I parlamentari democristiani sono più ottimisti delle estreme di Carlo Casalegno

I parlamentari democristiani sono più ottimisti delle estreme UN'INCHIESTA DI PSICOLOGIA POLITICA ALLE CAMERE I parlamentari democristiani sono più ottimisti delle estreme Pensano che l'Italia cammini verso un progresso senza scosse, non temono la guerra, sperano nella distensione Le sinistre non sono soddisfatte del presente, ma vedono meno nero delle destre - Una domanda indiscreta: «Che soddisfazione si prova a essere deputati?» - Un terzo degli eletti di destra afferma d'aver avuto soltanto amarezze Lo scorso anno ristituto per le ricerche sociali dell'Università americana di Princeton volle conoscere i giudizi delle élitcs politiche delle maggiori nazioni democratiche sui grandi problemi d'attualità; attraverso gli organismi specializzati nei sondaggi dell'opinione pubblica, fece pertanto Interrogare un centinaio di deputati in sette Stati-chiave: Italia, Francia, Inghilterra, Germania federale, Stati Uniti, India e Giappone. Nel nostro paese l'inchiesta fu condotta dall'Istituto Doxa, che ne pubblica ora gli interessanti risultati. I cento parlamentari — prescelti in modo da costituire un campione « rappresentativo » — appartenevano alla passata legislatura, molti probabilmente (i nomi restano segreti) non sono tornati a Montecitorio od a Palazzo Madama; tuttavia, trattandosi di un'indagine di psicologìa sociale su questioni sempre attuali, quei dati non hanno perduto né importanza, né validità. Le molto migliaia di risposte sono state anche suddivise, a seconda del colore politico degli intervistati, in tre grandi gruppi: partiti di sinistra, democristiani, partiti di destra. E' una distribuzione ohe si presta indubbiamente ad equivoci: radicali e comunisti vanno sotto la stessa etichetta di sinistra, liberali e missini sotto quella di destra, pur essendo divisi da profon- dissime barriere. Ma questa divisione non è del tutto sbagliata, da un punto di vista psicologico (esiste, al di là delle singolo opinioni, una mentalità «di destra» o «di sinistra»): con qualche accorgimento ed un po' di prudenza, le sintesi statistiche dell'Istituto Doxa possono essere utilmente studiate. Questa ò forse la constatazione più curiosa: i deputati democristiani sembrano più ottimisti che i loro colleghi delle due estreme, sull'avvenire dell'Italia e del mondo. Sono i meno « malati » di politica: per molti di essi l'attivi- tà parlamentare è importante, ma non schiaccia gli interessi familiari e professionali. Pensano che il paese cammini sulla via di un progresso senza scosse: fra vent'annl godrà di un'effettiva democrazia e di migliori condizioni economico-sociali, senza bisogno di riforme strutturali profonde. Taluni temono il peri- colo comunista, altri avvertono il rischio di un'involuzione totalitaria verso destra, o non si sentono di escludere l'ipotesi di una guerra generale atomica; ma sono quasi tutti sicuri della pacifica vittoria del mondo libero e, pur condannando recisamente la neutralità, pur dichiarandosi favorevoli ai missili ed alle armi atomiche, giudicano possibile una lenta distensione con la Russia. Fedeli all'alleanza atlantica ed all'Occidente, dimostrano maggior interesse dei loro colleglli a rapporti più stretti con il mondo arabo, con 1 popoli afro-asiatici; al tempo stesso sono i più ardenti fautori dell'unità europea, economica e politica. Più pessimisti appaiono i parlamentari di sinistra. Essi vedono le prospettive, interne minacciate da vari pericoli, dal clericalismo ad una involuzione conservatrice; giudicano indispensabili delle profonde riforme di struttura; guardano preoccupati alla « guerra fredda » ed alla politica dei blocchi militari. Pochi, all'infuori dei comunisti, ammettono l'abbandono delle attuali alleanze; ma quasi tutti sono