Lo moglie aiutata dall'amante fece stritolare il marito dal treno

Lo moglie aiutata dall'amante fece stritolare il marito dal treno Ir emenda accusa contro due imputati alle Assise dì Sassari Lo moglie aiutata dall'amante fece stritolare il marito dal treno Vicino al cadavere un biglietto del presunto suicida - La grafia era quella del testamento - Ma l'uno e l'altro erano stati scritti dal complice della sposa (Nostro servizio particolare) Sassari, 3 marzo. Domani, davanti ai giudici della Corte di assise, avrà ini zio il processo contro Giovannino Sonnu e Francesca Mi gheli, gli amanti diabolici di Osilo, accusati di aver ucciso il marito della Migheli, Fran cesco Pilo. All'alba del 5 dicembre 1956 il macchinista di un convoglio ferroviario in servizio sulla linea Sassari-Tempio, notava sui binari una massa informe che la nebbia del mattino non permetteva di distinguere chiaramente. Il macchinista riten ne si trattasse di una traver sina fuori posto o di un animale ucciso da un altro convoglio ferroviario passato qualche tempo prima, ma ad ogni buon co. to, quando il treno giunse alla stazione di Osilo, informò della cosa il comandante della stazione dei carabinieri. Mezz'ora dopo i militari dell'Arma giungevano al km. 16,350 della linea ferroviaria e accanto al binario rinvenivano un cadavere orribilmente sfigurato, con gli arti inferiori recisi e con la testa staccata dal collo. Alcuni osilesi rlco nobbero poi nel cadavere il contadino ventinovenne Fran cesco Pilo. Tale riconoscimento venne confermato da un biglietto trovato a breve distan za dal punto: un biglietto, as sicurato con una pietra, sul quale erano vergate a matita queste parole: * Sono France sco Pilo, non incolpate a nes suno perché mi sono morto io, perché non potevo più vivere. Chi mi trova faccia il favore di avvisare mia moglie e gli dite che paghi i debiti. Se non ha soldi vada a Sassari e che si prenda lo scritto che ho io e se lo giri in testa sua e- così se ha bisogno che si venda qualche pezzo di terra >. Alcune ore dopo il rinveni mento del cadavere, la moglie del Pilo, Francesca Migheli, si presentò in caserma ed esibì lo scritto cui accennava il Pilo nella sua confessione; si trattava di un testamento scritto dal giovane — secondo la Migheli — qualche tempo prima Le due calligrafie, quella del testamento e quella della confessione, erano identiche; l'autorità giudiziaria chiùse pertanto l'inchiesta con un verdetto di suicidio e il cadavere del Pilo venne seppellito nel piccolo cimitero del paese. Francesca Migheli e Francesco Pilo si erano sposati tre anni prima, giovani entrambi (lei aveva 24 anni, lui 26). La loro unione però non era stata delle più felici. Secondo alcune voci, pochi mesi dopo il matrimonio la Migheli aveva intrecciato relazione con uno del più cari amici del marito, Giovannino Sonnu, anch'egli sposato e padre di due bninbini. Dopo la morte del giovane, cominciarono a circolare con sempre maggiore insistenza, a Osilio, voci secondo cui Francesco Pilo non si era ucciso, ma era stato assassinato da qualcuno che poteva avere interesse a sopprimerlo. Soprattutto Balngia Loriga, madre del morto, non poteva convincersi della fondatezza dell'ipotesi del suicidio e in vari esposti diretti alla Procura della Repubblica fece presente i suoi timori e i suoi sospetti, chiedendo che l'inchiesta sulla morte del figlio fosse riaperta e che le indagini fossero orientate sulla tesi dell'omicidio. Una nuova inchiesta veniva promossa. Il 3 aprile 1957 veniva ordinata una perizia calligrafica sul testamento e sulla « confessione ». I due documenti, che avevano fornito la prova più evidente del suicidio, apparivano scritti dalla stessa mano, ma non certo da Francesco Pilo. Il 14 giugno veniva ordinata la riesumazione del cadavere del Pilo affinché si potesse stabilire con la massima esattezza le cause che ne avevano determinato la morte. E insieme veniva ordinata una nuova perizia calligrafica. Questa volta la scrittura dei due documenti venne confrontata con quella di Giovannino Sonnu. Mentre la perizia necroscopica non permise di accertare nulla di preciso, la perizia calligrafica giunse a conclusioni di estrema gravità: il testamento e la « confessione » erano stati scritti da Giovannino Sonnu. I due documenti erano diventati adesso le prove più sicure e tangibili del delitto che poteva essere definito pressoché perfetto. Il 16 luglio 1957 la Procura della Repubblica di Sassari emetteva contro Francesca Migheli e Giovannino Sonnu mandato di cattura per omicidio premeditato e gli amanti diabolici venivano arrestati. In carcere la donna ha avuto un figlio, concepito due mesi dopo la morte del marito. c p. r.

Luoghi citati: Osilo, Sassari