Libri in vetrina

Libri in vetrinaINDICAZIONI PER CHI LEGGE Libri in vetrina Un saggio autobiografico di Pasternak - Le divergenze con Maiakovski - Punture di spillo - Mettiamo il Porta accanto al Farini e al Manzoni - Ritratto spirituale del romanziere Thomas Wolfe Un posto d'onore In questa cronaca lo diamo, per via del home universalmente conosciuto, al nuovo libro testé apparso, in « prima mondiale », di Boris Pasternak, Autobiografia e nuovi versi (ed. Feltrinelli). A dire il vero, l'autobiografia — ma senza i versi e con alcuni tagli — era già uscita in francese, e sarebbe stato bene che i molti polemisti della questione P. e del Dottor Zivago l'avessero tenuta presente: si sarebbero meglio accorti che i limiti entro i quali è da vedersi l'opera di questo poeta e scrittore sono quelli del simbolismo e decadentismo europei, di un'età quindi oggi spiritualmente e culturalmente remota. L'autobiografia è assai bella, la traduzione scrupolosa, l'edizione, con un raro corredo di illustrazioni, di gusto sicuro. L'infanzia del poeta (nato nel 1890), figlio di un padre celebre illustratore dei romanzi di Tolstoi, e di una madre musicista; un incidente che gli lasciò una gamba più corta dell'altra; lo studio della musica poi abbandonato; rincontro con i giovani letterati del suo tempo, Blok sopra tutti amato, e il fascino subito di Rilke e di Verhaeren; il vivissimo ricordo della morte e del funerali di Tolstoi alla t. stazione ina da niente » di Astapovo e quel gigante diventato « un vecchietto raggrinzito», la storia di testi perduti, l'incontro e le divergenze con Maiakovski (e qui la spiegazione è illuminante: «Non comprendevo il suo zelo propagandistico, la integrazione forzata di se stesso e dei suoi compagni nella coscienza sociale, la mania associativa, cooperativa, la sottomissione alla voce dell'ai tualità ») : il racconto della sua vita termina, con alcuni bruschi salti, intorno al '30. « Procedere — dice l'autore — sarebbe difficile oltre misura ». C'è dunque una lacuna, un silenzio intenzionale, che ognuno giudicherà da opposti punti di vista. Questo « saggio • di autobiografla t> doveva precedere, accompagnato da una trentina di poesie disperse nel corso di una lunga attività, il libro di prosa e poesie del Dottor Zivago, « la mia fatica principale, più importante, l'unica di cui non mi vergogno, di cui rispondo senza paura ». Delle poesie della raccolta che s'intitola « Quando rasserena », alcune, quelle che descrivono e, meglio ancora, indagano, incuorano, esaltano la natura, sono magnifiche; e questa, dell'amor della natura, è la vera continuità ispiratrice di Pasternak. Intermezzo maligno. « L'epigramma non è una spada, è uno spillo », dice bene Dino Provenzal che ne ha raccolto in un libro dell'ed. Ccschina, Dizionario della maldicenza, un buon numero di esemplari fra l'Ottocento e il Novecento italiano. Questa è dunque una scatola di spilli. Ci vogliono pazienza e discernimento per rifornirla, • ma il Provenzal, non nuovo a questo tipo di antologie, nella sua verdezza di ottantenne, ci è riuscito bene anche questa volta (ma egli è autore di non dimenticabili libri gustosi, come il Manuale del perfetto professore. Le passeggiate di Bardatone e di vivaci memorie personali). Spilliamo: questa è su Mus¬ i solini attribuita a Benedetto Croce, « Un autodidatta: cattivo il maestro e cattivo l'allievo »; di anonimo su Ncnni, « Pietro-front: avanti Marx!»; dello scrittore di viaggi Comis30 è stato inventato il soprannome «Il Comisso viaggiatore»; del poeta Cardarelli che sempre accusa cattiva salute dicono gli amici « Il maggior poeta morente »; Alcide De Gasperi pare che dicesse di un suo collega ministro (andatevelo