La d.c. elegge l'on. Moro segretario dopo aver respinto la candidatura di Fonfani di Vittorio Gorresio

La d.c. elegge l'on. Moro segretario dopo aver respinto la candidatura di Fonfani La decisione nella notte del Consiglio Nazionale La d.c. elegge l'on. Moro segretario dopo aver respinto la candidatura di Fonfani La votazione: 64 sì e 26 schede bianche - Il ritorno di Fanfani bocciato con 54 voti contrari, 37 favorevoli, 9 astensioni, 12 assenti - Lo hanno appoggiato solo i consiglieri della corrente di "base,, e una parte di "Iniziativa democratica,, - Zoli colpito da malessere abbandona i lavori prima delle votazioni: un patetico appello a favore dell'ex-segretario - Gonella, proponendo una direzione collegiale, aveva dichiarato: "La democrazia cristiana è in una profonda crisi spirituale,, Roma, 16 merzo. Alle ore 1 di notte U Consiglio nazionale della d.c. ha eletto l'on, Aldo Moro nuovo segretario del partito. La votazione a scrutinio segreto ha dato i seguenti risultati: 64 voti favorevoli, 26 schede bianche, un voto per l'onorevole Gui. Erano assenti 21 consiglieri. In favore dell'on. Moro hanno votato 1* quasi totalità degli « iniziativistl », s gli appartenenti alla corrente « primavera » di Andreotti. I consiglieri nazionali di « rinnovamento » e delia sinistra di base hanno deposto nell'urna scheda bianca. Gli amici dell'onorevole Sceiba e i notabili hanno votato in ordine sparso. Domani aUe 13 verrà nominata la nuova direzione e fissata la data del congresso del partito. In precedenza con 54 voti contro 37 e 9 astenuti il Consiglio nazionale della d.c. aveva deliberato di accetta»re le dimissioni dell'on. Fanfani da segretario del partito. Gli assenti erano dodici, tra i quali lo stesso Fanfani, il Presidente del Consiglio dei Ministri Segni, il presidente del Consiglio nazionale Zoli, il ministro Fella che è all'estero, l'on. Moro candidato alla successione, e il fraterno amico di Fanfani, La Pira. Fra gli astenuti di maggiore rinomanza sono da contare il presidente del gruppo parlamentare della Camera, Gui, e quello del gruppo del Senato, Piccioni, oltre all'ex-vicesegretario del partito on. Rumor. La votazione ha avuto luogo per appello nominale, dalle 22,15 alle 22,33 su un ordine del giorno presentato con la firma dei consiglieri nazionali Sibille, Gioia, Pinna, Raffaele Leone, Bucciarelll Ducei, Laura e De Stefanis. I proponenti chiedevano che il Consiglio respingesse le dimissioni dì Fanfani, ma la maggioranza ha deliberato in contrario secondo le cifre che abbiamo detto. E' una maggioranza negativa che s'è manifestata, di proporzione notevolmente superiore a quella prevista. Gli amici di Fanfani oggi contavano, difatti, su una vittoria, anche di misura. Che siano stati solo 37 su 112 i consiglie. ri favorevoli ad un ritorno di Fanfani, è per essi un motivo di profonda delusione. La prima osservazione da fare è che sono rimasti favorevoli a Fanfani i soli consiglieri della corrente di ■ base, in maniera compatta. Tra i sindacalisti della corrente « rinnovamento » si è avuta qualche defezione, e ne è ere' sciuto il gruppo degli astenuti. I grandi notabili si sono divisi tra astenuti e assentì, gli amici di Andreotti che aderì scono alla corrente «primave ra> hanno votato contro Fanfani. La corrente maggiore, intitolata « iniziativa democra tica>, si è nettamente spaccata in due ali, di cui la contraria a Fanfani risulta nettamente più forte di quella favorevole. La misura della sconfitta dell'ex-segretarìo è, quindi, impressionante e sta ad indicare quanto incerte siano le sorti politiche d'un leader d'un partito composito e contraddittorio come la d.c. Fanfani era creduto dominatore dell'apparato, signore del Consiglio nazionale, preconizzato vincitore del congresso. In tre giorni, da sabato a stasera, il suo potere è apparso ridimensionato e ridotto. I suffragi che sono confluiti sul suo nome sono di numero talmente esiguo da consentire che si parli d'una semplice attestazione di stima, e gratitudine per quello che egli ha fatto nel passato servendo la d.c, e ad essa dedicandosi con un impegno quale