Il festival di Sanremo torna alla Rai

Il festival di Sanremo torna alla Rai OLh Radio resiste alla concorrenza della tv Il festival di Sanremo torna alla Rai | E' il solo modo per eliminare le polemiche - Il programma Nazionale: pochi progressi in 35:anni; il Secondo si è molto sveltito; il-Terzo piace più a chi lo dirige che a chi lo ascolta - Nonostante tutto, la Radio italiana è tra le migliori d'Europa (Nostro servizio particolare) Roma, 12 marzo. Per mantenere varietà e alternanza Ira i tre programmi giornalmente in onda e offrire agli asioltatori la possibilità di scelta fra le trasmissioni concomitanti. Za Rai, — a simigliamo delle emittenti straniere — segue uno schema fisso settimanale. Viene evitato così che due reti trasmettano alla stessa ora, ad esempio, un concerto sinfonico, una commedia o un programma di canzoni. E l'ascoltatore che non gradisce, per fare un esempio, l'opera lirica del Nazionale può trovare sul Secondo un varietà o sul Terzo della musica da camera. Il meccanismo di queste alternanze è rigido e, salvo gualche recente revisione, lo schema settimanale di impostazione si può dire risalga all'anteguerra. Il solo programma che in questi ultimi anni abbia subito sostanziali modificazioni è il Secondo. Si è cercato di frazionarlo adattandolo alle abitudini della grande massa degli ascoltatori (mattinata in casa, meridiana, pomeriggio in casa, intermezzo e spettacolo della sera). Più sensibile alla concorrenza televisiva, è in/atti il Secondo Programma che si palesa più vicino alle esigenze del gusto medio e gode i favori di un maggior ascolto. Ha attualmente come trasmissione di punta « Ventiquattresima ora », una delle poche rubriche che sfruttino appieno il mezzo radiofonico; con quel successo che tutti sappiamo e che dimostra come la radio sia viva e vitale. Il Nazionale, che era ai primordi (circa 35 anni fa) « tutta la radio »„ cioè un concentrato' delle possibilità del mezzo di diffusione unico ed < ufficiale », ha conserva' ta pressoché intatti i suoi caratte ri: è-la rete dell'opera lirica, del la commedia trasposta dal teatro, della sinfonica, delle conversazio ni, delle inchieste. La presenza della - tv non ha praticamente influito su questa rete. E c'è da domandarsi se invece essa non possa e non debba sveltirsi, scaricandosi di parecchi' incrosta aioni, sull'esempio di ciò ch'è avvenuto in Inghilterra e in Francia, ove la televisione lia fatto si che tutti, i programmi radio diventassero più leggeri e spigliati. Il Terzo Programma (culturale) — che in Inghilterra è stato ridetto della metà in questi ultimi tempi — si rivolge a chi all'ascol to radio di un concerto da camera preferisce quello dei dischi microsolco che ha in casa e fa gira re quando crede. E' un condensa to di saggi, di cicli fors'anche di buon livello, ma che interessano più chi li scrive che chi li ascoi ta. Ha uno stuolo di collaboratori anche illustri. E' per dirla in bre ve, una superflua opera di assi stenza alla cultura. Rimane la questione della mu sica leggera e delle canzonette (urlate o melodiche) che di proposito trattiamo a parte. Secondo le indagini sull'ascolto è il genere più seguito, il settore ove il « divismo » fa più strage. Quasi tutte le polemiche recenti o passate sulla radio erano centrate sulla musica leggera, attorno alla quale gravitano cospicui interessi. Quattro anni fa la più violenta di queste campagne si scatenò contro i dirigenti Rai del settore, con accuse di vario genere, che poi risultarono infondate. L'azione era soprattutto rivolta a togliere alla Radio la gestione della musica leggera per metterla nelle mani dei più diretti interessati: editori, autori, case fonografiche. E per un certo periodo una cominissionc istituita presso la Società autori fece il bello e il cattivo, tempo. Anche dei festivals, e di Sanremo in particolare, i dirigenti Rai si disinteressarono, limitandosi a riprendere la manifestazione di centro della canzone italiana per la Radio e la tv. Tutti si sono convinti ormai che- questo « passaggio di consegne » è stato lutt'altro che u?i'ldea brillante. Molti vorrebbero un ritomo alla vecchia gestione Rai. Ed è appunto ciò che sta per accadere: sia la scelta dei repertori leggeri e sia le rassegne come quella di Sanremo ritorneranno alle primitive ed esperte «nani. La musica leggera deve essere infatti gestita da chi è al di fuori dell'accanito gioco di interessi, senza preoccupazioni di polemiche possibili e probabili, sema l'imbarazzo di « numeri chiusi » e di elenchi di autori ed editori affer¬ mati, lasciando U campo aperto anche a chi è estraneo alle combinazioni editoriali e discografiche. Per concludere: la nostra Radio non è certo esente da difetti. Ha perà, tutto sommato, un livello medio buono e in taluni settori (lirica, sinfonica) migliore di quello straniero. I programmi necessitano senza dubbio di un ridimensionamento. E anche di un rinnovato impulso. Per fare qualche esempio: i concerti sinfonici debbono essere se mai ulteriormente migliorati, ma ridotti di numero; le commedie in 3 atti possono anche scomparire; talune manifestazioni sportive che la tv non è nella possibilità di riprendere in diretto (ad esempio i grandi incontri di pugilato in America) sono un ottimo argomento per un servizio radio/onico. Con più di 7 milioni dt abbonati, la Radio dà un gettito altissimo che non deve servire tanto- a colmare l'ingordo bilancio della tv, quanto a sostenere i program mi tipicamente suoi. E' un mezzo popolare e quindi anche gli aspet ti culturali delle trasmissioni, per non andare a vuoto, debbono far presa sulla massa. La Radio deve curare al massimo lo sfruttamento del mezzo espressivo destinando maggiormente i suoi programmi ai più'vasti strati. Sarà questo il miglior modo di giustificare il regime di monopolio del quale gode i privilegi. », n.

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