Makarios soavemente disse che il sangue doveva scorrere di Stefano Terra

Makarios soavemente disse che il sangue doveva scorrere UN ARCIVESCOVO DELL'ANTICA BISANZIO Makarios soavemente disse che il sangue doveva scorrere Nel Mediterraneo d'oggi una strana figura d'altri tempi • Il prelato che ha organizzato la resistenza di Cipro indossa la cappa purpurea, impugna lo scettro d'oro, offre agli ospiti frutti canditi - Combattente della tede, come quelli che nei secoli si opposero alle ondate asiatiche, Makarios non è nemico ma amico dell'Europa, terra dei «Franchi», contrada che per tutto il Levante è sinonimo di felicità (Dal nostro corrispondente) Atene, 17 febbraio. La gran barba dell'arcivescovo Makarios, etnarca di Cipro, non è piti di color nero catrame come la vidi, qualche anno fa, nella sede del palazzo episcopale di Nicosia che aveva i balconi di legno traforato gremiti di giovani monaci dai lunghi lisci capelli raccolti sulla nuca. All'aeroporto di Klli- nikon, nella periferia di Atene, prima della sua partenza alla volta di Londra dove partecipa alla conferenza green - turca - britannica per l'avvenire di Cipro, Makarios è sembrato piuttosto stanco. I suoi lunghi capelli, e soprattutto la barba, sono apparsi tarlati dai peli bianchi, grigi, e la bocca, già tumida e prepotente, è sembrata piegata sotto il peso di una lunga amarezza. Solo gli occhi, dall'impeccabile taglio orientale a mandorla, come diceva Pierre Loti, conservano, indipendenti, un loro vecchio fuoco. Occorre subito dire che Sua Beatitudine Makarios, arcivescovo di Cipro, considerato dalla stampa conservatrice inglese come un personaggio moderno inquietante, ha il privilegio di portare il nome di un grande martire, di firmare le encicliche con l'inchiostro rosso, di indossare la grande cappa purpurea e portare nella mano destra lo scettro (un corto bastone dall'impugnatura di oro zecchino). Makarios gode, in sostanza, di tutti i privilegi che la stanca e disordinata Chiesa di Bisanzio, nella sua lunga decadenza, concesse ai suoi prelati lontani perché lottassero da soli per la salvaguardia della fede dì fronte alle ondate degli invasori asiatici. Non a caso, quindi, Makarios è anche l'etnarca, cioè il capo nazionale e politico dei quattrocentomila greci ortodossi di Cipro. La sua elezione è avvenuta attraverso il parere elettorale di tutta la popolazione maschile ortodossa di Cipro di età superiore agli anni si. Ebbi l'occasione di incontrare tre volte nella capitale cipriota Makarios prima del suo ormai lungo esilio. Ogni volta mi offrì un enorme frutto candito accompagnato da un bicchiere di acqua fresca. Soltanto al terzo incontro riuscii a spezzare il frutto in tre parti con la minuscola forchetta d'argento, mentre prima avevo corso il rischio di soffocare inghiottendo il candito intatto nella sua crema zuccherata. Ma ogni volta fui colpito dalla <soavità* di Makarios. Debbo dire che l'aggettivo « soaue > fu una delle prime parole italiane che imparai da bambino quando, indigeno piemontese, andai a scuola dalle Suore del Pilonetto, sul corso Moncalieri a Torino. Soavemente nel 1954 Makarios mi disse che il sangue doveva scorrere perché Cipro si liberasse dalla condizione di colonia della Corona britannica. * Sangue t >, io ripetei piuttosto sorpreso. « Bisogna che il sangue scorra >, replicò l'Arcivescovo. A questo punto bisogna ammettere una volta per sempre che gli inglesi hanno ragione quando affermano che la ribellione dei ciprioti è stata diretta ed organizzata personalmente dall'arcivescovo Makarios, considerato inoltre il capo effettivo dell'E.o.H.a., l'organizzazione partigiana che ancor' oggi tiene in ìscacco le div''ioni britanniche stazionala nell'isola. Ma tutte le speculazioni moralistiche sul « vescovo cristiano » che predica la guerra civile non hanno fondamento oppure sono ipocrite, poiché anche gli ultimi fatti di cronaca ricordano come i responsabili della cristianità ai confini orientali dell'Europa siano dei < combattenti della fede» proprio come i prelati al tempo della minaccia turca nel cuore dell'Europa. Lo stesso Makarios ricordava volentieri durante il suo esilio ad Atene il coraggio dei vescovi croati, che rischiavano la lapidazione per portare la Cresima in un'isola dalmata, oppure dei rabbini israeliani, in prima linea nell'ultima guerra del Sinai. Per la Grecia e tutto il Levante la vecchia Europa rimane una contrada felice, 0 meglio, la patria dei < Franchi » che ignorano i pericoli del vicino Oriente o fanno finta di non saperne nulla. Per Makarios sarebbe stato facile allinearsi con 1 cosiddetti neutralisti della politica estera in chiave sovietica, tanto più che solo il blocco orientale rispondeva ai suoi disperati appelli presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite a favore dell'emancipazione di Cipro. Ha preferito invece rimanere fedele all'Europa, e cioè ai « Franchi » che hanno lasciato conventi e fortezze nella sua isola, accettando il compromesso per l'indipendenza di Cipro. Si dice nei circoli politici ateniesi, non certo avari di parole e previsioni, che Makarios sarà il primo presidente della nuova Repubblica indipendente cipriota che la conferenza in corso a Londra sta per proclamare. In ogni caso questo prelato ancor giovane (è nato 47 anni fa da genitori contadini nei pressi di Pafos, sulla co¬ ScAlgltscqbaiiiimimiiiiimmiiiniii iiiiiiiiiiiiiiiiinitiiii sta orientale cipriota dove, secondo Omero, nacque Venere) dovrà affrontare una situazione intema piuttosto complessa. Da una parte la popolazione contadina fedele all'etnarchia, e cioè a Makarios, dall'altra gli uomini delle miniere, gli operai di Nicosia, Famagosta e Limassol, controllati da sindacati orientati verso Mosca. Per quanto riguarda i turchi, si tratta di una minoranza contadina ed artigiana pacifica all'infuori di qualche fanatico nazionalista. I veri nemici di Makarios saranno quelli che si considerano nemici dei < Franchi » e cioè nemici della nostra vecchia Europa. Stefano Terra L'arcivescovo Makarios alla conferenza di Londra (Tel.; niiiiiuiiHiiiniiiiiiiiiiniiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiniiniiiiiiiiim

Persone citate: Pierre Loti