Mosca ha tentato invano di legare la Persia all' Urss di Piero Martinotti

Mosca ha tentato invano di legare la Persia all' Urss Lo Scià si è schierato per il mondo libero Mosca ha tentato invano di legare la Persia all' Urss Il Cremlino non perdona al giovane sovrano l'«affronto» subito e lancia oscure minacce - Le trattative segrete e l'improvvisa rottura - Difticili condizioni economiche del Paese Mosca augura allo Scià lai astessa fine di Feisal, il gio-|vvane re irakeno reciso dai rivoluzionari del 14 luglio. Tanto odio è dovuto alla cocente sconfitta che il Cremlino ha subito in questi giorni a Teheran. Dal 27 gennaio, il vice ministro degli esteri russo Simenov era in missione segreta nella capitale persiana per concludere con il sovrano un patto di amicizia. Secondo Mosca, la iniziativa era stata dello Scià, che avrebbe voluto la revisione del vecchio trattato russo-persiano del 1921 in cambio di nuovi accordi di non aggressione. Le discussioni sembravano ben avviate — ha rivelato Mosca nella sua pubblica accusa — quando improvvisamente il 10 febbraio il governo persiano sospendeva le trattative « sotto la pressione degli imperialisti ». Ora la stampa russa preconizza morte e distruzione per il «tiranno». Ih realtà due erano a Teheran le « missioni » e mentre Simenov discuteva la revisione del vecchio trattato, l'ammiraglio americano Radford esaminava « ad alto livello » le possibilità di nuovi aiuti economici e di garanzie militari. Evidentemente gli argomenti dell'inviato della Casa Bianca sono stati più convincenti. Tra Washington e Teheran v'era stata un po' di freddezza. La Persia, a ridosso dell'Unione Sovietica e confinante con l'Irak, si sente inquieta. Il ritiro degli inglesi dall'India prima e la rivoluzione di Bagdad nella scorsa estate, l'hanno lasciata in un isolamento che la preoccupa. La vicina Turchia è garantita dall'alleanza atlantica, il Pakistan dal trattato del sud-est asiatico (Seato); Teheran non può contare che sul patto di Basrdad (Inghilterra, Turchia, Persia, Irak, Pakistan) che, dopo la pratica defezione irakena, ha perso molto del suo valore. Nell'ultima riunione dei firmatari, - nel gennaio scorso a Caraci, cui partecipavano anche gli Stati Uniti come « fiancheggiatori», lo Scià chiese all'America precise garanzie contro «qualunque aggressione»; Washington si mostrava invece disposta a firmare un patto bilaterale di assistenza militare « solo » contro un attacco lanciato da un pae se comunista, cioè dalla Russia. Senza giungere all'aperta polemica, il contrasto intiepidi i rapporti tra i due Paesi. E' probabile che nell'amarezza, lo Scià abbia accennato un sorriso al Cremlino, che sa mostrarsi tanto prodigo di rubli a dubbi amici come Nasser e Nehru. Anche la Persia ha estremo bisogno di capitali. Le rendite del petrolio non bastano a migliorare le condizioni del paese arretratissimo. Dal 1953, epoca in cui venne nazionalizzata la Anglo Iranian 011 Company, circa mezzo miliardo di dollari royalties è st. -o investito nel piano di sviluppo economico e, nello stesso tempo, la Persia ha ricevuto altrettanto dagli Stati Uniti in forniture civili e militari. Si sono avuti risultati incoraggianti nella lotta contro la malaria, la mortalità infantile — che era ancora del 50 per cento — contro l'analfabetismo ; stanno sorgendo nuove industrie, lentamente si diffondono nelle campagne metodi di lavoro meno primitivi. Ma lo sforzo di rinnovamento, assorbendo tutto il denaro disponibile, ha provocato l'inflazione. I prezzi sono saliti oltre il 40 per cento, mentre le paghe hanno avuto aumenti solo del 10. Su 21 milioni di abitanti, almeno 15 vivono ancora in capanne di fango sui grandi latifondi che appartengono a non più di 1000 famiglie. Qualunque tentativo di riforma s'infrange contro la potenza di questa casta cui ntlcismptglmitmulqlmsgirSstmBsrd apparteneva lo stesso «rivoluzionario » Mossadeq, che nel '53 mise in pericolo il trono di Reza Pahlevi. Nell'ondata nazionalista che chiedeva la cacciata degli inglesi, padroni dei petroli, si erano trovati anche i comunisti che per un attimo parvero avere il sopravvento. La minaccia sgomentò gli stessi nazionalisti. Con l'ordine ristabilito, gli estremisti tornarono nell'ombra, in paziente attesa. Oggi il sovrano può contare su un esercito di 100 mila uomini per difendere un territorio di oltre un milione e mezzo di chilometri quadrati, abitato da popò lazioni di origini diverse (parsi, curdi, luri, turcomanni, zingari, caldei) chiuse in tribù sovente ostili al governo centrale. I curdi, inquieti e ribelli, abitano le regioni di confine con l'Irak. Sono 2 milioni e mezzo e sentono il richiamo dei fratelli irakeni (un milione e mezzo) tra cui il capo El Barazani — divenuto maresciallo dell'Armata rossa durante l'esilio a Mosca — sta diffondendo il verbo marxista. E' forse su questi elementi che il Cremlino cercherà di agire per dare i più grossi dispiaceri allo Scià. Nello scacco subito, l'Urss ha ritrovato un'arma : Teheran aveva più volte dichiarato decaduto il patto del '21; accettando di trattare ne ha riconosciuto implicitamente la validità. Gli articoli 5 e 6 del documento costituiscono per l'Iran una pesante ipoteca. Il primo dichiara che le parti contraenti « s'impegnano ad opporsi alla costituzione ed alla permanenza sui loro rispettivi territori di organizzazioni o di forze armate che abbiano intenzioni ostili contro la Persia o l'Urss»; l'altro articolo sancisce che « nel caso in cui una terza potenza tentasse di servirsi del territorio iraniano come ba¬ [■Itltlllllllltllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllltlll se di operazioni contro la Russia od i suoi alleati, l'Unione Sovietica avrà il diritto di fare entrare le sue truppe nel paese, in vista di operazioni militari necessa rie alla sua difesa ». Uno scambio di lettere annesse al trattato precisa che il diritto della Russia di interveni re nel territorio persiano si riferisce solo al caso — oggi impossibile — di un tentativo controrivoluzionario za rista che si serva dell'Iran come base di partenza. L'in terpretazione dei documenti è però sempre molto soggettiva e Mosca, come ha dimostrato per Berlino, sa bene scegliere ciò che serve al suo gioco. La radio sovietica non tralascia giorno senza ricordare allo Scià il pericolo che corre. Forse il sovrano, perso in sogni romantici, non dà molto ascolto alla voce molesta; ma d'ora in poi gli converrà dormire con un occhio solo. Piero Martinotti nimi]iiiiiimHmiMiiiiii:ii!iiMi;iii:i!!iM!;ii:i!!

Persone citate: Barazani, Nasser, Nehru, Radford, Reza Pahlevi, Secondo Mosca