abolito soltanto nella prima metà del secolo scorso. La Sardegna è quasi grande come il Piemonte, ma ha una sola linea ferroviaria importante, da Nord a Sud. Le ferrovie a scartamento ridotto, concesse a privati, sembrano sussìstere toltanto come pretesto alla narrativa di colore. Le strade misurano 5000 chilometri, comprese quelle comunali, spesso simili a piste. Gli automezzi privati e pubblici non arrivano a 28 mila. La Bcuola è una istituzione, non una realtà, mancando aule, maestri, mezzi di comunicazione. E' duro risalire la china dopo tanto abbandono: sotto Augusto la popolazione era di 400 mila anime, nel 1700 non giungeva a 300 mila. Oggi è inferiore a quella della città di Milano. Non basterà irrigare e costruire strade. SI dovrà mutare radicalmente l'assetto sociale, in talune regioni veramente primitivo. Vediamo ad esempio la parte occidentale dell'isola: nella Barbagia si percorrono decine di chilometri senza incontrare una capanna; ì pastori sono nomadi, passano le notti all'aperto con 1 greggi, d'estate si nutrono con i fichi d'India; il medico arriva a cavallo, quando può; il lavoro è pagato in natura, forse 300 lire al giorno. Mi raccontano esempi di costumi selvaggi: in Barbagia si ripete ancora un divertimento atroce: scuoiare un cane vivo per osservarne le ultime convulse manifestazioni di vitalità. Primo passo per la rinascita fu la vittoria contro la malaria, sgominata dalla Fondazione Rockefeller con l'impiego di 6 miliardi, 10 aerei, 4 elicotteri, 40 mila uomini e migliaia di tonnellate di D.D.T. Con l'autonomia regionale e con la Cassa del Mezzogiorno seguirono le grandi opere pub- pgbcrcmMstsmdbsbliche. Contemporaneamente.furono avviate le opere di tra- sformazlone agraria L'Etfas (ente per la trasformazione fondiària e agraria in Sardegna) ha espropriato o acquistato centomila ettari di terreni incolti o mal coltivati per impiantarvi aziende agricole moderne da assegnare a contadini poveri, destinati a diventarne proprietari mediante riscatto in trent'anni. Restava però il gravissimo ostacolo dell'isolamento dal Continente. Finora tutto il traffico di merci (circa 2 milioni di tonnellate all'anno) e di passeggeri era affidato , alle navi In servizio di linea, come quelle che giornalmente collegano Civitavecchia a Cagliari e Olbia, e alle navi private. Dopo una attesa durata decenni, le Ferrovie dello Stato hanno messo in cantiere tre navi traghetto da 5 mila tonnellate, che saranno pronte l'anno prossimo e trasporteranno un treno completo di trenta vagoni, più 64 automezzi., e 350 passeggeri. Le merci non dovranno più essere trasportate al porti, Imbarcate, stivate, sbarcate con un deperimento calcolato ad un quarto del loro valore; viaggeranno nei carri ferroviari da Torino a Sassari, da Cagliari a Milano, con le tariffe normali delle Ferrovie dello Stato. Il beneficio per l'economia sarda sarà enorme: oggi la spedizione di un quintale di frutta da Palermo a Milano costa meno della spedizione da Sassari a Milano. Mi fanno l'esempio delle pioppelle importate da Salerno per il vivalo di Arbatax, dove si avvia la pioppicoltura: al prezzo di 200 lire l'una si devono aggiungere 300 lire di trasporto, Il governo regionale sta per varare un vasto < piano di rinascita », che richiederebbe nello spazio massimo di trent'anni investimenti di 861 mi. Hardt da parte dello Stato, della Regione e del privati. Fervono discussioni e polemiche. Ma già si avviano le prime iniziative private; favorite dalla abolizione della nominatività del titoli e da finanziamenti del governo di Cagliari, sono sorte società con capitali che rappresentano investimenti di 25 miliardi. Cotonifici a Sassari, cartiere ad Arbatax, fabbriche di materie astntcisandrtetipiccctPsgdGtalaetnRstincsvfrslafud plastiche a Cagliari, compagnie di navigazione, ottimi alberghi nelle bellissime regioni costiere, che si aprono al turismo. Non si può affermare che la Sardegna sia radicalmente cambiata in pochi anni. Ma la febbre pionieristica che si va diffondendo, specialmente ad opera di imprenditori settentrionali, è incoraggiamento a continuare una solidarietà con l'isola che darà buoni frutti al Paese intero, se si terrà conto delle critiche ..... Ìa/Jj„t Jl^i™"" agrari non perfettamente riu sciti, se 1 « plani di rinascita» saranno chiari e terranno conto della concorrenza internazionale aperta dal Mercato Comune, il cui trattato istituitivo è irreversibile. In altre parole non si potrà tornare indietro. Per costruire dal- nulle l'industria sarda e rinnovare l'agricoltura si deve tener conto dei possibili clienti in modo scientifico, non approssimato. Mario Fazio

Persone citate: Hardt, Mario Fazio