Si recano domani alle urne ventisette milioni di francesi

Si recano domani alle urne ventisette milioni di francesi Si recano domani alle urne ventisette milioni di francesi Saranno designati mezzo milione di consiglieri municipali in trentottomila Comuni - Prima "verifica,, delle tendenze, dopo le elezioni di novembre (Nostro servizio particolare) Parigi, 6 marzo. Domenica 27 milioni di cittadini francesi saranno chiamati ad eleggere mezzo milione di consiglieri municipali in oltre 38 mila Comuni. Voteranno nello stesso giorno circa otto milioni di elettori nei dipartimenti d'oltremare, nel Sahara, nei paesi della Comunità franco-africana; in Algeria la consultazione è ritardata al 18 aprile. I risultati definitivi saranno noti domenica sera solo a Parigi e nelle dodici città metropolitane con più di 120 mila abitanti, dove si vota con la proporzionale: in tutti gli altri centri viene applicato lo scrutinio di lista maggioritario, e quasi dovunque i vincitori usciranno solo dal secondo turno di domenica 15, quando per il successo basterà la maggioranza relativa e non più (come domani) quella assoluta La campagna propagandistica è stata molto calma, l'opinione pubblica l'ha seguita con una certa apatia. Ma le direzioni dei partiti attendono i risultati con un interesse vivo, spesso ansioso: è questo il primo appello alle urne dopo le elezioni di novembre, vinte trionfalmente dai gollisti di Soustelle e dalle destre. L'interpretazione dei risultati non sarà facile: se nei grandi centri tutti i maggiori partiti si presentano da soli, in una quantità di piccoli Comuni (ben 35 mila paesi non superano i duemila abitanti) i problemi locali, i contrasti personali pesano sul voto più delle scelte politiche. Inoltre il sistema maggioritario ha imposto ai movimenti affini di presentarsi in una lista unica. Eppure la stessa scelta delle alleanze offre delle indicazioni preziose sull'attuale panorama politico francese. I comunisti, malgrado i molteplici tentativi dì alleanze «frontiste », quasi dovunque affronteranno il voto da soli, almeno nel primo turno. Per contro i gollisti.dell'Unr, che hanno quasi duecento deputati alla Camera e sono apparsi in novembre come il partito di gran lunga più forte, hanno preferito entrare in coalizione con i democristiani, con gli < indipendenti », con il Centro repubblicano, persino con 1 so- cialisti (nella periferia parigina): non si saprà se hanno perduto popolarità in confronto all'autunno scorso. I socialisti hanno condotto la battaglia quasi sempre da soli, ma' abbastanza compatti; radicaliJe moderati sono invece prò- ' fondamente divisi, fino a dar quasi l'impressione di uno sfacelo organizzativo e discipli¬ nare. Alle liste di carattere più o meno nazionale, bisogna aggiungere naturalmente molte liste locali, sorte attorno a delle personalità od a precisi interessi: esse complicheranno assai l'analisi del risultato. Anche con questi limiti, tuttavia, il voto di domani avrà un peso sul futuro della Francia. Sì potranno contare, con una certa approssimazione, le forze di destra e di sinistra; si saprà se gli sconfitti di novembre (comunisti, socialisti, democratici anti-gollisti) hanno riguadagnato un po' di terreno e se gli attivisti di destra conservano ancora lo stesso favore. Il governo e l'Assemblea dovranno tener conto di questa consultazione, anche se è amministrativa e non politica, soprattutto perché sui risultati peseranno le reazioni popolari alle severe misure di risanamento finanziario, di « austerità ». La nuova costituzione, infine, assegna dei compiti importanti ai sindaci ed ai consiglieri municipali. Gli eletti di domani eleggeranno, a loro volta, i senatori; e costituiranno la maggioranza dell'Assemblea che designa il presidente della Repubblica. Se il generale De Gaulle, terminata l'opera di redressement del paese, lasciasse l'Eliseo prima di compiere il suo settennato, (come ha lasciato capire parecchie volte) toccherebbe ad essi di indicare il suo successore. Molti grandi nomi, della Quarta e della Quinta Repubblica, attendono con ansia la pubblicazione dei risultati: tra le candidature figurano ex-ministri come Bonnet, Pierre Cot, Chaban-Delmas, Robert Lacoste (il « proconsole » dell'Algeria), Pierre Pflimlin (l'ultimo presidente del Consiglio prima di De Gaulle), e Pineau e Maurice Faure... Quasi tutti vennero clamorosamente disfatti in novembre; un piccolo successo nel loro municipio po¬ trebbe « rilanciarli » alla vita politica, una nuova sconfitta chiuderebbe per sempre la loro carriera. c. c.

Persone citate: Bonnet, De Gaulle, Delmas, Maurice Faure, Pierre Cot, Pierre Pflimlin, Pineau, Robert Lacoste, Soustelle

Luoghi citati: Algeria, Francia, Parigi