La relazione di De Micheli all'assemblea della Confindustria

La relazione di De Micheli all'assemblea della Confindustria Il presidente è stalo rieletto con 2630 voli su 2650 La relazione di De Micheli all'assemblea della Confindustria Buone previsioni per il Mercato comune - Occorre aumentare il numero dei lavoratori specializzati - "Le aziende di Stato non devono turbare l'equilibrio economico del Paese,, - La risposta del ministro Colombo Roma, 18 febbraio. Stamane si è aperta al Palazzo dei congressi all'Eur la assemblea annuale della Confindustria. Al banco della presidenza avevano preso posto i ministri Pella, Andreotti, Angelini, Colombo, Ferrari Aggradi e Togni, i membri del Comitato di presidenza della Confindustria, il presidente della Banca europea degli investimenti, on. Campilll, e numerosi parlamentari. Il dott. De Micheli, ha cominciato ricordando come, dopo le incertezze che hanno caratterizzato l'iniziale procedere del mercato Comune e del suoi rapporti con gli altri paesi europei, sia già possibile prendere atto delle misure di liberazione degli scambi già disposte. « Se da quanto è avvenuto dovessimo trarre auspici per l'avvenire saremmo indotti a prevedere una più rapida realizzazione del processo di integrazione europea e del suo allargamento ad altri paesi. Né certo di questo potremmo dolerci, fermamente persuasi che dalla più ampia ..berta di scambi internazionali trarrà beneficio — sensi:, eccezione — tutto il mondo ». «L'Italia — ha proseguito il dott. De Micheli — potrà progredire nel più ampio mercato se la stessa politica economica affronterà con larghezza di vedute i grossi problemi che le stanno di fronte, tra questi, primo l'adeguamento e l'elevazione massiccia del potenziale umano concepito come motore del processo produttivo. In questa gara l'Italia e l'Europa non possono più contare solo sulle loro tradizioni umanistiche, ma debbono adeguarsi al nuovo corso che è causa ad un tempo ed effetto dell'evolversi della civiltà». < All'unione europea, per la carenza sostanziale della mano d'opera in alcuni paesi, l'Italia apporta un prezioso potenziale di forze di lavoro che dovranno essere utilmente ed equamente inserite tra i fattori determinanti del progresso della nuova comunità. Ma per raggiungere questo risultato ed evitare la pericolosa dispersione di energie occorre addirittura capovolgere nel più breve tempo possibile il rapporto numerico tra lavoratori qualificati e la voratori generici ». Dopo aver accennato ai vari piani in corso di attuazione nei diversi Paesi europei per favorire lo sviluppo dell'addestramento e dell'istruzione professionale, il dott. De Micheli si è chiesto che cosa succederà dell'industria Italiana nel Mercato Comune e nelle ancor più ampie aree economiche oggi in discussione. «Pur nel convincimento che l'operazione darà un impulso alla nostra economia nel suo complesso, non ci è consentita un'esatta previsione. Ma l'esperienza di un recente passato, quello, cioè, del secondo dopoguerra, ci conforta: l'industria italiana ha dimostrato infatti, in circostanze ancora drammatiche, un elevato grado di fede e di capacità di progresso, cosicché .trasformazioni sos.anziali si sono prodotte nella sua struttura, ^enza crisi fatali e rapidamente si sono ammortizzati gli elietti disastrosi della guerra ». Il dr. De Micheli ha ricordato a questo punto che lo sviluppo industriale, espresso dal suo ìndice di produzione, fa constatare l'aumento da 100 nel 1938 a 230 nel 1957, e, su un più recente riferimento, di circa il 40 per cento rispetto al 1953. Ciò significa che nel br^ve volgere di 4 anni l'aumento della produzione Italiana è stato pari a circa 2/3 di tutta la produzione del 1938. Ma lo sforzo postbellico dell'industria italiana non, può essere misurato con il solo-confronto degli indici di produzione, perché