"La Passione di Revello,, all'Auditorium della Rai

"La Passione di Revello,, all'Auditorium della Rai "La Passione di Revello,, all'Auditorium della Rai La Rai-Radiotelevisione Italiana ha pensato di offrire ai suoi ascoltatori, per la Settimena Santa, un testo celebre e quasi del tutto sconosciuto, La Passione di Revello ridotta da tre a due giornate, da 13.400 versi a meno di 4000. Riduttore Eugenio Salussolia. Le trasmissioni avverranno giovedì (giornata prima) e sabato (giornata seconda). Iersera nell'Auditorio di via Giuseppe Verdi la Compagnia di Prosa del Centro di Produzione Rf-tv di Torino, con Elena Zareschi, Gianni Santuccio e Mario Ferrari ha recitato l'intera riduzione in forma di oratorio, di fronte a un pubblico di invitati. (Regia del Salussolia, musile originali di Valentino Buechi). Si tratta senza dubbio dì una rara curiosità. Questo « mistero > di cui si ignora l'autore (taluno non esclude che possa essere di tal fra Simone predicatore), ha avuto una sola rappresentazione nell'aprile del 1490, chiestone il permesso dalla zoventura, ossia dai giovani « boni et virtuosi > di quella terra a Ludovico II marchese di Saluzzo e alla sua sposa Giovanna di Monferrato. L'opera lunghissima, variata di sentimento religioso e di scenette popolaresche, idilli1che o comiche o avventurose, con tipiche arditezze verbali e approssimative divagazioni e giustificazioni teologiche, imita in qualche modo le Sacre Rappresentazioni medievali di Francia, ed è composta in un linguaggio ruvido e misto, che sul fondo italiano fa spiccare detti e modi dialettali, parole francesi o tratte dal francese, ed è un impasto a volte divertente e primaverile, a volte grossolano e monotono, di pietà, di ingenuità e di malizia. Tutti sanno che cos'erano queste feste teatrali del Medio Evo. Ripercorrono la vita di Gesù dalla nascita alla morte e resurrezione; e tra i momenti di devozione estatica, dì rapimento e stupore per così miracolosi eventi, sull'intensa e commossa carità cristiana innestano bozzetti realistici, caratteri e api di sacerdoti, magi, pastori, satanassi. C'è la Vergine, ci sono gli Angeli e gli Apostoli, la Maddalena, il Centurione, Giuda, Belzebù: tutto un mondo che tra terra e cielo (e sotto si spalanca la gran bocca d'Inferno) opera e patisce e si redime ed è redento, o per sempre salvato o per sempre dannato, mondo che acquista colore e rilievo proprio dall'essere così paesano e rusticale, e spesso goffo ma non per ciò meno venato d'umore e di bonaria fantasia. Anzi ciò che ancora dai secoli lontani può sedurci e incantarci ò proprio la voce casalinga, contadinesca, leg¬ gcenmligmdtQnaesas o o o i e e gendaria, a suo modo patetl- Vca, che al Nuovo Testamento, ee ai suoi soavi splendori, do- dna un'intimità un po' ispida, nma candida e vermiglia come.Pli volto dei Santi La Rai ha anche offerto agli invitati una bellissima monografia, una specie di programma illustrato dagli affreschi della Passione dello Spanzotti a San Bernardino di Ivrea. Questo capolavoro pittorico nacque dal più al meno negli anni della Passione di Revello e così, pur ad un livello artistico incomparabilmente più alto, ce ne rida ben visibili gli spiriti, i caratteri, l'atmosfera. Quello che ci voleva a integrare, anzi ad illustrare la dizione degli a ".ori. Perché dobbiamo osservare sinceramente che il valore teatrale, e fino ad un certo punto poetico, di un testo come quello della Passione di Revello non può essere avvertito e riconosciuto che in un autentico spettacolo, molto colorito, molto plastico: con attori sia pur rozzi, meglio se rozzi, vestiti come allora si vestivano, che su sfondi campagnoli o in « luoghi deputati > compongano primitivi quadretti e agiscano secondo un istrionismo elementare, con modi e lazzi e con tragici accenti che, sfiorando magari il ridicolo, pur rilevino la forza plebea e mistica degli animi. Non è, quello della Passione di Revello, testo così sublime che, detto appena, splenda: ci vorrebbe a dargli vera luce uno spettacolo vero, con gli ingenui accorgimenti scenici e l'ingenua dizione e il timore e la audacia di artigiani e uomini del contado e piccoli borghesi che si siano improvvisati attori, e credano e si esaltino nella timida felicità e nel rapimento della finzione che essi stessi vanno creando. Come avveniva ■ in quei tempi ancor nutriti e tinti dì antica fede Accettata, comunque, l'idea della conversione in oratorio di uno spettacolo tìpicamente visivo, naturalistico, mosso e percorso da innumerevoli immagini e figure e allusioni, bibliche e paesistiche, dobbiamo subito dire che la Rai non poteva presentare con maggior cura e coerenza la ribelle invenzione scenica che di per sé tende a smagliarsi, a scappar via in mille diversioni e variazioni. Eugenio Salussolia non è stato soltanto accorto riduttore, ma regista sensibile, ed ha saputo dar giusto tono al dolore, al rapido realismo, alle dolci promesse. La musica (eseguita dal complesso fiorentino diretto da Rolf Rapp) sostituiva, in qualche modo, il colore, lo suggeriva con intensità e con grazia; e una certa concitazione drammatica, se non giunse alla commozione vera e al solenne incanto del tpdisGutpt«te Vangelo, riuscì a rialzare qua e là modulazioni e cadenze che davano inevitabilmente nell'u niforme e nel monotono. Non Possiamo soffermarci sui par¬ ticolflri, ma, per esempio, la presentazione di Giuda carico di peccato e che porta su di sé il suo destino atroce, o la festa pasquale sospesa tra la Grazia e il Sacrificio, ebbero una bella efficacia. Se il sacro trattenimento non diede, né poteva darlo, l'aspetto autentico di ciò che furono simili « rappresentazioni >, fu costretto tuttavia in una sua severa e composta dignità. t. b.

Persone citate: Elena Zareschi, Eugenio Salussolia, Gianni Santuccio, Mario Ferrari, Riduttore Eugenio Salussolia, Rolf Rapp, Salussolia, Spanzotti, Valentino Buechi