a scoprire) «Non è mai abbastanza in salute per essere ministro, né inai tanto malato da dare le dimissioni ». Nessuno di quelli che qui si trovano punzecchiati (almeno, fra i viventi) se ne dorrà: molti che non In sono si dorranno di non esserlo. Questo è il pensiero sul quale la coscienza del raccoglitore riposa tranquilla. * * Il grande Porta. Ora abbiamo un Porta accessibile al lettore non occasionale, a chi lo vuol conoscere bene addentro, chiarito in ogni punto, e superando le difficoltà del dialetto milanese. Con questa edizione (slgnorilissima, del Ricciardi) Dante Isella ha compiuto la sua lunga opera; ci ha dato da poco l'edizione critica del poeta (Nuova Italia ed.), ha ricostruito come finora nessuno lo svolgimento intimo di quell'arte, il progresso culturale e spirituale di un artista che fu considerato troppo a lungo un « minore » per via del dialetto, un autore solo divertente, a causa di una lettura superficiale e confusa, un verseggiatore facile e spontaneo, perché non se ne è studiato lo sviluppo coscienziun.asimo, e perfino un pavido o quasi vile, perché egli come ogni altro (ed era un impiegato statale!) doveva sottrarsi ai soprusi dei dominanti, e in realtà egli fu libero e coraggioso dove la coscienza sua retta lo esigeva, e cioè nella sua arte, che mai lo fraintese o tradì. Ora, dicevamo, con questa edizione commentata l'Isella ha coronato la sua fatica, dandoci anche un preziosissimo sussidio alla lettura, per cui potremo diminuire il nostro sforzo e goderci pienamente la conquista di un testo così alto, così lieto e visivo, e d'ispirazione tanto civile e morale e umana. Valga questa edizione ad avvicinare ancora di più il Porta a lettori di solito diffidenti; è un poeta, si dovrà riconoscere, da mettere accanto al Parini e al Manzoni, per avere anche lui riscattata la dignità umana degli umili e degli oppressi, e fatta la satira cosciente delle superstizioni, delle sopravvivenze di costumi e idee antiquate, anzi retrive, della letteratura oziosa e senz'anima e della conservazione sociale. L'Isella giustamente palesa che se questa edizione è potuta riuscire così bella (arricchita di 16 disegni di Guttuso) e cosi ricca (anche di documentazioni) il merito è in gran parte di chi l'ha voluta, di quell'amico ben conosciuto della nostra cultura che è Raffaele Mattioli. * * Una nuova casa editrice, Il saggiatore, e una nuova biblioteca, detta « delle Silerchie », (di cui ho il dispiacere di ignorare il significato: ma forse è il nome di una villa). Testi brevi, edizione cartonata, prez¬ 111111111 ! m 11 n 111 il i i u 11111111111111 il 111111 il 11m11 il ( 1 zo adeguato, cioè piccolo, scelta finora eccellente. Un solo difetto: la mancanza di una nota, anche succinta, sull'opera. Per ora, segnaliamo un libretto di eccezione, Storia di un romanzo di Thomas Wolfe, lo scrittore americano nato nel 1900 e morto nel '38, di cui sono noti fra noi Angelo, guarda il passato (ed. Einaudi) e La ragnatela e la roccia (ed. Mondadori). La « storia di un romanzo » è uno squarcio di autobiografia, la sola che contasse per l'autore: il racconto di un'esperienza vtssura fino alle radici, fino alla sofferenza, la nascita di ne stesso « come uomo e come artigiano-. La nostalgia dell'America mentitegli vivevo in Europa (e sono pagine stupende), i sogni ossessivi durante la quasi pazzia dell'elaborazione, il respiro, la conquista, la certezza e il giudizio flnaH: non sono semplici ricordi, ma gli clementi di un affascinante ritratto spirituale. * * Una sentenza da meditare. La ricavo da una vecchia stampa settecentesca di «proverbi»: La libreria non fa l'uom letterato. » fr. ant.

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