pochi altri uomini politici hanno mai posto a vantaggio d'un partito. L'analisi della situazione non sarebbe completa, forse anzi neppure comprensibile, se non venisse suffragata da qualche elemento essenziale, di pura cronaca. Bisogna, infatti, dare conto di alcuni episodi salienti, avvenuti nel corso dei lavori alla Domus Marke quando è stato affrontato il grosso tema costituito dal «caso Fanfani». Tra que sti merita a buon diritto il primo posto la dichiarazione di voto pronunciata dal presidente stesso del Consiglio nazionale, sen. Adone Zoli Il suo discorso di apertura del Consiglio, l'altro ieri, era stato come un autentico segnale d'allarme sulle condizioni della de: egli aveva parlato di fatale tendenza alla anarchia, ed oggi ha dato prova di quanto fondata fosse la sua sofferenza nel con- slderare la sorte del partito. Verso le cinque, infatti, ha chiesto di poter fare la propria dichiarazione di voto: « Mi toccherebbe più tardi — ha detto con accento amaramente patetico — ma sento di non potere resistere più a lungo. Ho la sensazione di dovermi recare subito dal medico. Amici, non sto bene, e vi prego di avere la compiacenza di ascoltarmi ». Era pallido in volto, visibilmente affaticato, parlava ansando e molto a stento. Si sono avuti momenti di viva commozione, e Zoli ha detto, tra il silenzio commosso dell'assemblea, che riteneva necessario respingere le dimissioni dì Fanfani per due motivi essenziali: il primo umano, il secondo politico. Dal punto di vista umano non si dovrebbe dimenticare ciò che Fanfani ha fatto nel passato per la de, né dimostrargli ingratitudine. Dal punto di vista politico occorrerebbe tener conto che la de sarebbe indebolita dall'assenza di Fanfani. Dopo una breve pausa, determinata da un accesso di malessere passeggero, Zoli ha potuto proseguire; «Voi non potete dubitare di me, che non ho avuto dubbio alcuno sulla formula di governo. Ma non lo sosterrei neppure io se non ci fosse stata unanimità sull'ordine del giorno che ha decretato fiducia a Segni. Ma che cosa è successo in questi ultimi due anni? Solo Fanfani ce ne potrà riferire al congresso, dove si deve presentare come segretario del partito >. - • - Sempre più pallido, Zoli si è alzato, lasciando la presidenza del .Consiglio al sen.-Gava. Gli amici di Fanfani si sonò avvicinati, han fatto gruppo attorno a Zoli per congratularsi con lui. Zoli cercava di schermirsi: <Ho fatto solo il mio dovere, ho fatto solo quello che la coscienza mi dettava, ho parlato soltanto nell'interesse del partito ». E' uscito dalla sala, camminando lentamente, ed è stato raggiunto in un'anticamera dall'on. Segni, che appariva non meno commosso di lui. Lasciando finalmente la « Domus Mariae » il presidente Zoli ha ancora domandato: < Che cosa accade adesso? Verrà Fanfani, come mi dicono? ». La domanda di Zoli è da spiegare col fatto che appunto allora si esaminava un ordine del giorno proposto dal consigliere prof. Ardigò e da altri, tendente ad esortare l'on. Fanfani a presentarsi davanti al Consiglio per illustrare le ragioni delle sue dimissioni. Sulla proposta di Ardigò si è accesa una discussione, degenerata presto in accademia procedurale tendendosi a stabilire se essa avesse valore pregiudiziale, preclusivo, sostanziale o formale: ed infine Ardigò la ha ritirata, lasciando aperto il dubbio se essa fosse dirett . a favorire o a contrastare la causa di Fanfani. Il consigliere Sibille ha in ogni modo seppellito l'argomento facendo notare che non era necessario chiedere a Fanfani i motivi della sua decisione: < Non siamo troppo ingenui — hCliqlfcnvtludtltlPtsmraeepsds ha dichiarato — agli atti del Consiglio nazionale c'è una lettera di Fanfani in cui sono illustrati molto ampiamente questi motivi. E li sa tutta l'Italia». La lettera di Fanfani è, infatti, quella nota da tempo, con la quale egli aveva comunicato a Zoli e a Rumor di volersi dimettere dalla segre teria del partito per favorire la ricostituzione dell'interna unità della do. Con la lettura di questa lettera, questa mattina Zoli aveva dato inizio alla discussione del secondo punto all'ordine