L'Italia pareggia a Roma con la Spagna in una gara scialba e senza emozioni: 1-1

L'Italia pareggia a Roma con la Spagna in una gara scialba e senza emozioni: 1-1 Davanti a sessantamila spettatori nello Stadio Olimpico L'Italia pareggia a Roma con la Spagna in una gara scialba e senza emozioni: 1-1 Nel primo tempo da parte italiana una bella occasione sfuggita per fallo di Santamaria sa Nicole - Per gli spagnoli tre tiri di Di Stefano - Azioni vivaci nella ripresa - Buon lavoro di Zaglio - Mal servito il centravanti italiano - Ghiggia inferiore ali*attesa - La difesa azzurra si è dimostrata più salda del previsto Ha deluso il famoso attacca spagnolo (Dal nostro inviato speciale) Roma, 28 febbraio. E' andata meglio di quanto si temesse. Meglio decisamente in quanto a risultato, che un pareggio non c'era proprio da aspettarselo ed effettivamente nessuno se lo aspettava. E meglio, in certo qual senso, meglio lievemente cioè, anche come funzionamento dell'undici nostro, che almeno quel settore della squadra italiana che la sorte ed i tentennamenti avevano in minor misura tartassato, quello della estrema difesa, si è portato bene. Ma andiamo con ordine. Ha cominciato la partita in sé ad essere inferiore all'aspettativa. Una partita fiacca, sfuocata, priva di grande contenuto, vuota di sostanza anche dal punto di vista agonistico. L'incontro doveva essere un po' il trionfo della velocità, a giudicaire dall'aureola dii « furie rosse » che circondava l'undici osp.te. Furie piuttosto afldomesticate sono state quelle, che delle grandi o delle veloci corse gli spagnoli proprio non ne liwnno fatte in nessun perìodo della gara. Il primo tempo poi è stato giocato da ambo le parti col rallentatore: un primo tempo lento c fermo quant'altri mai. Per il pubblico, che si attendeva ben altro, la delusione è stata notevole. Non grandi applausi e tiessun osanna nemmeno al termine. Il gtoco in sé fu confuso, lento, caotico, come se nessuna dello due parti in causa volesse correre troppi rischi o affaticarsi esageratamente. Il primo tempo non disse assolutamente nulla di notevole. Terminò sullo 0 a 0, e di più non meritaiva. Delle famose punte di velocità per cui si era fatto tanto chiasso attorno agli iberici, se ne vide una sola, poco dopo la metà del tempo, da parte dell'ala sinistra Gento. Poi più nulla. Da parte nostra, alcune corse a vuoto di Nicole, che scattava e si portava in posizione solo per accorgersi, una volta giunto sul posto, che nessuno dei compagni aveva fatto caso alle sue iniziative individuati. L'episodio saliente per gli « azzurri > fu quello detta fugai a metà campo di Nicole quasi all'inizio della partita: Santa* maria., sentitosi sfuggire l'avversario, abbracciò il medesimo e più non mollò la presa se non quando l'arbitro fermò il gioco per sancire il fallo. Barison, per quanto lo riguarda, mancò nettamente il bersaglio ogni qualvolta giunse in posizione di tiro. I nostri avversari effettuarono tre tiri — partiti tutti dal piede di Di Stefano — incocciando il primo nel corpo di un terzino e colpendo gli altri due le mani protese di Buffon. Pareva già in sé una gran bella cosa, con una compagine così rabberciata come la nostra, l'avere raggiunto senza danno il traguardo della metà tempo. La prima Hnea nostra, come intesa o come coesione non era esistita o quasi. E la difesa, con cinque e a volte sei uomini, aveva lodevolmente fatto blocco a sé. La ripresa fu a confronto un po' più vivace del primo tempo. Qualcuno ogni tanto premeva sull'acceleratore. Leggermente e senza esagerare. In campo italiano Ghiggia scompariva o quasi dalla lizza: non lo si notava, non lo si vedeva più. Lojaoono continuava a rimanere in posizione arretrata nella zona di nessuno, cercando di fare quello che fa abitualmente Boniperti e di gioco da parte dei nostri avanti si continuava a non vederne. E sì ohe l'occasione per