Iniziativa privata e intervento statale di Vittorio Gorresio

Iniziativa privata e intervento statale Iniziativa privata e intervento statale Roma, 18 febbraio. H discorso che il nuovo ministro dell'Industria e Commercio, on. Emilio Colombo, ha pronunciato stamane davanti all'Assemblea annuale delle associazioni aderenti alla Confederazione Generale dell'Industria, contiene in pratica le linee essenziali del programma che il governo intende svolgere nel settore dell'economia. Egli le ha esposte in breve e in modo semplice, e gioverà quindi citarle come chiara anticipazione di quanto il Presidente del Consiglio dirà martedì prossimo presentando il suo ministero davanti al Parlamento. Premesso che il problema dei rapporti fra iniziativa privata e intervento statale può essere risolto « se non avremo la pretesa di rinchiuderlo in rigidi schemi ed in formulazioni pregiudiziali », il Ministro ha difatti dichiarato : « Nel rispetto del mondo imprenditoriale privato, il governo attua interventi diretti per integrare i vuoti che l'iniziativa privata lascia, o per indirizzare settorialmente e territorialmente alcune produzioni nell'interesse superiore della collettività. Sforzi comuni, dunque, della classe politica e della classe imprenditoriale, parità di trattamento fra iniziativa statale diretta ed iniziativa privata, giustezza nel carico tributario, sviluppo dell'istruzione professionale nell'ambito del programma straordinario a favore della scuola ». La settimana scorsa, par landò al gruppo parlamentare democristiano, lo stesso on. Segni aveva parlato dei problemi che il nuovo governo si trova a dover fronteggiare, avendoli in parte ereditati insoluti dal governo precedente, ed in parte prospettandosene dei nuovi. Tra questi sono in prima linea i provvedimenti anticongiunturali od anticiclici, che l'on. Segni indicava in modo generale come ulteriori facilitazioni al credito, nuovi incentivi all'industria ed all'artigianato per ottenere un aumento dello slancio dell'iniziativa privata. Poi ricordava il problema degli statali e la necessità di attuare il grande piano a favore del la scuola, e finalmente, per quanto riguarda gli inter venti dello Stato, li pre annunciava « energici » nel settore delle strade, dell'edilizia, dei porti e delle migliorie fondiarie. Questo equilibrio tra iniziativa privata ed intervento dello Stato veniva apprezzato nei giorni scorsi dal partito liberale, che, ar> punto dopo le dichiarazioni di Segni, decideva di votare la fiducia, e uguale atteggiamento ha tenuto stamane il dott. De Micheli, Presidente della Confindustria. Egli ha detto, difatti, che il mondo imprenditoriale aveva accolto con viva soddisfazione e gratitudine « le responsabili e tempestive dichiarazioni del nuovo capo del governo » e ha confermato che il governo può contare sulla collaborazione degli industriali « nella linea di quelle tradizioni che mai hanno dissociato la loro opera dalla responsabilità e dalla solidarietà nazionale ». Parole simili di plauso ad un governo non erano finora mai state pronunciate nel corso delle assemblee della Confindustria, nemmeno ai tempi in cui De Gasperi era Presidente del Consiglio. Ricordiamo che un anno, durante il VI Gabinetto De Gasperi, l'assemblea fu animosa ed ostile nei riguardi dell'on. Togni, Ministro dell'Industria, che nessuno potrebbe considerare « più a sinistra » di Colombo. Ci volle allora tutto l'impegno dell'on. Pella, Ministro del Bilancio, per addolcire gli umori dell'uditorio. Erano aspri, come si è detto, non tanto per gli specifici argomenti che l'on. Togni aveva trattato, quanto piuttosto per una radicata ragione di sfiducia nell'orientamento generale di quel governo. Era infatti, un governo tripartito e, a suo modo, di centro-sinistra essendo composto di repubblicani e socialdemocratici in aggiunta ai democristiani, coi liberali all'opposizione. Oggi, al contrario, abbiamo in pectore il primo governo italiano del dopoguerra tutto basato sulla destra, e questo è quanto basta perché le classi imprenditoriali gli attestino in anticipo fiducia. Tutto ciò è molto logico e potrebbe anche essere foriero di buoni risultati: il paese si attende una politica di larga apertura sociale che affronti innanzitutto il problema serissimo della disoccupazione e della sotto-occupazione; e, se le forze della cosiddetta destra economica sono impazienti di cimentarsi in tale impresa, la strada è aperta alla loro prova. Gli stessi esponenti della destra devono, infatti, rendersi conto che l'autentica pietra di paragone di una politica buona o cattiva sta non nelle etichette di cui si copre o nelle ideologie cui si richiama, bensì nella misura in cui sa contribuire a migliorare le condizioni di vita degli italiani. I programmi debbono pertanto essere sociali, inevitabilmente, ma non esiste alcuna preclusione teorica a che un programma sociale sia realizzato mercé l'intervento dello Stato anziché in grazia dell'iniziativa privata. Questa, notoriamente, si mobilita solo in condizioni di fiducia e con la prospettiva di profitti. Veri profitti si hanno soltanto quando i benefici dell'impresa giovano a tutta la collettività, e vale a dire quando si rispettano le esigenze sociali. Quanto alla fiducia, se un governo come questo, tutto appoggiato alla destra politica, non riesce ad infonderla negli ambienti della destra economica, obbiettivamente diremo che siamo allora condannati a non vederla mai fiorire in Italia. Vittorio Gorresio

Persone citate: De Gasperi, De Micheli, Emilio Colombo, Pella, Segni, Togni

Luoghi citati: Italia, Roma