del giorno dei lavori del Consiglio nazionale. Primo a parlare sull'argomento era stato il ministro Pastore che aveva ripreso il tema del « trauma » che il ritiro di Fanfani ha determinato alla base della de. Lo aveva esposto ieri Bucciarelli-Ducci e Pastore ha voluto farlo proprio: « Dato che alla base esiste un trauma per l'assenza di Fanfani, non resta che respingerne le dimissioni ». Poi c'era stato un discorso di Gonella, da considerare il più notevole fra quelli pronunciati durante tutto il corso dei lavori. Gonella aveva concluso con la proposta di sostituire Fanfani con un organo collegiale straordinario costituito dal presidente del Consiglio nazionale e da una Giunta da lui scelta o designata dal Consiglio nazionale: «Se questa auspicabile soluzione fosse impossibile o difficile, si potrebbe in via subordinata affidare provvisoriamente la guida del partito ad un triumvirato o ad una pentarchia di - esponenti che rappresentino le nostre o o a a e e l d i e forze senza alcuna esclusione ». L'importanza del discorso di Gonella non è tuttavia consistita nella proposta alternativa, quanto piuttosto nellp profondità delle considerazioni che egli ha svolto con accento accorato, non senza far ricorso, di quando in quando, ad amarissima ironia: «Due sere fa — egli ha detto fra l'altro — ebbi occasione di conversare a lungo con un diplomatico di un grande paese che ritornava dal Giappone. Gli chiesi quale partito fosse attualmente al potere in Giappone. Egli mi rispose: " Un partito come il vostro ": Pensai subito che si trattasse di un grande partito democratico ad ispirazione religiosa, evidentemente non cristiana, e mi sentivo inorgoglito. Domandai: "Perché come il nostro partito?". Il diplomatico mi rispose: " Perché anche quel partito giapponese, come il vostro, è tutto diviso in correnti ". Mi sentii agghiacciare le vene, accorgendomi che si cu o dirizzava la de con il suo aspetto più deteriore ». Era la stessa tesi sostenuta da Zoli nel suo discorso inaugurale, anche se poi le conclusioni ne sono state tratte in maniera diversa: da Zoli con la richiesta di un ritorno di Fanfani, e da Gonella con la proposta di una segreteria collegiale che prepari il congresso. Alla base, comunque, resta una constatazione concretamente uguale: Zoli ha parlato di .anarchia nella de, e Gonella di crisi: «La nostra è una profonda crisi spirituale. Siamo divisi spiritualmente ». Tutti gli altri discorsi, e le stesse dichiarazioni di voto hanno avuto mi -re risonanza e prodotto lmp. jssione meno grave. Qualche momento di vivacità si era avuto all'inizio del pomeriggio, quando Zoli era ancora alla presidenza. Stava parlando il prof. Morlino che accusava Fanfani di aver vio lato le regole del partito, e Zoli lo ha interrotto: « Morlino prova ad andare nelle sezioni a dire che Fanfani ha tradito il partito, e vedrai quello che ti capita ». Un altro spunto polemico si è avuto verso le nove di sera quando si doveva decidere se là votazione sull'ordine del giorno presentato da Sibille sarebbe stata fatta a scrutinio segreto o per appello nominale. Sullo ha proposto la votazione palese, Codacci-Pisanelli lo scrutinio segreto, e ne è scoppiato quasi un tumulto, sedato solamente dall'autorità dell'on. Gui, presidente del gruppo parlamentare, che si è dichiarato a propria volta favorevole all'appello nominale. E' cominciata quindi la serie delle dichiarazioni di voto: Andreotti contrarlo al ritorno di Fanfani; Sullo favorevole; Taviani contrario; Ardigò astenuto; Gotelli contraria; De Stefanis favorevole; Colombo astenuto; Storti favorevole, e via sgranando il melanconico rosario. Solo elemento consentito alla distrazione dei consiglieri nella monotonia delle ultime ore dei lavori nella Domus Mariae è stata la notizia che, frattanto, il sen. Zoli si era del tutto rimesso dal passeggero malessere sofferto nel pomeriggio, ed era andato a cena in un ristorante del vecchio centro di Roma.' Vittorio Gorresio II sen. Zoli (a destra) prima del malessere. Il secondo da sinistra è l'on. Moro, nuovo segretario d.c. (Tel.)

Luoghi citati: Giappone, Italia, Roma