Triste destino di una famiglia con cinque morti per suicidio

Triste destino di una famiglia con cinque morti per suicidio Triste destino di una famiglia con cinque morti per suicidio L'ultimo è stato sepolto ieri - Gli amici, per ubbidire alle sue estreme volontà, si sono riuniti all'osteria per un malinconico brindisi (Nostro servizio particolare) Agliano, 5 marzo. Stamane ad Aglie.i;o, presso Asti, si sono svolti i funerali del contadino Alberto Garberoglio, di 50 anni, che martedì mattina si era ucciso con un colpo di pistola. Potrebbe sembrare una notizia come tante di questo triste genere di cronaca. Ma il suicìdio di Alberto Garberoglio ha la tragica particolarità che esso è il quarto nella stessa famiglia, dopo quello del padre, d'una sorella e d'un fratello. Tremendo, angoscioso destino. In ventisei anni, quattro componenti dello stesso nucleo famigliare (e forse sono cinque, nome si vedrà) si son tolta la vita. Un caso che probabilmente non ha precedenti. Ignota è la causa di questa volontà d'annientamento, alla quale soggiacciono con uguali effetti padri e figli, giovani e vecchi. Non rimane che cercarla in un'alterazione patologica che abbia irrimediabilmente alterato le loro coscienze. Essi si son data la morte senza ragione apparente, senza una lite, senza un episodio che avesse potuto spiegare i motivi della loro fir.e ai famigliari superstiti. La famiglia Garberoglio si costituisce nel 1892 col matri- monio di Celestino con Eufrosina Pavia. Lui ha venticinque anni, lei diciassette. Nascono otto figli: Maria Giuseppina nel 1895, Pierina nel 1900, Mario nel '902, Elvira nel '905, Alberto nel '909, Prassede nel '914, Maria nel '916 e Attilio nel '920. Celestino Garberoglio è mezzadro alla cascina Ve (Levante), cinque ettari a vigna, grano, prato. Ha anche un po' di bestiame. La famiglia è unita; sono tutti piuttosto taciturni, badano soltanto a lavorare; i ragazzi aiutano il padre nei campi, le ragazze sono a servizio ad Asti o a Torino. Non sono molto robusti di costituzione, ma hanno l'aspetto sano. A qualcuno di essi piace bere; forse piare- un po' troppo. Nulla tuttavia fn sospettare che nella mente tic1.!'uno o dell'altro si sia annidate un pericoloso tarlo. La via alla morte viene aperta da Prassede, nel 1933. E* una ragazza di diciannove anni, spesso oppressa da un'inspiegabile tristezza. Una mattina non viene trovata nel letto dove la sera prima era andata a coricarsi. La cercano ovunque; finiscono col frugare anche il pozzo per l'acqua del bestiame, che si apre nel cortile a una profondità di sette metri. Il corpo inanimato di Prassede è in fondo al pozzo. La segue, sei anni dopo, il padre. Celestino Garberoglio ha settantadue anni. Una mattina anche il suo cadavere viene scoperto in fondo al pozzo. E' una cupa cronologia di dolori e di lutti che si sussegue da allora. Nel '44 si spegne di malattia Maria. Nel '47 scompare Attilio. Della scomparsa si occupa anche l'autorità; non si sono mai più avute sue notizie. Forse egli è un suicida di cui non è stato ritrovato il cadavere. Dei figli non si è sposata che Pierina. Un male la spegne nel '52; e nel '56, ottantunenne, viene a mancare Eufrosina, la madre. Della famiglia non rimangono che Maria Giuseppina ed Elvira, le quali si sono stabilite rispettivamente a Cuneo e a Torino, e Mario è Alberto, rimasti nella cascina di Agliano. Due anni fa essi lasciano la cascina e si stabiliscono un po' più su, in frazione San Rocco. Lavorano come braccianti; ma Mario non fa che bere. Una mattina Alberto non lo trova. Va subito a cercare nel pozzo. Non c'è. Cerca in quelli vicini. E in fondo a uno di essi trova il corpo del fratello. Ora Alberto è solo. Una ve-1 dova con una bambina accetta di fargli compagnia, ma egli non riesce a rasserenarsi. Il medico lo prende in cura per un forte esaurimento nervoso. Agli amici dell'osteria Alberto dice talvolta: « I miei hanno trovato la fine con l'acqua, io la troverò col fuoco ». Martedì scorso, mentre la sua compagna era al mercato di Montegrosso, egli si vestì a festa, si stese sul letto, e si sparò un colpo di pistola in bocca. « Mi dispiace per la bambina» lasciò scritto in un biglietto. Da Torino e da Cuneo sono accorse le sorelle superstiti, Elvira e Maria Giuseppina. « Non sappiamo, non abbiamo mai saputo spiegarci questa catena di sventure » dicono angosciate. Alberto ha lasciato un altro biglietto. « Gli amici che vorranno disturbasi per seeruire il mio funerale, accettino un ultimo bicchiere offerto da me ». A uno di essi ha lasciato una piccola somma e l'incarico di far eseguire la sua volontà. Mentre in chiesa stamane si svolgeva la cerimonia funebre, una ventina di amici si sono riuniti in una trattoria, e con grande mestizia hanno bevuto un dito di vermut alla sua me¬ moria.

Persone citate: Agliano, Alberto Garberoglio, Celestino Garberoglio, Garberoglio, Maria Giuseppina

Luoghi citati: Aglie, Asti, Cuneo, Montegrosso, Pavia, Torino