favorevoli a moltiplicare, in ogni occasione, gli sforzi distensivi e guardano senza simpatie le alleanze rigide e puramente strategiche. I più sono decisi a rifiutare 1 missili e le armi atomiche, e vorrebbero una diminuzione delle spese militari. Piuttosto che d°I giudizio sui singoli problemi, il loro pessimismo sembra nascere da una posizione di complesso malcontento verso la situazione presente — politica, diplomatica, sociale — e dal desiderio di mutamenti radicali. Se rende inquieti il bisogno di cose nuove, non è felice nemmeno la posizione di chi teme ogni novità: così gli scontenti abbondano anche fra i partiti di destra. Il loro programma di politica estera, che sembra così fermo e sicuro, rivela in fondo un giudizio disincantato e pessimistico della situazione: se chiedono di accrescere le spese militari, di accogliere al più presto le super-armi, di evitare ogni tentativo di « apertura > verso la Russia, è per difetto di speranza. Forse perché non credono profondamente nei valori ideali del mondo libero, non sono affatto sicuri del suo trionfo: una metà teme addirittura che 1 paesi comunisti possano un giorno prevalere su quelli democratici. C'è in molti deputati di destra (certo i più accesi nazionalisti) persino un lieve scetticismo sulle garanzie di sicurezza, che l'alleanza atlantica offre al nostro paese: l'Italia sarebbe più tranquilla, sembrano suggerire, se potesse < fare da sé >. Ma si rendono conto anch'essi che è passato il tempo degli isolamenti più o meno splendidi, e si dichiarano favorevoli al Mercato comune, all'integrazione europea, ad una stretta solidarietà con gli Stati Uniti, al rafforzamento della Nato. Un certo ottimismo le destre lo condividono con la de nel valutare 11 peso internazionale del nostro paese. La più curiosa domanda, nel questionario preparato dall'Istituto di Princeton, chiedeva di valutare da 1 a 10 la potenza delle maggiori nazioni: gli uni e gli altri hanno assegnato un 4 all'Italia, mentre i deputati di sinistra si sono limitati ad un prudente 3. Per il resto, la graduatoria non presenta sorprese: gli Stati Uniti appaiono in testa, con una quotazione vicina al 10, seguiti a breve distanza dalla Russia e con forte distacco (6,3) dall'Inghilterra. Le destre hanno grande fiducia nella Germania (6,7) e chiedono una più stretta collaborazione con Bonn; le sinistre attribuiscono lo stesso voto alla forza della Cina comunista. La Francia incontra diffuse simpatie, ma il suo posto nel mondo non è valutato molto più importante di quello dell'Italia. Nessun motivo di sorpresa offrono i giudizi dei nostri deputati sui maggior; problemi interni: il pieno impiego, la giustizia sociale, l'istruzione occupano i tre primi posti. La lotta contro la disoccupazione è indicata con priorità assoluta da un terzo dei deputati; ma in fondo chiedono la stessa cosa anche i loro colleghi che vogliono anzitutto un aumento della produzione industriale, il progresso del Mezzogiorno, una distribuzione più equa dei redditi. Merita rilevare che i problemi politici cedono il posto, anche nel parere degli uomini di destra, a quelli economicosociali. Perché siamo un paese povero? Probabilmente no: i deputati di nazioni ricche, come l'Inghilterra e la Germania, seguono la etessa scala di valori. Nel questionario figurava pure una domanda quasi indiscreta: < Qual è la maggior soddisfazione che si prova occupando un posto alla Camera? >. Il 15 per cento l'ha indicata nella possibilità di essere utile al paese, il 20 per cento nel mettersi al servizio del popolo; il 25 per cento sente la gioia di partecipare, in posizione di libertà e responsabilità, ad avvenimenti importanti. Ma un deputato su dieci afferma di aver incontrato soltanto amarezze; e la proporzione dei delusi sale al 30. per cento fra i banchi di destra. Carlo Casalegno