Il cancro malattia della cellula

Il cancro malattia della cellula NELLA SOSTANZA VITALE IL GEMME DELLA MORTE Il cancro malattia della cellula Si forma senza nessun intervento dell'organismo - Le ultime scoperte sull'essenza del nucleo rafforzano l'ipotesi di una predisposizione a sviluppi cancerosi sia sotto forma di "virus,, latente sia come vera e propria tara cellulare E' noto che la materia è costituita di molecola: edifici più o meno complessi, costituiti ai loro volta di atomi. Talune sono compoc'p di u:>i piccolo numero di atomi (qualche decina tutt'al più) ; altre, invece, possono comprenderne anche molte centinaia di migliaia; e sono chiamate perciò « macromolecole », Lo studio delle loro proprietà fisiche e chimiche (che torma l'oggetto della flsicochimica macromolecolare) ha condotto, negli ultimi decenni, da un Iato, a una vera e pr,?r"ia rivoluzione nell'industria, con la scoperta e la fabbricazione delle materie plastiche, delle gomme sintetiche e delie fibre artificiali; dall'altro, a un profondo rivolgimento nelle scienze biologiche, nonché nella patologia e nella medicina. Questo aspetto della flsicochimica macromolecolare è illustrato, nel presente articolo, da uno studioso francese, il dottor Bscoffier-Lambiotte. Non seno occorsi nemmeno quindici anni perché la flsicochimica macromolecolare sovvertisse completamente le basi fondamentali delle scienze biologiche e illuminasse di una luce nuova problemi e fenomeni tanto complessi e misteriosi come l'origine della vita sulla Terra, la trasmissione di generazione in generazione di quel messaggio indelebile che è l'eredità, l'invasione delle cellule da parte dei « virus » e la proliferazione anarchica e mostruosa di materia vivente nuova che ca ratterizza il cancro. Il singolare legame che unisce, di là dai confini arbitrariamente tracciati nel secolo scorso, la genetica alla cancerologia, la fisica cosmica alla batteriologia e tutte le disci¬ pline biologiche, è costituito da una sostanza che, si trova nei cromosomi del nucleo della materia vivente: l'acido desossibonucleinico (D.N.A.), una macromolecola di composizio- ìe chimica apparentemente assai semplice, ma la cui architettura, straordinariamente complessa, sembra racchiuda n sé tutti gli aspetti essenziali del grande mistero della vita. La teoria che vedeva nella cellula l'unità fondamentale di tutti i tessuti viventi è rovinata, ne", nostro secolo, sotto la crescente pressione della biochimica; e tutte le ricerche si sono concentrate invece sul nucleo cellulare, vero elemento essenziale della vita. Sin dal 1869, un geniale scienziato tedesco, Friedrich Mìescher, scoprì che esso è composto di proteine e di acidi nucleinici. Tre anni prima, un monaco cecoslovacco, il Mendel, aveva pubblicato una straordinaria relazione sul modo di trasmissione delle colorazioni rosse o bianche dei piselli odorosi metodicamente incrociati nell'orto del suo convento: relazione che dimostrava l'esistenza, nelle cellule delle piante e con ogni proba bilità degli animali, di un mi sterioso meccanismo, determinante secondo regole mate matiche estremamente precise tutte le leggi dell'eredità. Ora, i chimici e i fisici del ì-ostro tempo hanno confermato tutte le ricerche del Miescher; e, grazie ai metodi recenti di cromatografia e di studio fisico delle masse e delle dimensioni molecolari, hanno chiarito che quell'acido nucleinico esclusivamente localizzato nei nuclei cellulari di tutte le specie viventi altro non è che l'edificio estremamente complesso, o macromolecola, di una serie di elementi chimici semplici (zucchero, acido fosforico e basi azotate), connessi l'uno all'altro, in lunghe scale spirkliche. A loro volta, gli studiosi di genetica hanno dimostrato che il misterioso meccanismo invocato dal Mendel risiede nei cromosomi, filamenti striati contenuti nei nuclei, che si sdoppiano o si congiungono nel momento della riproduzione cellulare. Ogni cromosoma reca i differenti fattori (i geni), che determinano, di generazione in generazione, i vari caratteri specifici della razza. E soprattutto ì biologi belgi e scandinavi hanno precisato, per mezzo di tecniche perfezionate di colorazione e di assorbimento dei raggi ultravioletti, che il D.N.A. del nucleo cellulare è elettivamente localizzato al livello dì tali geni, di cui sembra che costituisca la sostanza essenziale. Una serie di esperienze di straordinario interesse ha rafforzato tale convinzione e sovvertito uno dei concetti più saldamen te stabiliti della genetica: quello dell'intangibilità del gene; sacro depositario del materiale ereditario. I Vendrely, del Centro macromolecolare di Strasburgo, hanno recato a loro volta un contributo capitale al concetto che il gene non sarebbe — nel batterio come nella pianta, come nell'uomo — che una macromolecola, di D.N.A. E la organizzazione, nella sua infinita varietà, nella sua scala di crescente complessità, dipenderebbe, in definitiva, solo dalle innumerevoli modulazioni possibili nella struttura del D.N.A. Mentre la flsicochimica macromolecolare si è lanciata (con l'americano