Disgelo di primavera?

Disgelo di primavera? ImA GUERRA. FttBBBA Disgelo di primavera? H 31 marzo i ministri de-[lgli Esteri americano, ingle- dse, francese e tedesco si in- scontreranno a Washington [pper stabilire una politica comune; seguirà il 2 aprile la riunione del Consiglio atlantico ed i quindici paesi approveranno i piani definitivi in vista dei prosiimi colloqui con Mosca. Dopo tante polemiche è giunto il momento della scelta: occorre prendere decisioni dalle imprevedibili conseguenze. Non esiste ancora un'intesa totale fra gli alleati, nemmeno dopo gli utili colloqui Eisenhower-Macmillan. Le due maggiori potenze atlantiche hanno raggiunto un accordo completo solo sulla procedura da seguire. L'11 maggio si riunirà a Ginevra (data, e sede già accettate da Kruscev) la conferenza dei quattro ministri degli Esteri: dovrà esaminare i vari problemi della Germania, indicare le linee generali di un possibile accordo, stabilire i temi che saranno affrontati nella riunione successiva dei capi di governo. Il convegno fra Kruscev, Eisenhower, Macmillan e forse De Gaulle (se il generale vorrà rappresentare la Francia invece del Primo ministro) seguirà nel corso dell'estate, probabilmente in territorio inglese o americano. Concordata la procedura, permangono delle divergenze sulle proposte da sotto porre a Kruscev. Londra parte da principi realistici: è ormai favorevole al rico: noscimento di fatto della Repubblica comunista tedesca ed ha rinunciato a discutere sull'unità della Gei> mania, perché Macmillan si è convinto nel viaggio a Mosca che su questo punto non esiste possibilità d'accordo ; Washington vuole invece farne oggetto di trattative, pur concedendo che si possa arrivare all'unificazione per gradi ed in un lungo periodo di anni. Su Berlino vi è unanimità di pareri: le truppe alleate non abbandoneranno i settori occidentali. Ma l'America non vuole che decada il vecchio regime di occupazione; se lo statuto attuale deve mutare, anche la zona sovietica faccia parte della progettata «città libera». Infine Macmillan è persuaso dell'utilità di incontri periodici con Kruscev, nella speranza che i capi di governo possano risolvere fra loro i più urgenti fra quei problemi europei, di cui è ormai incominciata una discussione a lunghissima scadenza. Malgrado una persistente fermezza, è chiaro che assistiamo ad una revisione dei principi degli Stati Uniti nei rapporti con l'Unione Sovietica. Sia pure con sospetto e cautela, Washington ha già fatto parecchie concessioni: ha accettato di partecipare all'incontro al vertice e di riesaminare lo statuto di Berlino ; ha rinunziato alla tesi estrema, di esigere l'immediata unità della Germania attraverso libere elezioni, ed ha ammesso un riconoscimento indiretto del governo di Pankow. Un autorevole giornale tedesco, Die Welt di Amburgo, commenta: « Il fatto rivoluzionario nel corso delle direttive americane, non va cercato nei particolari, ma nell'abbandono dei fondamenti della politica occidentale, che da un decennio sembravano sacri : armarsi e attendere con pazienza che la Russia dei Soviet diventi più ragionevole. Ora Washington non intende più agire secondo questi principi, non pensa più soltanto in base a criteri militari ed a programmi di pacifica riconquista; anche quando si parla di armamenti, si mira a soluzioni politiche. La fantasia deve tornare alleata della diplomazia ». Forse il commento del giornale tedesco esagera la realtà, ma è indubbio che ai tempi di Budapest e del¬ usdptnfrnfvtcdlcmprpccz la rivolta in Polonia, quan do una grande ondata di speranza aveva dato ai popoli satelliti l'illusione di una vicina libertà, conces' sioni come quelle già fatte da Washington sarebbero parse inimmaginabili. Purtroppo negli ultimi due anni il tempo ha lavorato in favore dei russi; la fiducia religiosa di Foster Dulles nel graduale declino delle forze politiche e militari sovietiche, non si è realizzata. Gli occidentali hanno certo la capacità di difendersi da un'aggressione dell'Urss, e anche Mosca ne è convinta; ma non hanno i mezzi né politici né militari per impedire al governo russo di ritirare le sue truppe da Berlino-Est o di concludere una pace separata con Pankow. Una constatazione che ha consigliato an¬ che all'America di iniziare trattative, pur chiedendo giuste contropartite " per ogni concessione. Nelle future discussioni gli alleati debbono sempre tener presente la situazione della Germania occidentale e soprattutto del Cancelliere Adenauer. che rimane uno degli statisti più ascoltati per l'opera grandiosa compiuta a favore della rinascita tedesca. Egli è stato il più fedele alleato della politica di Dulles, ha avuto la stessa fede sicura che l'intransigenza avrebbe portato la Germania all'unità; ogni concessione che allontani questa speranza e diminuisca il prestigio della Repubblica federale, rischia di indebolire l'intera organizzazione difensiva europea. Nemmeno il governo di Bonn, tuttavia, può rifiutare ogni compromesso. Scrive ancora Die Welt: « L'autorevole Cancelliere gode sempre in Occidente di un prestigio tanto alto, che è in grado di impedire qualsiasi decisione sui problemi tedeschi contraria alla nostra volontà. Ma anche il Cancelliere deve chiedersi se un simile successo diplomatico — atto ad aumentare il malumore contro i tedeschi, eterni disturba tori della pace — non si rivelerebbe una vittoria di Pirro ». I comunicati sui colloqui Eisenhower-Macmillan e l'annuncio della conferenza al vertice sono stati accolti a Mosca con. riserve polemiche, ma con ottimismo. Radio Mosca ha chiuso il suo commento con queste parole: « Ecco arrivare la primavera, che consente alla terra di sbarazzarsi del suo mantello invernale. Le prò poste sovietiche mirano a fondere il ghiaccio della guerra fredda; tutti ci auguriamo che il dolce calore compaia anche nei rapporti internazionali ». Un tono poetico non consueto. Prendiamone atto, pur ricordando che non sempre la primavera porta il disgelo.