Rapì la giovane ostetrica per costringerla alle nozze
Rapì la giovane ostetrica per costringerla alle nozze Condannato a tre anni Rapì la giovane ostetrica per costringerla alle nozze (Dal nostro corrispondente) Napoli, 26 marzo. E' terminato a tarda notte, dopo una lunga permanenza in camera di consiglio, il «prò cesso della fattoria degli spiriti >: la vicenda che ebbe come vittima Carmela Llccardo, una assai bella signorina di Giugliano. La giovane, rapita in pieno paese e condotta in un luogo solitario, fu rinchiusa in un'alta torre antica, da dove, dopo due giorni di tenace lotta con un pretendente, riuscì a fuggire lanciandosi da una finestra (11 che le causò gravi ferite alla spina dorsale) prima di essere sottoposta a violenze. . Il fatto accadde il 29 dicembre del '57 nel comune di Giugliano, ove la bruna Carmela fa l'ostetrica. Dopo un breve fidanzamento con un agricoltore del posto, Michele Pennacchio, vista l'impossibilità di una convivenza serena per l'aspro suo carattere, la giovane volle interrompere definitivamente la relazione. L'ai tro in sull'inizio non disse nulla. Quando però Carmela si fidanzò con un agente del locale Commissariato di polizia, l'innamorato, vedendo che perdeva per sempre la fanciulla, ricorse a quello che credeva un sistema infallibile: rapirla e comprometterla per poi imporle le nozze, secondo una barbara ed ancora assai frequente costumanza di molte campagne. Avendo appreso che la bella Carmela doveva recarsi in auto a casa del coltivatore Carmine Parisi, per il battesimo di un bambino venuto alla luce con il suo aluto professionale, il Pennacchio le preparò la trappola convincendo l'autista Santo Carleo. Quando insieme ad una bambina, Amalia Palma, la giovane sali sulla macchina, con un pretesto, ad un certo momento l'autista fermò e fece salire quello che presentò come un suo amico, Francesco Rea. Poi il Carleo fermò ancora, e questa volta nell'auto sali il fidanzato d'un tempo e un altro complice, Giuseppe DI Domenico. Un quarto, Crescenzo Argiuolo, stava a terra e immobilizzo la fanciulla, che, avendo capito in quale tranello era caduta, tentava di scendere. Fuori paese un'altra «1100», guidata dal fratèllo del rapitore, Giuseppe, raggiunse la prima e prese la bambina, che rlac- compagno a casa, ove la piccola dette l'allarme. Ma Carmela era ormai lontana ed introvabile, essendo stata condotta nel comune di Qualiano, ove in uno dei punti più deserti, v'era la « fattoria degli spiriti >, detta così per essere essa sorta sulle rovine d'un vecchio castello di cui si era mantenuto in buono stato solo ma torre. I proprietari, Domenico e Maddalena De Rosa, erano stati naturai mente avvisati e si erano prestati al ratto. La giovane, rinchiusa in una stanzetta del torrione, fu lasciata sola ron il rapitore. L'indomani, però, il giovane, col viso gonfio per i pugni e gli schiaffi, dovè confessare mestamente ai suoi complici che la fanciulla aveva avuto la meglio. Allora i due padroni della fattoria, il Pennacchio e gli altri tennero una riunione decidendo che avrebbero immobilizzato con delle corde la donna. Ma Carmela, che origliando da una fessura del pavimento, aveva udito ogni cosa, con un salto di quindici metri si lanciò dalla torre rimanendo ferita alla schiena. In seguito, anche per l'intervento di due cugini del Pennacchio, Caterina e Michele Pennacchio, venne ricoverata in ospedale. Il P. M. ha chiesto 7 anni e 4 mesi per il rapitore, 2 anni e 3 mesi per il fratello Giuseppe, la stessa pena per il complice Francesco Rea, un anno per Crescenzo Argiuolo, 1 anno 9 mesi per l'autista Santo Carleo, 1 anno per l'omonimo Michele Pennacchio e 1 anno e 10 mesi per la moglie Caterina, 4 anni e 3 mesi per 1 due padroni della «fattoria degli spiriti», e 5 anni e i mesi per l'altro complice, Giuseppe Di Domenico. Il Tribunale, accogliendo il principio del nostro Codice che il ratto a scopo di matrimonio è punito con una pena più lieve, ha condannato il principale colpevole a 3 anni e tutti gli altri a pene non superiori ai 2 anni, assolvendo i coniugi Michele e Caterina Pennacchio con formula dubitativa. c. g.
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