La vita contemporanea minata dal senso di ansietà e d'angoscia di Francesco Argenta

La vita contemporanea minata dal senso di ansietà e d'angoscia AL CONGRESSO DI MEDICINA SOCIALE La vita contemporanea minata dal senso di ansietà e d'angoscia L'una e l'altra sfociano, fatalmente, in nette forme patologiche ■ Senza limiti l'incidenza di questi fenomeni morbosi sull'attività collettiva - Per arginarli può soccorrere il ^mosaico terapeutico», insieme di cure (accanto a medicinali bene scelti e ben dosati) che impone la degenza in istituti specializzati (Nostro servizio particolare) Roma, 10 marzo. Fra i temi posti in discussione al VII Congresso nazionale di medicina sociale che si è aperto a Roma, con larghissima partecipazione di clinici e sociologi e l'adesione fervida del governo, ve ne ha uno che primeggia per l'attualità che presenta e l'interesse che è destinato ad offrire: l'incidenza delle psiconevrosi nella vita sociale. Tutti sanno, anche i profani, anche quanti non si interessano ai problemi che sono agitati dalla medicina sociale, che le sindromi nevrotiche e psiconevrotiche sono, universalmente, in aumento. Kehrer, in Germania, ha calcolato che il S5-40 per cento dei pazienti che consultano un medico presentano sintomi psiconevrotici. Stando alle statistiche Usa, il 50-80 per cento dei malati di ogni genere presenterebbero sintomi morbosi definibili come nevrotici, in quanto nella loro genesi entrerebbero, essenzialmente, fattori psichici. Del resto, è risaputo che itegli S. II., durante l'ultima guerra, l'undici per cento di diciassette milioni di uomini giovani non furono ritenuti idonei al servizio militare per ragioni psichiatriche: la grandissima maggioranza di essi (1.800.000 uomini fisicamente abili) erano ! M11 ! ! 111 ] 11M111 [ 11111 ! I I II 11 II 111 II I II ! Il II II IIIMI II I affetti da sìndromi psiconevrotiche. Da noi, secondo Canestrini e Moreno, (due valorosi assistenti della clinica universitaria romana, ai quali è dovuto uno « studio catamnestico delle personalità nevrotiche », che ha richiesto anni di lavoro e che il direttore della clinica, prof. Gozzano, segnalandolo agli studiosi, ha definito di < capitale importanza per la comprensione dei problemi delle psiconevrosi ■&), le statistiche psichiatriche, anche se non tengono conto dei numerosissimi casi in cui si evita di ricorrere allo specialista, indicano, tuttavia, una percentuale di psiconevrotici che va dal 30 al 35 per cento fra tutti gli individui visitati ambulatoriamente presso le cliniche neuropsichiatriche universitarie. Sono dati che meriterebbero di essere controllati e rielaborati, per consentire un'esatta e compiuta valutazione del fenomeno, ma che, anche nella loro approssimazione — sicuramente in difetto, per quanto riguarda l'aspetto quantitativo — valgono a dare una idea della diffusione di queste sindromi. Senonché il quadro clinico offerto dalle sindromi in questione si va giorno per giorno dilatando e, con eguale ritmo, si vanno moltiplican- II I II III II I II I II 1111 IH 11, lillll II 11 II 111111111 II !! IMI I II do le forme morbose a sfondo psiconevrotico. Freud, tanti anni fa, sul finire del secolo scorso, aveva descritto la ' nevrosi d'ansia, indicandone la sintomatologia e, più tardi, nel 1909, aveva introdotto nella pratica clinica il termine di isteria d'ansia per indicare quelle fobie che si sviluppano in seguito al manifestarsi di ansia, intendendosi per ansia quel sentimento spiacevole che è connesso ad una rappresentazione mentale di pericolo, esistente od immaginario. Ora, per cinquantanni, i ciniici hanno discusso se debba o non debba farsi lungo al riconoscimento dell'autonomia nosografica delle sindromi ansiose, e, nel frattempo, la diffusione di queste sindromi si è spaventosamente propagata. Siamo tutti degli ansiosi oggidì: tutti siamo pervasi dall'ansia, (di arrivare, di sfuggire ai pericoli, di trionfare sulle avversità, di conquistare il benessere e la ricchezza, e, magari, lama ed onori), tutti siamo ossessivamente dominati dall'ansia, di essere, di resistere alla negatività delle situazioni che ci può presentare la vita. Ma, sotto la spinta del frenetico ritmo con cui si compie la ctvilizzazione, in cospetto delle sorprendenti scoperte ed applicazioni che ci fornisce giorno per giorno la scienza, lo stato di ansia in cui viviamo si accompagna, anche, ad uno staio di insuperabile angoscia. Prendendo lo spunto dalle realizzazioni del genio umano presentate aH'Expo di Bruxelles, Vallery-Radot Pasteur si è chiesto dove il genio inventivo finirà per condurre la specie umana. Tracciando il quadro de L'angoisse de l'homme 1958, egli ha soggiunto che l'uomo di oggi vive nell'angoscia: ha paura di se stesso, ha paura del suo presente e del suo avvenire. Attraverso i millenni, egli ha invano sperato di dominare le forze ignote della natura, ha sognato di innalzarsi al livello degli dei che adorava. Ed ora che si trova ad avere captato