I "vecchi,, generali
I "vecchi,, generali LETTERE AL DIRETTORE I "vecchi,, generali Egregio Direttore, nell'ultimo numero de L'Espresso nella rubrica «La settimana > sotto il titolo < Segni e la realtà > si legge: < Nello stesso tempo (il Ministero Segni) presentò la legge sulla competenza dei Tribunali Militari con la quale qualunque cittadino che abbia la qualità dì militare in congedo può essere sottratto al suo giudice naturale e giudicato da una corte di vecchi generali >. Non entro nel merito di una questione già ampiamente dibattuta. Non posso, però, fare a meno di rilevare: — che un Tribunale Militare non è una « corte di vecchi generali > ma un collegio giudicante presieduto da un generale di Brigata e composto da ufficiali dì vario grado con un magistrato in funzione dì giudice relatore, mentre un altro magistrato ha un ruolo di primo plano nel corso del dibattimento in veste di Pubblico Ministero; — che i generali (mi riferisco a quelli dell'Esercito) lasciano il servizio attivo assai per tempo e precisamente a 58 anni (Brigata) 60 anni (Divisione) e 63 anni (Corpo d'Armata, vertice della nostra gerarchia militare). Oggi, l'età media nei tre gradi di generale è — rispettivamente — di 52, 55 e 58 anni e tende ancora a scendere (vi sono già divisionari sui cinquant'anni e ge¬ nerali di Corpo d'Armata sotto I 55). Il Presidente di un collegio giudicante può — quindi — avere da un minimo di 48 ad un massimo di 58 anni. Io ne avevo 54 quando, nel 1950, venni des'.iato al Tribunale Militare dì Palermo. In presenza di questa realtà parlare di « vecchi generali > è perlomeno un controsenso. E lo è ancora di più ove si consideri che 1 quadri direttivi ad alto livello nel vari settori delle attività pubbliche e private: politica, industria, finanza, insegnamento universitario, magistratura ecc. sono costituiti da elementi tra i 50 e 70 anni (ed oltre) non so se passati attraverso un vaglio altrettanto severo ma certo fisicamente meno selezionati in quanto nella gerarchia militare opera la ferrea legge del requisito della piena idoneità fisica: condizione indispensabile per la promozione al grado superiore. Ma, forse, il commentatore politico de L'Espresso ha voluto evocare dinnanzi agli occhi del lettore poco aggiornato, la visione di un consesso di uomini di tarda età e di sopito intelletto per dare maggiore efficacia al suo discorso, riesumando un vecchio cliché da tempo definitivamente superato. Mi creda suo Clemente Giorgio Menzio Gen. di C. d'A. in ausiliaria Torino, 14 febbraio 1959.
Persone citate: Brigata, Egregio Direttore, Giorgio Menzio
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