Scioperano gli autisti di tassì in Germania per chiedere il ripristino della pena capitale di Massimo Conti

Scioperano gli autisti di tassì in Germania per chiedere il ripristino della pena capitale Accesa polemica in attesa dei vota ai Portamento di Bonn Scioperano gli autisti di tassì in Germania per chiedere il ripristino della pena capitale L ' agitazione per il moltiplicarsi di sanguinosi episodi ai loro danni - Il ministro della Giustizia tra i fautori di più severe pene - In Parlamento le opinioni si bilanciano, ma per ottenere l'emendamento alla Costituzione occorrono i due terzi dei voti (Dal nostro corrispondente) Bonn, 31 gennaio. In vista dell'imminente discussione alla Camera di Bonn sulla pena di morte si è avuto in parecchie città della Germania occidentale un breve sciopero degli autisti di piazza ohe sono tra i più convinti fautori della pena capitale. La sospen- sione del lavoro ha avuto piti che altro carattere simbolico.essendo durata appena un quarto d'ora; ma ciò nonostante essa è sufficiente a richiamare l'attenzione del pubblico sul problema. Più volte in passato gli autisti di piazza tedeschi manifestarono per il ripristino della pena capitale, ed anche ora lo spunto per lo sciopero è stato dato da un fosco episodio, l'assassinio di un autista di Monaco soppresso tempo addietro da rapinatori. I tassisti tedeschi, per la loro professione si sentono particolarmente esposti a questo genere di crimini e le cronache degli ultimi tempi sembrano dar loro ragione: il numero dei tassisti rapinati e poi soppressi in Germania è in costante aumento. Ad un certo punto, si era anzi parlato di concedere agli autisti di piazza il porto d'armi e si erano invocati, nei momenti di recrudescenza dei delitti provvedimenti per tutelare la loro sicurezza, quale per esempio la costruzione di automobili simili a quelle in uso a Londra che rendono oltremodo difficili le imprese dei rapinatori. A Monaco, dove più Ire qucnti sono i delitti di questo genere, hanno preso a circolare da tempo tassì con speciali congegni di sicurezza: in caso di aggressione, l'autista preme un pulsante facendo riempire di gas lacrimogeno la parte posteriore della macchina dove siedo il passeggero, che è completamente isolata dalla cabina di guida. Ma anche questo metodo ò servito a ben poco. Gli autisti sono persuasi che l'unico sistema pe- far diminuire i crimini ai loro danni sia la pe na capitale: in questa maniera essi hanno portato nuovi elementi alla interminabile polemica sulla pena di morte che dovrà concludersi nei primi giorni di febbraio, con un dibattito al Parlamento di Bonn. Della pena di morte abolita dalla nuova Costituzione tedesca si parta ormai da nove anni. Dopo due falliti tentativi di reintrodurre in Germania la pena capitale (nel 1950 e nel 195H) ♦ fautori di più severe pene, fra i quali in prima linea il ministro della Giustizia Schàffer, hanno presentato al Bundestag una nuova petizione in questo senso. L'art. 102 della Costituzione federale dice: « La pena di morte viene abolita>; ora Schdffer, che è occupato a preparare una grande riforma giudiziaria, vorrebbe che si. aggiungesse sfatta ^erezione per i delitti omicidio». Per ottenere Veìmendamento, il ministro te \ desco della Giustizia ha biso- gno di una maggioranza parlamentare di due terzi, ma non tutti « deputati del partito democristiano in cut egli milita sembrano d'accordo con lui. Anche negli altri partiti, il liberale ex il socialdemocratico, i fautori della pena capitale si equivalgono, come forze, agli oppositori. Schdffer ha certamente le sue ragioni, ma anche gli avversari nov ne hanno di meno valide. L'argomento più solido di questi ultimi è che la abolizione della pena capitale in diversi Paesi non ha affatto incoraggiato la delinquenza e le statistiche lo dimostrerebbero. Valga per tutti l'esempio degli Stati dell'America del Nord. Negli Stati d'America dove vige la pena capitale, la percentuale degli omicidi su ogni centomila abitanti è stata, lo scorso anno, dell'1,49; in quelli dove la pena è stata da tempo abolita, dello 0,51. Per quanto riguarda la Repubblica federale (non parliamo della Germania Est dove la pena di morte è stata mantenuta dal regime comunista soprattutto per i più gravi delitti politici) si sono registrati nel 1950 centotrentasei omicidi, nel 1957 gli omicidi sono stati poco più di centoventi. Ne consegue che l'abolizione della pena di morte in Germania non ha alimentato la delinquenza, anche se si sono avuti negli ultimi anni delitti di eccezionale gravità Né è dimostrato che i crimini siano in aumento negli altri Paesi dove la pena capitale è stata definitixiimente abolita: l'Italia, la Svezia, la Norvegia, la Finlandia, l'Austria, la Svizzera, la Danimarca, l'Olanda, il Belgio, tanto per portare degli esempi. Fra gli argomenti presi a sostegno dei fautori della pena di morte, ve ne e uno che è parso piuttosto discutibile, basato anch'esso sulle rtatistiche. Un'indagine condotta fra l'opinione pubblico avrebbe rivelato che oltre la metà dei te¬ deschi — esattamente il 55% — vorrebbe nuovamente il boia e la ghigliottina; ma fino a che punto, ci si è chiesto, il Parlamento deve tener conto degli stati d'animo della massa? Carlo Schmidt, uno fra i più brillanti deputati della socialdemocrazia è il primo a credere che -i legislatori non debbano farsi influenzare dalle ondate emotive (che opinioni non sono) della massa, impressionata magari da qualche singolo episodio. Con un paradosso, Carlo Schmidt ha detto: « Se trecento anni or sono si fosse condotta un'inchiesta fra J'opinione pubblica sulla a i i 11111111111111r11 ) m 1111[1111111111i11 m t [ 1111f111 ri i ■ convenienza o meno di bruciare le streghe, oggi probabilmente sullt nostre piazze vedremmo ancora fumare i roghi del Medioevo ». Massimo Conti

Persone citate: Carlo Schmidt