le forze nemiche, ad essersi impossessato dei segreti infernali, a sentirsi l'eguale degli dei ai quali crede di avere rapita la potenza, l'uomo si domanda, angosciato, se le forze che egli disciplina non finiranno per annientarlo. Con segreto terrore, dall'inizio dell'era atomica, l'uomo trema dinanzi al giocattolo mostruoso che gli cresce smisuratamente fra 'e mani ed ha paura di diventare l'artefice del proprio annientamento. La sua paura è paragonabile a quella dell'anno Mille, con la differenza che la potenza che egli allora temeva era quella divina, mentre l'uomo di oggi ha terrore della propria. Ebbene, nessuno potrà negare che questi stati psichici — i'ansia e l'angoscia da cui è assalito e dominato l'uomo del nostro tempo — ?ion siano senza influenza nel favorire l'insorgere di quelle sindromi che i clinici definiscono psiconeurntiche. Se i vari quadri clinici psiconevrotici risultano associati, di regola, ad elementi caratterologici, tipici per ciascuna forma, nulla toglie, questo, all'incidenza che le psiconevrosi so no destinate ad avere nella sfera sociale. Il nevrotico à un individuo che non è alienato o estromesso dalla società per la propria anomalia: egli vive nella società, e cerca di adattarsi all'ambiente, secondo modalità particolari, relative alla struttura della propria personalità. Ma egli riesce sempre ad adattarsi? la società non risente alcun danno dalle conseguenze della anomalia di cui è portatore/ La risposta che ha da darsi al quesito è, purtroppo, negativa, e lo ha spiegato, col suffragio di una impressionante casistica, il prof. Gaetano Boschi, lo scienziato di fama internazionale che la Società italiana di neurologia ha chiamato, da anni, alla presidenza onoraria del sodalizio. Nel difficile campo della diagnostica delle neuropatie, dove un aiuto nella ricerca del nesso fra un antecedente causale e la neuropatia può essere fornito dal concetto della preponderanza del fattore costituzionale, somatico e psichico, il prof. Boschi ha enunciato teorie da tutti accettate, ha detto parole definitive. Ma definitive possono considerarsi anche le conclusioni cui egli è pervenuto nel riferire al congresso non solo sull'incidenza che le psiconevrosi hanno nella sfera sociale, ma anche sulle possibilità che il «mosaico terapeutico » (per stare appunto alla definizione data dal prof. Boschi) offre alla medicina per debellare le sindromi in questione. Si tratta, per dirla in brevi parole, di un insieme di cure, fra le quali, accanto ai medicinali bene scelti e bene dosati, si fa luogo a trattamenti che richiedono degenza in istituti particolarmente attrezzati, ben diversi dagli ospedali comuni. Questo, per la terapia; quanto all'incidenza delle psiconevrosi nella vita sociale, il panorama è vastissimo e la delineazione dei suoi contorni è alla portata di tutti. Il prof. Boschi ha rievocato il caso offerto dal famoso congresso di Versailles, dove, a imporre la propria volontà od il «iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii proprio parere, erano uno statista d'oltre Atlantico, afflitto da un reliquato monoparetico di piccolo colpo apoplettico ed uno statista avanzato negli anni ma costituzionalmente disposto alla irosità al parzialismo alla intransigenza ed all'intolleranza. Ma, dal campo politico scendendo a quello dei comuni mortali, si possono rintracciare a josa le perturbazioni che discendono per l'aggregato sociale dal comportamento di chi è afflitto da una sindrome psiconevrotica o, anche, soltanto, da una di quelle che i clinici definiscono « piccole psicosi » e che, pur essendo assai frequenti, sono per lo più misconosciute come condizione psicopatologica e, per questo, risultano lanto più pericolose, in quanto iTictdono i gangli della vita sociale, in condizioni delicatissima ed importantissime. Nella scia della trattazione svolta dal prof. Boschi, un cospicuo apporto è stato recato alla conoscenza dei mezzi suscettibili di contrastare o arginare l'incidenza che le psiconevrosi hanno nella vita sociale, dalle relazioni dei professori Disertori e Sarteschi, nonché dalle comunicazioni presentate sull'argomento da un manipolo di studiosi. Certi stati dì tensione che diminuiscono l'efficienza della mano d'opera, sono imputabili non ai lavoratori, ma alla < psiconevrosi » di chi li dirige o sorveglia; gli effetti perniciosissimi che individui, inadatti, per intima struttura della personalità, a guidare abilmente i loro dipendenti, infliggono alla collettività, sono inimmaginabili. La società ha il dovere e diritto di intervenire. Ma è solo la medicina che può disperdere o neutralizzare le forze in contrasto con l'equilibrio e la serenità di chi lavora. E questo è, proprie, il compito che la medicina sociale accetta e si assume. Francesco Argenta iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniB

Persone citate: Boschi, Canestrini, Freud, Gaetano Boschi, Kehrer, Pasteur, Radot

Luoghi citati: Bruxelles, Germania, Roma