Pauling, Premio Nobel, e gl'ingles: Watson e Crick) all'assalto di tale struttura, i chimici e gli studiosi di genetica si sono volti, da parte loro, a studiare i mezzi impiegati dal gene per determinare le caratteristiche morfologiche e fisiologiche di una determinata razza. E sanno oggi che si tratta di mezzi chimici, e che ogni gene tiene sotto la propria dipendenza una delle reazioni chimiche specifiche indispensabili all'equilibrio organico. Un'altra disciplina, anch'essa giovine perché non conta nemmeno vent'annl di vita, cui la flsicochimica macromolecolare ha dato nuovo impul so è la virologia o scienza dei virus. I virus sono piccolissimi organismi visibili solo al microscopio elettronico, i quali infettano le cellule, dove si moltiplicano. Son essi a provocare nell'uomo malattie come l'influenza, il morbillo, il vaiuolo e la poliomielite; negli animali, certi tumori e leucemie; e nelle piante, certe bizzarre malattie come quelle del. tabacco. La costituzione chimica di molti dì essi oggi è nota: ed è stranamente slmile a quella del gene, perché il virus è anch'esso una macromolecola nucleinicoproteica e si moltiplica anch'esso, contemporaneamente alla cellula cui appartiene. Infine, è pur sempre in nomo, delle macromolecole di acidi nucleinici che i fisici, i chimici e i matematici hanno ora invaso uno dei più misteriosi campi della medicina moderna: la cancerologia. Dalle osservazioni microscopiche e dalle ricerche sperimentali risulta che il cancro è una malattia della cellula, e dscbpempccsitlnpnfmtfeipszcttc a , i i o e r e i e a e a , i e o e e a : a i i a i o e della sola cellula, senza nessun intervento dell'organismo cui essa appartiene: è possìbile coltivare in laboratorio per anni le cellule cancerose, e poi trapiantarle in un animale, in cui esse continuano a proliferare, determinando un cancro identico a quello da cui provengono. Ciò prova che, senza nessuna connessione con i nervi o con l'ambiente interno dell'organismo, tali cellule conservano intatta la loro natura cancerosa come una proprietà intrinseca iscritta nel loro patrimonio ereditario. E' noto che questa < natura cancerosa > consiste essenzialmente in una proliferazione frenetica e mostruosa della materia vivente. Ora, chi determina e controlla la proliferazione cellulare è il D.N.A.; ed è questo a conservare, iscritti nelle sue strutture, i caratteri ereditari che si riprodurranno identici a se stessi, di generazione in generazione. Una delle più brillanti conquiste della chimioterapia cancerosa moderna deriva da tale nozione: le antimetaboliti, molto usate contro le leucemie, hanno per scopo di bloccare tale biosintesi degli acidi nucleinici. Esse non sono, malauguratamente, abbastanza selettive e; alla lunga, attaccano gli acidi nucleinici delle cellule normali: il che ne limita l'impiego. La droga capace di distruggere selettivamente o, per lo meno, di controllare le cellule cancerose non sarà veramente scoperta, e messa a punto, se non il giorno in cui si conosceranno con precisione le differenze di struttura tra la configurazione intima delle cellule cancerose e quella delle cellule sane. Ecco perché tale struttura costituisce oggi l'oggetto di accanite ricerche, cui concorrono tutte le tecniche di microscopia elettronica, di fisicochimica, di meccanica ondulatoria e di radiobiologia. Infine, degli appassionanti lavori attualmente in corso nei laboratori del professor Oberling, nell'Istituto GustaveRoussy, mostrano che l'entità « cellula » non è necessaria alla trasmissione del cancro: la quale può esser provocata per mezzo dell'iniezione nell'animale di acidi nucleinici purificati, estratti da gangli leucemici umani. Questa capitale scoperta non può che ravvivare l'interesse dei chimici per quel D.N.A., che, sostanza fondamentale della vita, può detenere talvolta il germe della morte. Essa vale a rafforzare la convinzione che certuni recano in sé una predisposizione al cancro: sìa sotto la forma d'un < virus » latente, molto simile a quello di cui il professor Lwoff, dell'Istituto Pasteur, ha scoperto l'esistenza nei batteri; sia sotto la forma d'una vera e propria tara cellulare, rivelantesi solo sotto l'influsso di una causa esterna favorevole, come il tabacco per il cancro polmonare o le radiazioni per certi tumori della pelle. Un grande scienziato scriveva già nel 1944: « Le frontiere che esistono tra gli studi dì eredità (le mutazioni), di sviluppo- (il cancro) e d'infezione (1 "virus") non sono che frontiere tecniche e arbitrarie; e nuove possibilità di analisi e di esperienze si faranno manifeste quando avremo imparato la parola d'ordine che ci permetterà di sorpassarle ». Sembra che questa « parola d'ordine » sia il D.N.A. e che tali frontiere debbano cadere domani sotto l'irresistibile pressione d'una nuova scienza: la flsicochimica macromolecolare. dott. Escoffier-Lambiotte Copyright di «Le Monde» e per l'Italia de «La Stampa»

Persone citate: Crick, Della Morte, Escoffier-lambiotte, Friedrich Mìescher, Mendel, Miescher, Pauling, Premio Nobel, Watson

Luoghi citati: Italia, Strasburgo