I "gruppi d'assalto" peronisti bombe a Buenos Aires

I "gruppi d'assalto" peronisti bombe a Buenos Aires I "gruppi d'assalto" peronisti bombe a Buenos Aires Pochi danni e nessuna vittima - Il governo controlla la situazione: i sindacati comunisti e democratici hanno revocato lo sciopero - L'agitazione è costata finora 90 miliardi di lire Buenos Aires, 21 gennaio. Il governo argentinp ha oggi accentuato il suo controllo della situazione facendo affluire truppe a Buenos Aires dalle province di Corrientes e de Entrerios. Una marcia che doveva essere effettuata da 2000 operai verso )ì centro della capitale è stata bloccata dalla polizia che ha lanciato bombe lacrimogene disperdendo i dimostranti. Per parare la minaccia di penuria di carburante, Il go-. verno ha mobilitato tutto il personale delle società petrolifere pubbliche e private. Reparti di fanteria di Marina hanno occupato le raffinerie di La Piata che sono state dichiarate zona militare. Le banche, gli impiegati del commercio, i telefoni ed altri servizi hanno ripreso a funzionare e sono di nuovo usciti i giornali, tranne il comunista La hora, di cui sono state vietate le pubblicazioni. Anche i portuali riprenderanno domani il lavoro. Tutte le sedi comuniste e peroniste nel Paese, come anche le sedi di molte unioni sindacali, sono state chiuse e 1 loro dirigenti (un'ottantina, tra cui il peronista Cardozo) sono in arresto. Quindici capi comunisti e peronisti sono stati inviati in prigioni militari nella Patagonia. La tensione permane sensibile nella periferia di Buenos Aires, dove certe arterie sono chiuse al traffico. Si sono verificate un centinaio di esplosioni e gli osservatori ritengono che i gruppi d'assalto peronisti siano nuovamente entrati in azione. Gli attentati dinamitardi non hanno però causato danni gravi. Negli ambienti operai si parla della presentazione al governo, da parte delle maggiori unioni sindacali, di una « lista minima » di esigenze. Da parte governativa si mantiene il massimo riserbo. La prova di forza continua, ma la situazione è nettamente migliorata a favore del governo. Lo sciopero non è più generale: stamane i sindacati peronisti hanno deciso di proseguire ad oltranza l'agitazione, ma gli altri 32 sindacati democratici ed i 19 filocomunisti hanno votato ieri sera per 11 ritorno al lavoro. Secondo le prime valutazioni, lo sciopero è già costato 10 miliardi di pesos (85 miliardi di lire) alle industrie private. 250 milioni al monopolio statale dei petroli. 82 milioni agli' impianti frigoriferi nazionalizzati, la cui occupazione è stata all'origine del conflitto, e un centinaio di milioni di pesos all'impresa del trasporti della città di Buenos Aires.

Persone citate: Cardozo

Luoghi citati: Buenos Aires