inscenare qualche bella azione esisteva perché gli iberici persistevano a non marcare nessuno a metà campo. Di Stefano, dopo di essersi prodotto in una volatina all'ala destra — l'unica sua in tutto l'incontro — faceva del lavoro utile dappertutto dove ce n'era bisogno, in difesa come all'attacco. Si giungeva alla metà del tempo e pareva che ognuno, di qua come di là, fosse lieto di come andavano le cose e che dei cambiamenti allo * statu quo > non se ne augurasse. Di modo ohe la rottura della situazione, non appena scoccato U ty giungeva quasi come una sorpresa. Di Stefano che avanza al centro, tocca lateralmente a Rubala sulla sua destra e si vede immediatamente restituire il passaggio. L'argentino colpisce la palla di destro quasi senza fermarla e questa, curvando leggermente verso l'esterno, va a insaccarsi in rete, alto sulla destra di Buffon Come reazione il gioco degli « azzurri » si fece allora leggermente più veloce, senza con questo migliorare di qualità. Di gioco forte deciso energico volitivo, nulla, manco per idea, né da una parte né dall'altra. Anche il Milan, rinunciatario per l'occasione, avrebbe potuto mettere a disposizione con tranquillità i suoi uomini: non si sarebbero certo fatto male in una partita simile. Si tira avanti e pare proprio che cosi, al piccolo trotto, senza forzare le cose, gli ospiti la debbano spuntare di stretta misura e mancano poco più di cinque minuti al termine quando un fatto inatteso nuovamente si produce. Lojacono si intrufola fra gli avanti — è la prima volta che lo fa in tutta la partita — e mentre si trova in posizione di mezz'ala sinistra riceve da Ghiggia che, a sua volta, ha ricevuto da Barison. Sul per¬ fido terreno la palla jli rimbalza male, e lui d, sinistro spara lo stesso. Colpisce male la palla e, sbagliando, segi.a. La palla fila alta e il portiere spagnolo la guarda, avanzando come se dovesse finire al di là della sbarra trasversale. Macché, la sfera stessa, persa la prima propulsione, cade di colpo, improvvisamente come un corpo morto e finisce nel lontano angolo fra le spalle di Alonso e il montante. Una volta tanto ce ne è andata bene una. Lo si diceva, che la sorte è capace di farne di tutti i colori. Così un pareggio per la terza volta nella stagione, ed un rattoppo alla situazione, nel quale nessuno sperava più. Una Spagìia nettamente inferiore all'attesa in quanto a combattività; una Spagna che a noi è però superiore in quanto a valori individuali: uomini che posseggono un miglior tocco della palla, che si muovono più stilisticamente, che negli scontri fra giocatore e giocatore escono quasi ogni volta vincitori, uomini che in campo puramente tecnico si sanno portare meglio dei nostri. Una Spagna che gli espe¬ dienti tattici che infestano il nostro gioco mostra di nemmeno conoscerli; non marca nessuno a metà campo, gioca e lascia giocare: fino alla esa\gerazione, fino all'estremo opposto del nostro. Una Spagna che possiede punte di grande efficienza nel terzino Quincoces e nei mediani Santamaria e Gensana: e che ha in Di Stefano un organizzatore del gioco di squadra che nella stessa partita sa segnare e impedire a Nicole di segnare. E un undici italiano: raffazzonato e rabberciato ma saldo in difesa, con un media¬ no, come Zaglio, che fa delle belle cose a metà rampo: privo però di una prima linea dove Nicoiè talora cohie un genio incompreso e mal si rvito. E un arbitro che merita irleno elogio per avere diretto l'iiicontro senza sollevare obbicioni, senza che nessuno si accorga della sua presenza. E infine una giornata che rappresenta per la nostra < nazionale > un grande rattoppo a una situazione che appariva alla vigilia come poco meno che disastrosa. Vittorio Pozzo Il portiere della Spagna, Alonso, sorpreso dal tiro di Lojacono, osserva il pallone entrare in rete (Telefotol

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