Assegnati i premi "Bargutta,, durante la cena tradizionale

Assegnati i premi "Bargutta,, durante la cena tradizionale Assegnati i premi "Bargutta,, durante la cena tradizionale Milano, 25 marzo. Il «Premio Bagutta » 1959 (100.000 lire) è stato ufficialmente assegnato stasera, nella vecchia trattoria, dove è nato nel 1926, allo scrittore Italo Calvino per la raccolta dei suoi Racconti. Il più vecchio dei premi letterari italiani, giunto ormai alla sua 23" edizione, proprio perché nato e mantenutosi sotto il segno della totale indipendenza e della schietta fraternità artistica rimane, anche se la sua misura economica è modesta, 11 premio più ambito. Naturali quindi le lunghe discussioni della giuria presieduta da Orio Vergani. Quest'anno in Bagutta è stato anche assegnato per la prima volta a una scrittrice il Premio « Tre Signore » di 500 mila lire. E' toccato a Grazia Livi Saffi per Oli scapoli di Londra. Ma non era questa, la sola importante novità. Altri due premi, oltre a quelli tradizionali (Bagutta, Opera prima, Bagutta-Agnesi), sono stati assegnati: il premio « Bagutta-Fracchia» in ricordo del fondatore della Fiera Letteraria è stato aggiudicato a Bianchi Honoré per la Notte del diavolo, mentre il premio « BaguttaVerrl, venti anni dopo » è stato assegnato a Romano Bilenchi per i suoi Racconti. Lo spirito del premio è di riconoscere il valore di un'opera apparsa quattro lustri prima. Il tradizionale Premio bagut tiano «Opera prima» è stato assegnato a Giuliano Gramigna per il Destino inutile, mentre il premio Agnesi per il giornalista che ha scritto il miglior articolo esaltando la pasta asciutta è andato a Emilio Pozzi e Rodolfo De Angelis. In occasione della consegna dei tradizionali premi, stasera alle 21 si sono radunati nella vecchia trattoria di via Bagutta esponenti del mondo letterario artistico e giornalistico milanese che hanno festeggiato con la tradizionale cena i vincitori. Calvino e Bilenchi Tra gli scrittori ormai formati, cioè riconoscibili, con una via propria, c'è Calvino. Egli è press'a poco alla meta dantesca della vita: ha scritto tre romanzetti, Il sentiero dei nidi di ragno, Il visconte dimezzato. Il barone rampante e un buon numero di racconti che ora ha raccolto (ed. Einaudi), in gran parte conosciuti, ma con l'aggiunta notevole di alcuni altri più recenti, sparsi in riviste, dei più complessi e armoniosi che gli siano usciti dalla penna. Ha fatto bene a raccoglierli; non è stata un'operazione oziosa, ma necessaria a lui, utile ai critici. Si possono cogliere ora con evidenza alcuni motivi dell'arte sua, che prima destavano giudizi dubbiosi. Per esempio, il racconto sembra dimostrarsi la vera forma letteraria di Calvino. Quelli che lui chiama, che abbiamo chiamato romanzi non sono ohe racconti più o meno lunghi. Non è un limite, è una misura. E quella divisione che di solito si è posta fra i suoi scritti a carica fiabesca e quelli a carica realistica, si palesa ora, chiuden do il libro dei racconti, abbastanza arbitraria • ingenua. Questa separazione non esiste. Già il primo libro della sua giovinezza II sentiero dei nidi di ragno, aveva segnato, oltre che la sua vocazione, il tipo dì ispirazione: un realismo non veristico, ma fiabesco. Fiabesco non vuol dire che egli si diletti di tessere favole, ma di arricchire la realtà di elementi incantati, e, più ancora, di complicare e moltiplicare i casi fino all'ossessione e all'assurdo, rimanendo allettato dal formarsi di un simbolo. Nei tre racconti lunghi, La formica argentina, La speculazione edilizia, La nuvola di smog, Calvino ha fatto, per così dire, il pieno: ci sono tutte le sue risorse, le sue qualità migliori. Sempre il suo tono è divertito, che crea intrichi ed esce dal reale veristico in un equilibrio di gioco, talvolta di balletto, anche se triste. C'è in Calvino un'allegria amara, di chi prende in giro certi gesti convenzionali della schiavitù della vita I tre racconti citati che si svolgono in città vere e non vere (un paese ligure, San remo, Torino) vogliono esprimere un senso di impossibilità e di sconfitta, una lotta ingaggiata e perduta contro le formiche, gli speculatori, lo smog ma il tono non è veramente di lotta, non è tragico o epico, ma idillico o elegiaco, grottesco e sottilmente ironico, e, nell'in timo, fiabesco. Difficili gli idilli, difficili le memorie, difficili gli amori, la vita stessa è difficile: contro queste difficoltà c'è in Calvino un senso nascosto o palese, di poesia, una risoluzione poetica (che è poi l'azione dello scrittore). Per ora questo suo tono ge¬ nerale è ancora lieve, non profondo. In uno dei suoi raccon ti, bellissimo, L'avventura di un poeta, Calvino sembra voler dichiarare che il cantar l'amore o la bellezza della natura non è cosa sua: sua invece l'esprimere « l'angoscia del mondo umano». E' un proposito? Certo, se saprà effettuarlo, soltanto allora sarà una vera svolta. Bilenohi t.Rucconti, ed. Vallecchi) è del tutto dissimile da Calvino. Aneh'egli ha scritto per lo più racconti, ma come capitoli di romanzo (mi pare che qualcuno l'abbia già osservato) ; e il suo mondo non ha nulla della fiaba, è tutto intriso, finemente, acremente, di realtà umile. Tempi d'infanzia atmosfere di provincia. Bilenchi compie a dicembre 1 suoi cinquant'anni: impegnato in un serissimo lavoro di giornalismo politico, ha taciuto per vent'anni. Ora, lentamente, ha ripreso. I racconti che ha raccolto, riveduti con attenzione, sembrano voler approssimare il passato, avvicinare il punto di partenza, giustificare la ripresa. Bilenchi è stato un piccolo maestro. Nella scrittura scarna, senza giochi, ha insegnato a molti compagni suoi e anche a giovani come Calvino. Anna i Bruno, e specialmente 11 dittico La siccità e Miseria sono i capolavori di questa raccolta. Pancrazi che lo salutò all'apparire, indovinò subito: « Fa sul serio. Questo è il fondo morale dell'autore ». Perciò non fu mai veramente un dimenticato, e ora è lecito sperare da lui l'opera della maturità nuova. r ' rr. ant.

Luoghi citati: Londra, Milano, San Remo, Torino