Morì dissanguato sulla strada l'uomo ferito dal carabiniere

Morì dissanguato sulla strada l'uomo ferito dal carabiniere Morì dissanguato sulla strada l'uomo ferito dal carabiniere Inchiesta della magistratura sul tragico equivoco della notte di sabato grasso - Il maresciallo aveva ordinato al milite di sparare mi; andò le gomme dell'auto - Credendo di avere ucciso il guidatore, i due lo abbandonarono e corsero in caserma (Dal nostro corrispondente) Brescia, 9 febbraio. La tragedia accaduta la notte su domenica presso la cappelletta del « Buon ritorno » di Castagnaio in Franciacorta, dove l'agente della società editrice U.t.e.t. Domenico Lanciano, di 25 anni, nativo di Napoli, ex ufficiale degli Alpini, è rimasto ucciso da un colpo partito dal moschetto del carabiniere Carmine Alfano, di 28 anni, pure originiario della Campania, è ancora avvolta nel mistero. L'autorità giudiziaria mantiene sull'inchiesta in corso il ••'.serbo più assoluto. Gli elementi raccolti dalla bocca di persone del luogo permettono solo una approssimativa ricostruzione dei fatti che possono essere così riassunti. Quella notte 11 maresciallo dei carabinieri di Ospitaletto, Angelo Corona, e il milite Alfano, a bordo di una jeep, erano in giro di perlustrazione nella zona di loro giurisdizione, dove da tempo avvenivano con preoccupante frequenza furti di bovini e di pollame in danno di cascine solitarie. Giunti al bivio della cappelletti del < Buon ritorno», dal quale si dipartono le strade che convergono poi lillMIIIIIMIIIIigiMiritnMIlMIIIIIMIIllMilllllIlIll al centro del paese, notarono ferma con il muso in direzione di Brescia una Fiat «600». Erano circa le 2,30, ora alla quale una sosta in aperta campagna può suscitare sospetti. Il maresciallo ordinava a' subordinato di avvicinarsi alla vettura e di chiedere al guidatore i documenti. All'intimazione del milite, il Lanciano veniva colto da timore, probabilmente perché, a causa dell'oscurità, non aveva capito che si trattava dì un carabiniere e non di un rapinatore, e avviava precipitosamente il motore, innestando la marcia. A questo punto l'Alfano, forse su orbino de, .superiore, imbracciava i! fucile e si apprestava'a sparare alle gomme dèila vettura ma, a quanto sembra, il colpo partiva in anticipo e la pallottola, penetrata nel- la parte posteriore sinistra della lamiera, raggiungeva il Lanciano alla regione scapolare, sfio- |rava jj cuore e usciva dal torà- ce, frantumando il parabrezza e parte del cruscotto. Un colpo, evidentemente, sparato da distanza molto ravvicinata. Maresciallo e milite avrebbero poi tirato fuori della macchina il Lanciano, deponendolo vicino alla cappelletta per soccorrerlo. Il ferito perdeva sangue copiosamente; ad un tratto (secondo quanto ha dichiarato uno zio della vittima, il signor Carlo Lanciano) il carabiniere lo avrebbe riconosciuto per un suo amico. Sconvolto per quanto era accaduto lo sparatore involontario dava in smanie, mettendo in una spaventosa situazione il maresciallo Corona, il quale si trovava a dover contemporaneamente pensare al ferito e calmare il carabiniere. Frattanto il Lanciano non dava più segni di vita. Costernato, sotto il peso di una tremenda responsabilità, il maresciallo — che non sa pilotare — decideva di abbandonare il morto, o presunto tale, e di farsi portare dall'Alfano a bordo della « 600 » alla caserma di Ospitaletto. Poco dopo due agricoltori abitanti in una cascina poco distante dalla cappelletta, Luigi Panserlni di 31 anno ed Ernesto Zuccoli di 50, mentre, in motocicletta, armati di fucili da cacek., perlustravano la zona alla ricerca dei ladri che avevano rubato nei loro pollai, scorgevano il corpo del Lanciano disteso sulla strada e si dirigevano a tutta velocità a Ospitaletto ad avvertire i carabinieri. Questi, però, rispondevano di essere già al corrente del fatto: maresciallo e milite infatti erano già giunti con la tragica notizia. Nessuno si mosse perché, trattandosi di un cadavere, bisognava attendere la autorità giudiziaria prima di spostarlo, e il Panserino e lo Zuccoli se ne andarono e rifecero la stessa strada. Arrivati alla cappelletta, constatarono con grande sorpresa che il corpo del povero Lanciano era Immerso nella roggia, a qualche metro di distanza dal luogo dove lo avevano trovato. Chi lo aveva trasportato fin là? Forse era stato lui stesso, dopo essere rinvenuto, a trascinarsi in quel punto alla disperata ricerca di acqua? Quest'ultima ipotesi sembra la più verosimile e allora la tragedia appare ancora più atroce e la responsabilità di chi l'ha, sia pure involontariamente provocata, più grave. Questi sono gli interrogativi ai quali solo l'istruttoria del magistrato potrà dare risposta. Il maresciallo e il carabiniere non sono avvicinabili. Rimane ancora da dire che il Lanciano aveva preso la vettura a noleggio; che in casa sua (una villetta che divide con la madre, insegnante a Brescia, e una sorella) sabato sera vi era stato un festino e che il giovane aveva accompagnato a casa uno degli ospiti, la signorina Rina Strada, di 26 anni, del posto. La Strada è stata oggi ripetutamente interrogata dagli inquirenti, ma nulla è trapelato della sua deposizione. Il carabiniere Alfano è a disposizione del giudice istruttore, per ordine del quale in giornata, nel cimitero di Castegnato, è stata eseguita la perizia necroscopica sulla salma del povero Lanciano. Tra i molti enigmi di questa vicenda è il motivo per il quale la « 600» si trovava ferma a quell'ora in quel punto: e l'autorità dovrà pure accertare se la vittima fosse sola in auto e se avesse veramente avuto rapporti di amicizia con il carabi¬ niere Alfano. a. m. La vittima, Domenico Lanciano, di 25 anni (Telefoto)

Persone citate: Carlo Lanciano, Carmine Alfano, Domenico Lanciano, Ernesto Zuccoli, Luigi Panserlni, Rina Strada, Zuccoli

Luoghi citati: Brescia, Campania, Castegnato, Napoli, Ospitaletto