Il P. G. chiede per Egidi la condanna a 26 anni e 8 mesi di Guido Guidi

Il P. G. chiede per Egidi la condanna a 26 anni e 8 mesi A conferma della precedente sentenza Il P. G. chiede per Egidi la condanna a 26 anni e 8 mesi Secondo la Pubblica Accusa, l'alibi del giardiniere non regge, le tortur*. sono inventate, e la confessione deve essere ritenuta veritiera - L'imputato mterrompe due volte la requisitoria (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 17 marzo. Lionello Egidi, dopo nove anni di' battaglie giudiziarie, dopo quasi quattro processi, si è ritrovato questa sera al punto di partenza. Il Procuratore Generale, come tutti coloro che dal medesimo suo banco nei dibattimenti precedenti avevano affrontato l'esame di questa terribile vicenda, ha concluso la sua requisitoria chiedendo la condanna dell'Epidi. «G't elementi raccolti nel còrso delle indagini e sommati gli uni agli altri — ha detto il dott. Tropea al termine di una perorazione protrattasi per l'intera giornata sino a tarda sera — forniscono la certezza che fu Lionello Egidi ad uccidere, la notte del 18 febbraio I960, la bambina dodicenne Ann» ella Bracci, gettandola in un pozzo a Primavalle dopo aver tentato di aggredirla. Io ritengo che debba essere confermata la condanna inflitta, nel novembre del 1966, dalla Corte d'Assise di Appello di Roma, a 26 anni e 8 mesi di reclusione >. -' Lionello Egidi ha avuto soltanto un quasi impercettibile fremito nell'apprendere che la battaglia per lui era ancora tutta da combattere. Pallido, ai è alzato con studiata lentezza dalla panca sulla quale aveva seguito, calmo e indifferente soltanto in apparenza, ^argomentare Irruente del suo accusatore (due volte però è intervenuto, rivelando la tensione interiore e lo sforzo compiuto sul propri nervi), si è infilato il cappotto, ha parlottato con i difensori, si è preso sottobraccio la moglie e si è avviato verso la pensione al centro di Firenze dove si è sistemato a 1200 lire al giorno. Da domani l'atmosfera in aula per lui sarà più respirabile: comincerà con l'avv. Donato Marinaro il turno degli avvocati difensori, interrotto soltanto lunedi prossimo dall'ultimo accusatore avv. Giuseppe Facini. ; Il dott Tropea ha affrontato' subito il problema di fondo dell'intera vicenda: vi sono elementi per cui Lionello Egidi possa essere considerato responsabile di quanto accadde ad Annarella Bracci la notte'del 18 febbraio 1960? La risposta per 11 dott. Tropea è di quelle che non lasciano adito a dubbi. Chi è innanzi tutto Annarella Bracci? E' una bimba che s'affacciava alla vita, e i primi sguardi sul mondo non potevano averle lasciato una buona impressione: aveva incontrato soltanto miseria, fame, dolori, una madre « che si ricordava di lei soltanto per picchiarla». Questo non significa però che fosse già macchiata dal fango della impurità. «Nessuno, ha sottolineato il Procuratore Generale, parla di Annarella Bracci in tal senso. L'unico che fa un accenno in proposito è Lionello Egidi. «Se avessi voluto — dice In uno dei primi interrogatori — avrei potuto avere da Annarella quello che volevo per sole cento lire, senza arrivare al delitto ». Non è sintomatico che questa accusa infamante provenga proprio da chi, lanciandola, sa di potersene servire per un eventuale alibi morale? « Lionello Egidi — e così dicendo il Procuratore Generala ha puntato l'indice verso Vex-giardiniere — hai voluto uccidere la' memoria di quella bimba dopo averla uccisa) nella carne ». « Pe* me — lo ha interrotto con tono glaciale Lionello Egidi, ripetendo le identiche parole usate quattro anni or Bono per Interrompere un altro Procuratore Generale, ■ il dottor Scardia, nel dibattimento in Corte d'Assise d'Appello a Roma — pe' me Annarella poteva campa' pure sino a cent'anni >. «Il primo punto fermo di questo processo — ha proseguito senza raccogliere la battuta il dott. Tropea — è che Lionello Egidi gettò fango su Annarella Bracci. Il secondo punto è che, in tutto il comportamento processuale, Lionello Egidi rivela la sua falsità, cercando di far addensare i sospetti su Marta Fiocchi per stornarli da sé e avallare l'ipotesi di un delitto familiare. « Inoltre vi sono i suoi precedenti morali e le menzogne a proposito dei movimenti compiuti nella serata del 18 febbraio 1950. Egli soprattutto non sa spiegarci cosa abbia fatto tra le 20,30 e le 21,30 del 18 febbraio. O meglio, egli cerca sin dall'inizio di far credere che rientrò alla borgata alle 21 circa e non un'ora dopo, come tutti sono concordi nell'affermare. Questo doveva servirgli ad evitare di essere coinvolto nel delitto per.ché, se questa fosse stata la verità, egli non avrebbe avuto 11 tem po di andare con la bimba sino al pozzo nel « prato dell a nebbia » e tornare a casa. La realtà è che Egidi, dopo aver incontrato Annarella Bracci sul piazzale Borromeo verso le 19,30 o le 19.45, e di averle dato dieci lire per acquistar* le castagne, la incontra di nuovo poco dopo, la induce con un pretesto ad accompagnarlo verso la campagna dove l'aggredisce. La bimba reagisce, urla, fugge. Lui la insegue, la colpisce con il coltello sul capo, la bimba cade svenuta, lui perde la testa e getta 11 corpo nel pozzo. Poi torna a casa e con un altro pretesto fa credere alla moglie e alla cognata che sono soltanto le 21,30 ». Sgomberato il terreno dagli altri ostacoli il Procuratore Generale è passato all'ultima difficoltà: la confessione c le torture di cui parla Egidi. « Tutte menzogne le. sevizie, tutti espedienti difensivi — ha detto —; comunque l'importante è che la confessione, ammettendo anche che sia stata estorta con la violenza (e condannando Egidi, eventualmente non si assolvono o si giustificano i funzionari di polizia responsabili) risponde al dati di fatto inoppugnabili, per cui si può ritenere veritiera. «In quella confessione, ripetuta più di una volta, anche nmniHiimimmiiiiimiiiimmmiiiiimiiiiiiii dinanzi al magistrato, esistono dei particolari che soltanto l'assassino poteva sapere, mentre nessuno degli estranei alla polizia, e fra questi il Procuratore della Repubblica, ha avuto la possibilità di notare tracce sull'Egidi di quelle sevizie che l'ex-giardiniere sostiene di aver subito. E' la "rima volta che vedo accusare cosi brutalmente la magistratura di falso in atto pubblico. Ricordati ■ però, Lionello, che ormai non Inganni più nessuno >. ' Ma lo sono stato Ingannato, sempre » ha replicato Egidi incoraggiato anche da un mormorio del pubblico, a commento della frase del dott Tropea. «Una famiglia intera è stata gettata nel fango ingiustamente > ha gridato dal fondo dell'aula Teresa Lemma, la moglie di Egidi. Il Procuratore Generale ha quindi esposto le sue richieste. Guido Guidi iiiiimiiiniimniiiiim

Luoghi citati: Annarella Bracci, Firenze, Roma