In un Lager nazista sgozzò un superiore litigando affamato per un pezzo di pane

In un Lager nazista sgozzò un superiore litigando affamato per un pezzo di pane Il Tribunale Militare processa un soldato 15 anni dopo la tragica vicenda In un Lager nazista sgozzò un superiore litigando affamato per un pezzo di pane L'imputato, che nel frattempo si è sposato ed ha avuto cinque figli, rischia la fucilazione - L'episodio è stato scoperto su denuncia di un compagno di prigionia (Dal nostro corrispondente) Napoli, 27 febbraio. E' cominciato stamane, dinanzi al Tribunale militare, il processo per ti dramma del lager nazista di Vohrcnbach-Baden, in Germania. Il 3 gennaio del 1945, nel campo di prigionia situato nell'albergo requisito < Zur Kronc » (< Alla Corona*), il soldato Antonio Cimino di Cropani (Catanzaro), avrebbe ucciso con una pugnalata alla gola il caporale maggiore Ermenegildo Furiali di Vicenza. Il delitto sarebbe stato compiuto durante una rissa, scoppiata tra i due militari che affamati si contendevano un pezzo di pane. Il Furiati, ricoverato nell'ospedale di Donaueschingen, avrebbe potuto salvarsi per le cure ricevute. Ma, come testi moniò l'infermiera del reparto, Anna Geng, religiosa cattolica i dell'Ordine domenicano, ove : ha preso rmi ««■«• ve nefrida, egh si alzò dal letto, nonostante il divieto, per fare dei gargarismi: la fatale imprudenza gli causò il riaprirsi dalla ferita, con una emorragia che lo uccise. La salma è sepolta a Vohrenbach. Il Cimino, consegnato dai suoi stessi compagni alla loca- 111111 i 111111 > 11111111111111111111111111111S1:1111 11111 le gendarmeria, ammise allora la sua colpa, e venne rinchiuso nello carceri di Singer. Quando le truppe americane entrarono in Germania, egli disse di essere un prigioniero politico: fu subito liberato e ritornò in Italia al suo paese, ove si sposò ed ebbe cinque figli. sIl delitto sarebbe rimasto im-\punito se un conterraneo del Furlan, Giuseppe Rocca, parlando con una sorella .del defunto, allorché si recò a Bolzano per consegnarle alcuni oggetti, del compagno, non l'avesse informata del- come andarono veramente le cose. Una denuncia fu inx-iata al Presidente della Repubblica, che la trasmise alla magistratura competente, e il 21 settembre del '58 su mandato di cattura della Procura militare, il Cimino fu arrestato e rinchiuso nelle carceri di Gaeta. Il processo che si sx-olge circa quindici anni dopo il fatto, può far condannare l'imputato alla fucilazione. Infatti la pena capitale è stata abolita dalla Costituzione, che però fa eccezione per i casi previsti dal codice militare di guerra. E poiché il reato di cui è accusato il Cimino avvenne durante il periodo bellico, si applica quel codice che prevede la condanna a morte < per insubordinazione aggravata commessa in tempo di guerra mediante omicidio verso superiore non ufficiale ». Vi sono, in danno dell'imputato, cinque aggravanti: l'avere egli « agito per motivi ab bietti e futili* (art. 61, primo capoverso del C. P.), l'avere approfittato di circostanze che potevano ostacolare la difesa da parte della sua vittima (articolo 61, quinto capoverso del C. P.), in quanto il ferimento mortale del Furlan avvenne al buio; l'avere commesso il fatto in danno di un. suo superiore alla presenza di più di\ tre militari (art. 47, quarto capoverso del Codice penale militare di guerra) e durante la prigionia (articolo SIS del C.p.m.g.), oltre all'aggravante pure stabilita dall'art. 47 del C.p.m.g. del reato compiuto in periodo bellico. Vi sono però tre attenuanti: le « generiche », la buona condotta militare e la provocazione, essendo dimostrato che il caporalmaggiore Furlan lo schiaffeggiò. L'entità della pena dipende dall'interrogativo se prevarranno le aggravanti le attenuanti. E' opinione generale, però, che queste ultime avranno il sopravvento. In tal caso, la condanna potrebbe essere ridotta fino a 15 anni. Il tribunale è presieduto dal generale Fernando Costa. Lo compongono i colonnelli Floro Roselli e Ciro Gaeta, il maggiore Giuseppe Saulino e il capitano Nicola Cìccarelli. E' P. M. il ten. col. Dante Di Jasi e cancelliere il tenente Armando Traetta de Bury. L'imputato è difeso dall'avv. Andrea Della Pietra. All'inizio dell'udienza, il difensore solleva un importante quesito in merito alla natura dell'imputazione perché i soldati rinchiusi nel Lager — dice l'avvocato — erano ritenuti « mobilitati civili ». Ciò, se accertato dal tribunale, farebbe cadere l'insubordinazione e la stessa competenza della magistratura militare. Poiché però, nonostante l'invito del P. M a sollevare ufficialmente l'eccezione, il difensore non insiste, l'udienza prosegue. Dopo che il presidente ha ietto l'imputazione, chiede all'accusato se egli si riconosce colpevole. Avendo il Cimino risposto negativamente, il presidente gli obbietta che in Germania però ammise il contrario, come prova la deposizione trasmessa in copia fotografica, ove ogni pàgina è contrassegnata dalla sua firma. Egli tenta debolmente di giustificarsi col dire che i tedeschi sottoponevano a ogni forma di maltrattamenti i prigionieri facendo dire a essi ciò che volevano. Allora il presidente ordina che venga fatto entrare un ex-compagno del Cimino nel Lager. E' Giuseppe Zenero, attualmente impiegato al distretto militare di Vicenza. Egli è uno dei cinque ex-pri gionieri che hanno accusato il soldato calabrese. Nel confronto il Cimino tenta di negare di averlo mai conosciuto. Sennonché l'altro lo invita a non fingere oltre. E allora il Cimino, i abbassando gli occhi, ammette' Hi ricordare. Quindi lo Zenero varrà della lite fra il Cimino e il Furlan perché quest'ultimo, essendo riuscito con grandi sacrifici a procurarsi un pezzo di pan nero, bene inestimabile nella terribile fame di quel tempo, si vide sottratto il pane dal Cimino. Seguono Luigi Mennillo da Carpino (Foggia;, Giuseppe Bocca da Predazzo Val di Fiemme (Trento) e Giuseppe Mazzei de Lavello (Potenza). Il Cimino non li riconosce. Ma nel confronto essi lo riconoscono assai bene. Il processo terminerà dopodomani. c. g. iiiiiitiiriiiiiiiiitiiiiiiiiiLiiiiiiiiiiitiiiiiiiiaiJiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiTxTiiitiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiAntonio Cimino al banco degli imputati (Teleióto)