l'industria si è anche trasformata nella sua struttura, attraverso Impianti nuovi per concezioni e mezzi, nuove produzioni e una più diffusa distribuzione geografica delle unità produttive ». «li passato governo aveva annunciato provvedimenti per aumentare 11 campo delle scelte degli operatori e migliorarne la capacità competitiva Con viva soddisfazione e gratitudine di tutti gli imprenditori sono state anche raccolte le responsabili tempestive dichiarazioni del nuovo presidente del Consiglio, on. Segni, sulla necessità che vengano assunti provvedimenti atti a stimolare l'iniziativa privata. Il nuovo governo, al quale vanno fiduciosi i voti di successo di gran parte degli italiani, può contara sulla nostra collaborazione nulla linea di quella tradlzio no che mai ha dissociato la nostra opera dalla responsabi lil.à e dalla solidarietà nazio naie ». « Tuttavia — ha aggiunto il di: De Micheli — un fattore di impedimento al progresso con tinua ad essere il sempre più allarmante dilagare dello Sta to in attività economiche tipicamente privatistiche. Scono sciuti episodi ci tolgono la naturale certezza per un natura le diritto, quello del rispetto della libertà della privata iniziativa, che è anche 11 rispetto della libertà civile; tanto più sconsolanti per il concetto che talvolta presiede ai criteri di gestione delle partecipazioni statali. « Sul piano sindacale le aziende di Stato debbono non saatsldhtmdbtnitdbmciCddcsesflGnnsc solo rispettare le leggi e gli accordi sindacali, al pari delle aziende private, ma altresì non turbare con la visione di illusori vantaggi per i lavoratori, l'equilibri" economico generale del paese. Nessuno di noi — ha concluso De Micheli — contesta al governo ed al Parlamento la responsabilità della determinazione del volume globale degli investimenti, ma se troppa parte del risparmio an nuo disponibile è destinata ad investimenti statali o parastatali, alla copertura dì partite di partecipazioni pubbliche, è ben chiaro che ben poco rimarrà per l'Industria, l'agricoltura ed i servizi di carattere privato, a meno che non si voglia fare dell'inflazione ». Ha preso, quindi, la parola il ministro dell'Industria, on. Colombo, il quale ha iniziato dando atto al mondo imprenditoriale italiano degli sforzi compiuti per dare un'espansione accelerata alla nostra economia e contribuire alla soluzione di quel grande e fondamentale problema italiano che è la disoccupazione. Gli effetti di questo sforzo sono dati dalla capacità di penetrazione dei nostri prodotti sui mercati esteri e particolarmente su quelli ove la concorrenza altrui premeva con particolare intensità. Questi fatti, insieme con la creazione di due milioni di nuovi posti dì lavoro fra il 1950 ed il 1957 valgono molto più che i lunghi discorsi a creare « quel i tono generale» che il presi-' dente De Micheli ha invocato intorno alle attività degli imprenditori italiani. r Al mantenimento di questo " tono generale " — ha proseguito il Ministro — appartiene la definizione dell'altro dibattuto problema del rapporto fra Iniziativa pubblica e iniziativa privata. Esso esiste e non v'è alcuno che possa negarlo: ma se sapremo strapparlo alla polemica astratta per riportarlo al concreto della vita italiana; se non avremo la pretesa di rinchiuderlo in rigidi schemi e in pregiudiziali formulazioni, riusciremo ^a mettervi maggior ordine ». Accennando quindi ai problemi del commercio estero Von. Colombo ha affermato che bisogna mirare non solo al mercati evoluti del nostro continente, ma anche a sviluppare le esportazioni sui mercati delle aree a basso tenore di vita. Al termine dell'assemblea annuale il dott. Alighiero De Micheli è stato riconfermato presidente della Confederazione generale dell'industria italiana con 2630 voti su 2650 voti validi. a

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